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Legittimazione all’impugnazione: Sequestro e Società

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di un’amministratrice di diritto e un amministratore di fatto contro un sequestro preventivo per frode fiscale. La sentenza chiarisce i limiti della legittimazione all’impugnazione: l’amministratore di fatto non ha titolo per ricorrere, mentre la legale rappresentante non può agire per il compendio aziendale senza procura speciale, specie in presenza di un amministratore giudiziario. La Corte ha inoltre confermato la sussistenza del ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di reiterazione del reato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione all’Impugnazione: Chi Può Contestare il Sequestro dei Beni Societari?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30026/2025, offre importanti chiarimenti su un tema cruciale della procedura penale: la legittimazione all’impugnazione di un sequestro preventivo disposto sui beni di una società. Il caso, relativo a un’ipotesi di frode fiscale, ha permesso ai giudici di delineare con precisione chi ha il diritto di opporsi a una misura cautelare reale e a quali condizioni, distinguendo nettamente le posizioni del legale rappresentante e dell’amministratore di fatto.

Il Caso: Sequestro Preventivo e la Tesi Difensiva

La vicenda nasce da un’indagine per frode fiscale a carico di due persone: la prima, quale amministratore di diritto di una società (la “Società Operativa”), e il secondo, quale amministratore di fatto sia della stessa che di una seconda società (la “Società Cartiera”). Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo delle quote e del compendio aziendale della Società Operativa per impedire la prosecuzione dell’attività illecita.

Il Tribunale del riesame, confermando la misura, rigettava l’appello degli indagati. Questi ultimi proponevano quindi ricorso per Cassazione, sostenendo principalmente la mancanza del periculum in mora, ovvero del pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità dei beni potesse aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di nuovi illeciti.

Legittimazione all’Impugnazione: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, non tanto entrando nel merito della sussistenza del periculum, quanto soffermandosi su un profilo preliminare: la carenza di legittimazione all’impugnazione in capo a entrambi i ricorrenti, seppur per ragioni diverse.

La Posizione della Legale Rappresentante

Per quanto riguarda la legale rappresentante della Società Operativa, la Corte ha operato una distinzione fondamentale. Come indagata e titolare delle quote sociali, ella aveva pieno diritto di impugnare il sequestro che colpiva direttamente le sue partecipazioni. Tuttavia, la sua legittimazione non si estendeva al sequestro del compendio aziendale. I giudici hanno affermato che per impugnare a nome della società è necessario il conferimento di una procura speciale al difensore. In sua assenza, e soprattutto in presenza di un amministratore giudiziario nominato proprio per gestire i beni sequestrati, il legale rappresentante non ha il potere di agire in proprio per la restituzione dei beni dell’ente.

Il Ruolo dell’Amministratore di Fatto

La posizione dell’amministratore di fatto è stata ritenuta ancora più debole. La Corte ha stabilito che, per poter impugnare una misura cautelare reale, un soggetto deve avere un titolo giuridico che, in caso di accoglimento del ricorso, gli dia diritto alla restituzione del bene. L’amministratore di fatto, non essendo proprietario né titolare di alcun diritto reale sui beni societari (quote o compendio aziendale), manca di questo presupposto essenziale. La sua qualifica di gestore di fatto non gli conferisce alcun diritto alla restituzione e, di conseguenza, nessuna legittimazione a contestare il sequestro.

L’Analisi del Periculum in Mora nel Merito

Pur avendo dichiarato i ricorsi inammissibili per ragioni procedurali, la Corte ha comunque affrontato, seppur brevemente, le censure relative al merito. Ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse correttamente motivato la sussistenza del periculum in mora. Il rischio di reiterazione del reato era concreto, attuale ed elevato, data la struttura fraudolenta creata attraverso le due società (una operativa e una ‘cartiera’). Secondo la Corte, la libera disponibilità della società operativa avrebbe potuto facilmente facilitare la consumazione di ulteriori reati fiscali, anche con modalità diverse da quelle originariamente contestate.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza si fondano su principi giurisprudenziali consolidati. Primo, il diritto a impugnare un sequestro spetta solo a chi ha un interesse concreto e attuale alla restituzione del bene. Secondo, l’interesse della società è distinto da quello del socio o dell’amministratore. Per agire nell’interesse dell’ente, è necessario un mandato specifico (procura speciale), soprattutto quando la gestione è stata affidata a un amministratore giudiziario. Terzo, la qualifica di ‘amministratore di fatto’ è irrilevante ai fini della legittimazione processuale, poiché non crea un titolo giuridico sui beni di proprietà della società.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, le forme e i ruoli hanno un’importanza sostanziale. La legittimazione all’impugnazione non è un mero formalismo, ma la garanzia che a contestare un provvedimento sia un soggetto che ha un interesse diretto e qualificato. La sentenza chiarisce che l’amministratore di una società, sia esso di diritto o di fatto, non può confondere il proprio interesse personale con quello dell’ente che gestisce, specialmente quando un provvedimento giudiziario ha già affidato ad altri (l’amministratore giudiziario) la tutela del patrimonio sociale.

Chi ha la legittimazione all’impugnazione contro un sequestro preventivo dei beni di una società?
La legittimazione spetta al proprietario della cosa, ai titolari di un diritto reale di godimento o di garanzia sul bene, e a chi ne abbia il possesso o la detenzione qualificata. L’indagato, legale rappresentante, può impugnare per i beni di sua proprietà (es. le quote sociali), ma per agire nell’interesse della società e chiederne la restituzione del compendio aziendale, è necessaria una procura speciale al difensore.

L’amministratore di fatto di una società può impugnare il sequestro dei beni societari?
No. Secondo la sentenza, l’amministratore di fatto non ha la legittimazione all’impugnazione perché non è titolare di alcun diritto sui beni della società. Di conseguenza, in caso di annullamento del sequestro, non avrebbe alcun titolo per ottenerne la restituzione.

La nomina di un amministratore giudiziario influisce sulla legittimazione del legale rappresentante a impugnare il sequestro?
Sì. La presenza di un amministratore giudiziario, nominato per gestire i beni sequestrati, priva di fatto il legale rappresentante della legittimazione ad agire per la restituzione del compendio aziendale, poiché tale compito spetta all’amministratore giudiziario stesso. La restituzione avverrebbe in favore di quest’ultimo e non del precedente amministratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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