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Legittima Difesa: quando la reazione è sproporzionata

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per lesioni aggravate, escludendo la scriminante della legittima difesa. L’imputato aveva accoltellato un uomo che, per impedirgli l’accesso a un’abitazione, aveva brandito un bastone. La Corte ha ritenuto la reazione con il coltello palesemente sproporzionata e non necessaria, dato che l’imputato avrebbe potuto semplicemente allontanarsi per evitare il pericolo.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa: La Cassazione chiarisce i limiti della reazione

La Legittima Difesa è un istituto giuridico fondamentale nel nostro ordinamento, ma la sua applicazione è soggetta a requisiti stringenti, in particolare quello della proporzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37114/2025) offre un’analisi dettagliata di un caso in cui la reazione a una presunta minaccia è stata giudicata eccessiva, escludendo così l’applicazione della scriminante. Analizziamo i fatti e le conclusioni dei giudici supremi.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine una sera di dicembre, quando un uomo si reca presso l’abitazione dove si trovava la sua ex compagna, ospite di un amico. Al vedersi negato l’accesso al cortile dall’uomo che lo ospitava, l’individuo assume un comportamento aggressivo. Per difendersi e contenere l’aggressività, il padrone di casa raccoglie da terra un bastone e lo brandisce.

A questo punto, la situazione degenera: l’aggressore estrae un coltello a serramanico e sferra diversi fendenti contro la vittima, colpendola alle braccia e alla schiena. Le ferite provocate causeranno alla vittima un’incapacità di attendere alle normali occupazioni per più di quaranta giorni. L’aggressore si è poi allontanato, inseguito dalla vittima che ha colpito con il bastone il lunotto della sua auto.

Condannato in primo grado e in appello per lesioni personali aggravate (derubricando l’originaria imputazione di tentato omicidio), l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver agito per Legittima Difesa.

L’Analisi della Corte sulla Legittima Difesa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo i motivi infondati e in parte inammissibili. La difesa dell’imputato si basava sull’idea che la sua reazione fosse giustificata, in quanto la vittima lo avrebbe colpito per prima con il bastone. I giudici supremi, tuttavia, hanno confermato la ricostruzione dei giudici di merito, basata anche su testimonianze oculari, secondo cui era stato l’imputato il primo ad assumere un contegno aggressivo.

Il Principio di Proporzione nella Legittima Difesa

Il punto centrale della decisione riguarda la mancanza del requisito della proporzione. La Corte ha stabilito che la reazione dell’imputato è stata palesemente sproporzionata. L’uso di un’arma bianca ad alto potenziale lesivo, come un coltello a serramanico, contro una persona che si limita a brandire un bastone a scopo difensivo e dissuasivo, non può essere considerato una difesa equilibrata.

I giudici hanno chiarito che il contegno della vittima, che si era munita di un bastone, era di carattere “autoprotettivo” e non offensivo, e ciò era chiaramente percepibile dall’imputato. L’impiego di un coltello, con cui sono stati sferrati colpi multipli, ha superato ogni necessità difensiva.

L’Assenza di Necessità e la Condotta Alternativa

Un altro elemento cruciale è l’assenza del requisito della necessità. La Corte ha sottolineato come l’imputato si trovasse nella “perfetta condizione di sottrarsi al preteso pericolo semplicemente desistendo dal violare l’altrui proprietà e allontanandosi”. In altre parole, esistevano alternative concrete e immediatamente disponibili (come andarsene) rispetto alla condotta violenta intrapresa. Se si può evitare il pericolo senza reagire, la reazione non è necessaria e, di conseguenza, la Legittima Difesa non è applicabile. La scriminante non può essere invocata da chi ha volontariamente creato la situazione di pericolo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono radicate in principi consolidati. In primo luogo, il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, volto a ottenere una nuova valutazione delle prove. La ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado è stata ritenuta logica e coerente con le prove raccolte, incluse le testimonianze.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che per l’applicazione della Legittima Difesa, anche solo putativa (cioè erroneamente supposta), è indispensabile la presenza di una situazione di pericolo attuale di un’offesa ingiusta. In questo caso, l’imputato non solo non si trovava in tale situazione, ma l’aveva egli stesso provocata con il suo comportamento aggressivo. La reazione è stata giudicata non solo sproporzionata ma anche non necessaria, data la palese possibilità di allontanarsi e porre fine al confronto.

Infine, anche gli altri motivi di ricorso, relativi all’aggravante della durata della malattia e alla recidiva, sono stati respinti. La Corte ha ritenuto che la valutazione della gravità delle lesioni fosse supportata da prove concrete (certificazioni mediche) e che la recidiva fosse stata correttamente applicata come sintomo di una maggiore pericolosità sociale dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza i paletti entro cui deve muoversi l’istituto della Legittima Difesa. La difesa è legittima solo se necessaria e proporzionata all’offesa. Non è possibile invocare la scriminante quando si reagisce in modo eccessivo a una minaccia percepita, soprattutto se si ha la possibilità di evitare il pericolo con una condotta alternativa e non violenta, come il semplice allontanamento. La decisione sottolinea che il diritto alla difesa non può mai trasformarsi in una licenza per una reazione violenta e incontrollata.

Quando una reazione può essere considerata sproporzionata ai fini della legittima difesa?
Una reazione è sproporzionata quando vi è un’evidente mancanza di equilibrio tra i mezzi usati per difendersi e quelli usati per l’offesa. Nel caso specifico, l’uso di un coltello contro chi brandisce un bastone a scopo meramente dissuasivo è stato ritenuto sproporzionato.

La possibilità di fuggire o allontanarsi esclude la legittima difesa?
Sì. La sentenza chiarisce che se una persona ha la concreta e immediata possibilità di sottrarsi a un presunto pericolo senza reagire (ad esempio, allontanandosi), la reazione violenta non è “necessaria”. L’esistenza di alternative non pericolose esclude l’applicazione della scriminante della legittima difesa.

Come viene valutata la recidiva dal giudice?
La recidiva non viene applicata automaticamente. Il giudice deve verificare in concreto se la reiterazione del reato sia un sintomo effettivo di una maggiore riprovevolezza della condotta e di una pericolosità sociale dell’autore. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la nuova condotta delittuosa, posta in relazione con i precedenti penali, giustificasse il riconoscimento dell’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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