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Legittima difesa in rissa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che invocava la legittima difesa a seguito di una condanna per un’aggressione reciproca. I giudici hanno ribadito che la legittima difesa è generalmente esclusa nelle risse, poiché i contendenti accettano volontariamente la situazione di pericolo. Non è stato ravvisato il ‘caso eccezionale’ di un’offesa imprevedibile e sproporzionata che avrebbe potuto giustificare l’esimente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa in una Rissa: Quando Non si Applica? La Sentenza della Cassazione

La legittima difesa è uno dei principi cardine del nostro ordinamento penale, ma la sua applicazione non è automatica e presenta limiti ben precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13976/2025) torna a fare chiarezza su un punto cruciale: l’invocabilità di questa esimente nel contesto di una rissa o di un’aggressione reciproca. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere come la giurisprudenza interpreti la volontà dei soggetti coinvolti in uno scontro.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Genova. L’imputato, condannato nei precedenti gradi di giudizio, sosteneva di aver agito per legittima difesa nel corso di un alterco. La sua tesi difensiva si basava sulla necessità di reagire a un’aggressione subita. Tuttavia, il contesto fattuale era quello di uno scontro in cui entrambe le parti avevano manifestato un intento ostile, accettando di fatto il confronto fisico.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Legittima Difesa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’orientamento consolidato in materia. I giudici hanno rigettato la tesi difensiva, spiegando perché, nella maggior parte dei casi di scontro reciproco, la legittima difesa non possa trovare applicazione.

L’Esclusione della Legittima Difesa nelle Risse

Il principio fondamentale richiamato dalla Corte è che i partecipanti a una rissa o a uno scontro fisico volontario sono animati da un “intento reciproco di offendersi”. In una situazione del genere, i soggetti accettano la situazione di pericolo e vi si pongono volontariamente. Di conseguenza, viene a mancare il requisito della “necessità” della difesa, che è un presupposto indispensabile per il riconoscimento dell’esimente. Chi accetta la sfida o la contesa non può, in un secondo momento, affermare di essersi semplicemente difeso da un’aggressione ingiusta, perché ha contribuito a crearla.

L’Eccezione Non Applicabile al Caso di Specie

La giurisprudenza ammette un’eccezione a questa regola generale: il cosiddetto “caso eccezionale”. La legittima difesa potrebbe essere riconosciuta se uno dei contendenti subisce un’azione del tutto imprevedibile, sproporzionata e diversa da quella che poteva aspettarsi. Si tratterebbe di un’offesa talmente più grave e autonoma da rompere lo schema dello scontro accettato, configurando un’aggressione nuova e ingiusta. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che non sussistessero gli estremi di tale eccezionalità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica giuridica stringente. L’ordinanza sottolinea che la difesa, per essere ‘necessitata’, deve nascere da una situazione di pericolo non volontariamente causata. Quando due o più persone decidono di offendersi a vicenda, ciascuna accetta il rischio che l’altra reagisca. In questo scenario, non si può parlare di una vittima che si difende da un aggressore, ma di due soggetti che agiscono entrambi al di fuori della legalità. La Corte ha quindi concluso che, non ravvisando un’azione imprevedibile e sproporzionata da parte dell’altro contendente, il ricorrente non poteva beneficiare dell’esimente della legittima difesa. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende è la diretta conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa ribadisce con fermezza che partecipare a una rissa non è mai una scelta priva di conseguenze legali. L’idea di poter ingaggiare uno scontro fisico per poi invocare la legittima difesa è, salvo rarissime eccezioni, giuridicamente infondata. La sentenza serve da monito: la giustificazione della difesa personale è riservata a chi subisce un’aggressione ingiusta e inaspettata, non a chi sceglie di partecipare attivamente a una situazione di violenza. Pertanto, chi si trova coinvolto in un alterco dovrebbe sempre cercare di allontanarsi dalla situazione di pericolo, anziché alimentarla, per non precludersi ogni possibilità di tutela legale.

È possibile invocare la legittima difesa durante una rissa o un’aggressione reciproca?
No, di regola la Corte di Cassazione esclude la legittima difesa in contesti di aggressione reciproca, poiché i partecipanti accettano volontariamente la situazione di pericolo e manca il requisito della “difesa necessitata”.

Esiste un’eccezione che consente di riconoscere la legittima difesa in una rissa?
Sì, esiste un “caso eccezionale”. Questo si verifica quando uno dei partecipanti subisce un’azione assolutamente imprevedibile e sproporzionata, che costituisce un’offesa nuova, autonoma e più grave di quella accettata.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte. Il provvedimento impugnato diventa definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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