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Legittima difesa: esclusa se si accetta la sfida

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per lesioni e minaccia. La Corte ha confermato che non si può invocare la legittima difesa quando si contribuisce a creare la situazione di pericolo o si accetta una sfida, mancando il requisito della necessità di difendersi.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa: Quando Non è Possibile Invocarla? Il Caso della Sfida Accettata

La legittima difesa è un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, che permette a un cittadino di difendersi da un’aggressione ingiusta. Tuttavia, i suoi confini non sono illimitati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 3441/2024) ha ribadito con forza un punto cruciale: chi accetta una sfida o contribuisce a creare una situazione di pericolo non può invocare questa scriminante. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per lesioni personali aggravate e minaccia emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di un violento pestaggio ai danni della persona offesa, scaturito da futili motivi. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’aggressione era stata unilaterale e non una semplice colluttazione, come invece sostenuto dalla difesa.

L’Appello e i Motivi del Ricorso: la Questione della Legittima Difesa

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa principalmente su due argomenti:

1. Errata valutazione delle prove e legittima difesa: La difesa sosteneva che i giudici avessero erroneamente interpretato le testimonianze, che a loro dire descrivevano una colluttazione e non un’aggressione. Di conseguenza, l’imputato avrebbe agito per legittima difesa.
2. Eccesso colposo: In subordine, si chiedeva il riconoscimento dell’eccesso colposo, sostenendo che, pur ammettendo una reazione, questa fosse stata sproporzionata per errore e non per volontà.

Il ricorso lamentava anche una presunta errata valutazione delle prove per il reato di minaccia e un ingiusto bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna. Gli Ermellini hanno sottolineato che il ricorso non presentava vizi di legittimità, ma mirava a ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello logica, coerente e priva di contraddizioni.

Le Motivazioni: Perché la Legittima Difesa è stata Esclusa

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha smontato la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile i principi che regolano l’applicazione della legittima difesa.

In primo luogo, la scriminante non è applicabile a chi reagisce a una situazione di pericolo alla cui determinazione ha egli stesso contribuito. Se una persona innesca o accetta una sfida, un duello o una spedizione punitiva, non sta agendo per difendersi, ma sta partecipando volontariamente a uno scontro. In questo contesto, viene a mancare il requisito fondamentale della “necessità” di difendersi da un’offesa “ingiusta”.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito l’importanza del cosiddetto commodus discessus, ovvero la possibilità di allontanarsi dal luogo del pericolo senza pregiudizio e senza disonore. Nel caso di specie, l’imputato avrebbe potuto allontanarsi invece di aggredire la persona offesa. La scelta di affrontare lo scontro, anziché evitarlo, è un elemento che esclude la configurabilità della legittima difesa.

Infine, la Corte ha specificato che l’eccesso colposo presuppone l’esistenza delle condizioni di base per la legittima difesa. Se queste condizioni mancano del tutto, come nel caso in esame, non si può nemmeno parlare di eccesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione è un monito importante: la legittima difesa non è un lasciapassare per la violenza. È una causa di giustificazione che tutela chi è costretto a reagire a un’aggressione inevitabile e attuale. Chi sceglie la via dello scontro, accetta una sfida o contribuisce a creare il pericolo, non può poi pretendere di essere scusato invocando il diritto a difendersi. La sentenza riafferma che la valutazione dei fatti e della credibilità dei testimoni è di competenza dei giudici di merito, e la Cassazione può intervenire solo in caso di palesi illogicità nella motivazione, non per offrire una diversa ricostruzione dei fatti.

È possibile invocare la legittima difesa se si è partecipato a creare la situazione di pericolo?
No. La sentenza chiarisce che non può invocare la scriminante della legittima difesa chi reagisce a una situazione di pericolo alla cui determinazione ha egli stesso concorso, ad esempio innescando o accettando una sfida.

Cosa si intende per ‘commodus discessus’ e perché è rilevante per la legittima difesa?
Il ‘commodus discessus’ è la possibilità di allontanarsi da una situazione di pericolo senza disonore o pregiudizio. È rilevante perché, secondo la Corte, se una persona ha questa possibilità ma sceglie invece di aggredire, viene meno il requisito della necessità della difesa, escludendo l’applicazione della legittima difesa.

Il ricorso in Cassazione può servire a riesaminare le prove e la credibilità dei testimoni?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivedere il giudizio di merito o di valutare nuovamente gli elementi di fatto e le prove. Il suo sindacato è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge e della struttura logica della motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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