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Legittima difesa: esclusa in un regolamento di conti

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio, escludendo la scriminante della legittima difesa. Il caso riguarda una sparatoria avvenuta nel parcheggio di un ristorante, nata da un incontro per questioni di droga. L’imputato sosteneva di essere stato vittima di un agguato, ma per la Corte, presentandosi armato a un ‘appuntamento pericoloso’, aveva volontariamente accettato il rischio di un conflitto a fuoco. Questa accettazione del pericolo è incompatibile con il requisito della ‘necessità’ di difendersi, che è fondamentale per l’applicazione della legittima difesa.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa: Quando la Partecipazione a un ‘Appuntamento Pericoloso’ la Esclude

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21577 del 2024, torna a pronunciarsi sui confini della legittima difesa, stabilendo un principio chiaro: chi accetta volontariamente di partecipare a un incontro potenzialmente violento e si presenta armato, non può invocare questa scriminante. La decisione si fonda sull’idea che l’accettazione del rischio di uno scontro è incompatibile con la ‘necessità’ di difendersi, elemento cardine dell’art. 52 del codice penale.

I Fatti: una Sparatoria nel Parcheggio

Il caso ha origine da un tragico evento avvenuto nel parcheggio di un ristorante. Tre individui si erano dati appuntamento per discutere di questioni legate al traffico di stupefacenti. La situazione è rapidamente degenerata in una sparatoria. Due persone, arrivate insieme, hanno affrontato un terzo uomo che li attendeva nella sua auto. Ne è seguito un conflitto a fuoco che ha portato alla morte di uno degli aggressori e al ferimento degli altri due. L’uomo sopravvissuto all’agguato, autore del colpo mortale, è stato condannato per omicidio, mentre il suo complice per tentato omicidio. La difesa dell’omicida ha sempre sostenuto la tesi dell’agguato, affermando che la sua reazione fosse giustificata dalla necessità di difendersi.

La Tesi Difensiva: un Agguato, non un Duello

L’imputato, attraverso i suoi legali, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando che i giudici di merito avessero erroneamente inquadrato l’episodio come un ‘regolamento di conti’ invece che come un vero e proprio agguato. Secondo la difesa, l’imputato si sarebbe trovato in una situazione di inferiorità numerica e la sua reazione armata sarebbe stata l’unica opzione possibile per salvarsi la vita, specialmente dopo che il suo avversario aveva sparato il primo colpo. La difesa ha sottolineato che l’imputato non aveva intenzione di partecipare a uno scontro, ma era stato costretto a reagire a un’aggressione ingiusta e imprevedibile.

L’Analisi della Corte sulla Legittima Difesa

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi approfondita dei presupposti della legittima difesa. I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: la scriminante non è applicabile quando il soggetto ha volontariamente creato o accettato la situazione di pericolo.

L’accettazione del rischio come elemento chiave

Il punto centrale della motivazione risiede nel concetto di ‘accettazione del rischio’. Secondo la Corte, chi decide di partecipare a un ‘incontro chiarificatore’ o a un ‘regolamento di conti’ legato ad attività illecite, presentandosi armato, si pone volontariamente in una situazione di pericolo. In questo contesto, l’eventuale conflitto a fuoco non è un evento imprevedibile, ma una possibile e concreta degenerazione dell’incontro stesso. L’agente non è ‘costretto’ a difendersi, ma ha liberamente scelto di affrontare una situazione conflittuale, accettandone le conseguenze.

La distinzione tra scontro preordinato e aggressione improvvisa

La Corte distingue nettamente questa ipotesi da quella in cui una persona, pur trovandosi in un contesto illecito, subisce un’aggressione del tutto imprevedibile e slegata da esso (ad esempio, uno spacciatore che viene rapinato da terzi). Nel caso di specie, invece, il pericolo è sorto direttamente dall’interazione conflittuale che l’imputato aveva accettato di avere con le sue controparti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sulla formulazione stessa dell’art. 52 c.p., che richiede che l’agente sia ‘costretto dalla necessità di difendere’. Questa ‘costrizione’ manca quando una persona, pur reagendo a un’offesa ingiusta, ha deliberatamente creato o accettato l’alternativa conflittuale. Partecipare a una sorta di duello o sfida armata esclude in radice la possibilità di agire per scopo puramente difensivo. Anche se la controparte ha sparato per prima, la reazione non può essere considerata ‘necessitata’ perché l’imputato aveva già messo in conto l’uso delle armi, tanto da avere la pistola pronta all’uso. La rapidità della sua reazione è stata interpretata non come un atto difensivo istintivo, ma come l’attuazione di un piano offensivo pre-programmato, innescato dalla condotta altrui.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma che la legittima difesa non è uno scudo per chi sceglie di risolvere le controversie, anche se originate in contesti illeciti, attraverso la violenza. L’accettazione volontaria di una situazione di pericolo, come un incontro armato per un regolamento di conti, preclude la possibilità di invocare la scriminante. La legge tutela chi subisce un’aggressione ingiusta e inevitabile, non chi contribuisce a creare le premesse per uno scontro violento.

È possibile invocare la legittima difesa se si partecipa volontariamente a un incontro pericoloso armati?
No. Secondo la Corte di Cassazione, chi accetta di partecipare a un incontro che sa essere pericoloso (come un ‘regolamento di conti’) e si presenta armato, accetta volontariamente la situazione di pericolo. Questa accettazione del rischio è incompatibile con il requisito della ‘necessità’ richiesto per la legittima difesa, poiché la persona non è ‘costretta’ a difendersi, ma ha scelto di affrontare una situazione conflittuale.

Chi ha sparato per primo è un elemento decisivo per il riconoscimento della legittima difesa in un conflitto accettato da entrambe le parti?
No, non è decisivo. La Corte ha chiarito che, anche se la controparte spara per prima, la legittima difesa non è automaticamente riconosciuta se l’imputato aveva già accettato il rischio dello scontro armato. La sua reazione, in questo contesto, viene vista non come una difesa necessaria, ma come parte di un conflitto violento a cui ha scelto di partecipare.

Perché la Corte ha negato le circostanze attenuanti generiche nonostante l’imputato fosse incensurato?
La Corte ha ritenuto che lo stato di incensuratezza non fosse sufficiente a giustificare la concessione delle attenuanti generiche, a fronte di altri elementi negativi. In particolare, ha considerato la gravità del reato, il contesto criminale in cui è maturato, la condotta successiva dell’imputato (che inizialmente è fuggito all’estero), la parzialità delle sue ammissioni e l’inadeguatezza dell’offerta di risarcimento, ritenuta non sintomatica di un’effettiva resipiscenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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