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Legittima difesa e terzo innocente: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di tentato omicidio in cui l’imputato, agendo per legittima difesa contro un’aggressione armata, ha investito per errore un familiare innocente. La Corte ha confermato l’assoluzione decisa in appello, ritenendo che la scriminante della legittima difesa si estenda anche all’offesa recata a un terzo, a causa di un errore nell’esecuzione (aberratio ictus). I ricorsi del Procuratore Generale e della parte civile sono stati dichiarati inammissibili perché miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa: Cosa Succede se si Colpisce la Persona Sbagliata?

La legittima difesa è uno dei principi cardine del nostro ordinamento penale, ma la sua applicazione può diventare complessa in situazioni intricate, come quelle che emergono da contesti familiari violenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, chiarendo come la scriminante della legittima difesa possa operare anche quando, per un tragico errore, la reazione difensiva colpisce una persona innocente anziché l’aggressore. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un violento alterco familiare. Un giovane, nel tentativo di proteggere sé stesso e il proprio padre dall’aggressione armata dello zio (che aveva esploso dei colpi di pistola), si mette alla guida di un’autovettura con l’intento di fermare l’azione violenta di quest’ultimo. Nella concitazione del momento, però, finisce per investire la propria nonna, causandole lesioni significative. Inizialmente, al giovane viene contestato il reato di tentato omicidio aggravato.

Il Percorso Giudiziario: da Tentato Omicidio ad Assoluzione

Il giudizio di primo grado si conclude con una condanna. Tuttavia, la Corte di Appello ribalta completamente la decisione, assolvendo l’imputato con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.
I giudici di secondo grado, ricostruendo i fatti, hanno ritenuto sussistente la causa di giustificazione della legittima difesa. Hanno stabilito che l’imputato aveva agito non con l’intento di uccidere, ma con l’unica finalità di interrompere un pericolo attuale e concreto rappresentato dalla condotta violenta e armata dello zio. L’aver colpito la nonna anziché l’aggressore è stato inquadrato nell’ipotesi dell’ aberratio ictus (art. 82 c.p.), ovvero un errore nell’esecuzione che non impedisce l’applicazione della scriminante.

L’Applicazione della Legittima Difesa nel Contesto dell’Aberratio Ictus

Contro la sentenza di assoluzione, il Procuratore Generale e la parte civile (la nonna) hanno proposto ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e l’errata applicazione della legge penale. La Suprema Corte, però, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La Cassazione ha sottolineato che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove e offrire una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito. Il ricorso in Cassazione può censurare solo vizi di logica manifesta o violazioni di legge, non una ricostruzione dei fatti ritenuta semplicemente non condivisibile.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha confermato la correttezza del ragionamento giuridico seguito dalla Corte di Appello. In particolare, ha stabilito che la scriminante della legittima difesa può essere riconosciuta anche quando la reazione difensiva colpisce per errore un soggetto terzo. Se l’azione è originariamente giustificata dalla necessità di difendersi da un’offesa ingiusta, l’errore nell’esecuzione non trasforma l’azione in un reato. In altre parole, se l’imputato aveva il diritto di difendersi dall’aggressione dello zio, e in questo tentativo ha accidentalmente colpito la nonna, la sua condotta resta scriminata. L’offesa ingiusta che legittima la reazione è quella dell’aggressore originario, e la difesa è diretta a neutralizzare quel pericolo. Il fatto che a subirne le conseguenze sia un terzo non fa venir meno la causa di giustificazione. La Corte ha inoltre respinto la tesi delle “aggressioni reciproche”, poiché l’imputato non ha preso parte attiva alla contesa iniziale, ma è intervenuto solo a seguito dell’azione sproporzionata e imprevedibile dello zio (l’uso dell’arma da fuoco).

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della legittima difesa deve concentrarsi sulla situazione di pericolo che l’ha originata. L’estensione della scriminante anche ai casi di aberratio ictus garantisce che chi agisce per la necessità di difendersi da un’aggressione ingiusta non sia punito per le conseguenze di un errore incolpevole nell’esecuzione della difesa. La decisione sottolinea anche i limiti del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

È possibile invocare la legittima difesa se, nel tentativo di difendersi, si colpisce per errore una persona innocente?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la causa di giustificazione della legittima difesa si applica anche nel caso di ‘aberratio ictus’, ovvero quando l’azione difensiva, diretta verso l’aggressore, colpisce per errore un’altra persona. Se l’azione era giustificata in origine, l’errore nell’esecuzione non la rende penalmente rilevante.

La legittima difesa è esclusa in un contesto di aggressioni reciproche?
Non sempre. Sebbene di norma la scriminante sia esclusa quando vi è un’accettazione reciproca della contesa, può essere riconosciuta a chi reagisce a un’azione assolutamente imprevedibile, sproporzionata e ingiusta, che si presenta come nuova e autonoma rispetto al litigio precedente, come nel caso dell’uso di un’arma da fuoco.

Cosa significa che i ricorsi in Cassazione sono stati dichiarati inammissibili?
Significa che la Suprema Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso non fossero legalmente validi per un esame nel merito. Nello specifico, i ricorrenti chiedevano alla Corte di rivalutare le prove e i fatti del caso, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione si limita a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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