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Lavoro irregolare stranieri: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imprenditrice condannata per aver impiegato tre operai extracomunitari senza regolare permesso di soggiorno. La Corte ha stabilito che assumere lavoratori ‘in nero’, senza contratto né verifica dei documenti, equivale ad accettare il rischio della loro condizione irregolare. La decisione conferma che il datore di lavoro non può invocare l’ignoranza per sfuggire alla responsabilità penale per il reato di lavoro irregolare stranieri. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lavoro Irregolare Stranieri: Ignoranza Non Ammessa per il Datore di Lavoro

L’impiego di lavoratori stranieri è una realtà consolidata nel nostro tessuto economico, ma nasconde insidie legali significative per gli imprenditori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla pesante responsabilità che grava sul datore di lavoro in caso di lavoro irregolare stranieri, chiarendo che l’assenza di un contratto e la mancata verifica dei documenti configurano una colpa inescusabile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un’imprenditrice contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. La ricorrente era stata condannata per aver impiegato tre operai di nazionalità cinese privi di un valido permesso di soggiorno. La difesa sosteneva che l’imputata non fosse a conoscenza della condizione di irregolarità dei suoi dipendenti. Tuttavia, era emerso che i lavoratori erano stati assunti ‘in nero’, senza la redazione di alcun contratto di lavoro e senza che l’imprenditrice avesse mai visionato i loro documenti.

La Decisione sul Lavoro Irregolare Stranieri

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la condanna. Secondo gli Ermellini, la motivazione della Corte d’Appello era ‘ineccepibile’. L’assenza di qualsiasi formalizzazione del rapporto di lavoro dimostrava che l’imprenditrice aveva consapevolmente accettato il rischio che i lavoratori assunti non fossero regolarmente presenti sul territorio italiano. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale in materia di lavoro irregolare stranieri: l’occupazione di un cittadino extracomunitario è legittima solo se quest’ultimo è in possesso di un permesso di soggiorno per fini lavorativi valido per tutta la durata del rapporto. Qualsiasi altra situazione integra il reato previsto dall’art. 22, comma 12, del Testo Unico sull’Immigrazione.

Il punto cruciale della motivazione risiede nella valutazione della condotta del datore di lavoro. La Corte ha specificato che, non avendo redatto contratti né richiesto documenti, l’imputata non poteva non sapere della potenziale irregolarità dei lavoratori. Questa omissione non è una semplice negligenza, ma una scelta che implica l’accettazione del rischio che si sta commettendo un reato. La Corte ha anche richiamato un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. n. 9421/2024), secondo cui risponde del reato anche chi, pur non avendo formalmente assunto i lavoratori, si avvale della loro prestazione tenendoli alle proprie dipendenze. In sostanza, l’ignoranza non può essere usata come scudo quando derivi da una volontaria omissione dei controlli basilari imposti dalla legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta un severo monito per tutti i datori di lavoro. Le implicazioni pratiche sono chiare e inequivocabili:

1. Obbligo di Verifica: È dovere inderogabile del datore di lavoro verificare, prima dell’assunzione, la regolarità del soggiorno del lavoratore extracomunitario, richiedendo e controllando il permesso di soggiorno.
2. Formalizzazione del Rapporto: L’assunzione ‘in nero’ è di per sé un elemento che aggrava la posizione del datore di lavoro, poiché viene interpretata come un indizio della consapevolezza dell’irregolarità.
3. Responsabilità Penale: La responsabilità penale scatta non solo in caso di certezza, ma anche quando il datore di lavoro si rappresenta la possibilità che il lavoratore sia irregolare e accetta tale rischio pur di trarne profitto.

In conclusione, la sentenza rafforza il principio secondo cui la legalità e la trasparenza nei rapporti di lavoro sono l’unica via per evitare pesanti conseguenze penali e pecuniarie.

Cosa stabilisce la legge per l’assunzione di un lavoratore extracomunitario?
La legge stabilisce che l’occupazione di un cittadino extracomunitario, sia a tempo determinato che indeterminato, è legittima solo se il lavoratore è titolare di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro valido per l’intera durata del rapporto lavorativo.

Un datore di lavoro può essere considerato responsabile anche se non sapeva che il lavoratore era irregolare?
Sì. Secondo la Corte, se il datore di lavoro assume un lavoratore ‘in nero’, senza redigere un contratto e senza visionare alcun documento di identità o di soggiorno, accetta consapevolmente il rischio che tale persona sia irregolare e quindi ne risponde penalmente.

Quali sono le conseguenze se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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