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Lavoro intramurario: ricorso inammissibile

Un detenuto ha presentato ricorso contro il sistema di assegnazione del lavoro intramurario basato sul sorteggio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del metodo a sorteggio che garantisce parità di trattamento tra i richiedenti e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lavoro Intramurario e Assegnazione per Sorteggio: L’Analisi della Cassazione

L’accesso al lavoro intramurario rappresenta un elemento cruciale nel percorso di rieducazione e reinserimento sociale del detenuto. Ma cosa succede quando le opportunità sono limitate e la selezione deve basarsi su criteri oggettivi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un detenuto che contestava il sistema di assegnazione basato sul sorteggio, offrendo importanti chiarimenti sulla legittimità di tali procedure.

I Fatti del Caso

Un detenuto, che non svolgeva attività lavorativa all’interno del carcere da settembre 2021, presentava un’istanza per essere ammesso al lavoro intramurario. La sua richiesta veniva respinta prima dal Magistrato di Sorveglianza e, successivamente, anche dal Tribunale di Sorveglianza in sede di reclamo.

Il Tribunale di Sorveglianza aveva basato la sua decisione sulle informazioni fornite dalla direzione della casa di reclusione, evidenziando che l’ammissione al lavoro avveniva tramite una procedura di sorteggio. Questo metodo, secondo il Tribunale, poneva tutti gli aspiranti nelle medesime condizioni, affidando l’esito al caso e garantendo così imparzialità.

Non soddisfatto della decisione, il detenuto ha proposto ricorso per Cassazione, chiedendo una rivalutazione dei presupposti per l’ammissione al lavoro.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile per il lavoro intramurario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta del detenuto, ma si concentra sulla natura stessa del ricorso presentato.

Secondo la Suprema Corte, il ricorso non individuava specifici vizi di legittimità o erronee applicazioni della legge da parte del Tribunale di Sorveglianza. Al contrario, tendeva a provocare una nuova valutazione dei fatti e dei presupposti già esaminati nei gradi precedenti, un’attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza avesse agito correttamente, valutando in modo congruo e logico gli elementi a sua disposizione. La motivazione principale della decisione risiede nella validità del sistema di assegnazione del lavoro intramurario adottato dall’istituto penitenziario.

Il metodo del sorteggio è stato considerato legittimo perché garantisce parità di trattamento a tutti i detenuti che aspirano a un’opportunità lavorativa. Ponendo tutti i candidati sullo stesso piano, la procedura affida l’assegnazione all’esito casuale, eliminando potenziali discrezionalità o favoritismi.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un punto cruciale sollevato dallo stesso ricorrente: il sistema di sorteggio gli aveva già permesso, in passato (nel 2021), di svolgere diversi turni di lavoro. Questo fatto ha rafforzato la convinzione dei giudici che il sistema, pur basato sulla casualità, fosse funzionante e non discriminatorio nei suoi confronti.

La Cassazione ha quindi concluso che il ricorso era privo dei requisiti di legge, in quanto non contestava una violazione di norme giuridiche, ma mirava a un riesame del merito della vicenda, non consentito in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Le richieste di rivalutazione delle prove o delle circostanze di fatto sono destinate a essere dichiarate inammissibili.

Dal punto di vista del diritto penitenziario, la decisione convalida l’uso di procedure oggettive e imparziali, come il sorteggio, per la gestione di risorse limitate all’interno degli istituti, quale è l’accesso al lavoro intramurario. Sebbene la casualità possa generare insoddisfazione in chi non viene selezionato, questo metodo è ritenuto un valido strumento per assicurare l’uguaglianza di opportunità tra i detenuti, un principio cardine del trattamento penitenziario.

È legittimo assegnare il lavoro intramurario tramite sorteggio?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è un sistema legittimo perché pone tutti gli aspiranti nelle stesse condizioni, garantendo imparzialità e parità di trattamento, con un esito dipendente esclusivamente dal caso.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non contestava specifiche violazioni di legge, ma chiedeva una nuova valutazione dei fatti e dei presupposti per l’ammissione al lavoro, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo caso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, determinata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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