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Lavori pubblica utilità: onere del giudice, non tuo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43729/2024, ha annullato un’ordinanza che rendeva esecutivo un decreto penale per guida in stato di ebbrezza. L’imputato aveva richiesto la sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità, ma la sua difesa non era riuscita a indicare un ente disponibile. La Corte ha stabilito che, una volta ammessa la richiesta, l’onere di individuare l’ente spetta al giudice e non all’imputato. Inoltre, ha chiarito che non si può applicare retroattivamente una norma processuale più sfavorevole (introdotta dalla Riforma Cartabia) a una richiesta presentata prima della sua entrata in vigore, per tutelare il principio di affidamento.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lavori di pubblica utilità: è il giudice a dover trovare l’ente

Quando un imputato chiede di sostituire una pena con i lavori di pubblica utilità, a chi spetta il compito di trovare l’ente disponibile ad accoglierlo? Alla difesa o al giudice? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 43729 del 2024, ha fornito una risposta chiara e a tutela del diritto di difesa: l’onere ricade sul giudice. Questa decisione non solo chiarisce un aspetto procedurale cruciale ma affronta anche l’importante principio del tempus regit actum in relazione alle recenti riforme legislative.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un decreto penale di condanna emesso nel 2021 per guida in stato di ebbrezza. L’imputato, invece di opporsi al decreto, ha richiesto la sostituzione della pena pecuniaria con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, come previsto dal Codice della Strada. La richiesta è stata accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) nel 2022.

Tuttavia, la difesa ha comunicato di non essere riuscita a trovare un ente disponibile a far svolgere i lavori al proprio assistito. A seguito di questa comunicazione, e sulla base di una normativa processuale modificata nel frattempo dalla cosiddetta “Riforma Cartabia”, il GIP ha dichiarato esecutivo il decreto penale di condanna originario, di fatto respingendo l’istanza di sostituzione. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Applicazione dei lavori di pubblica utilità e le modifiche normative

La difesa ha sollevato due questioni principali. In primo luogo, ha sostenuto che, una volta ammessa la sostituzione della pena, sarebbe stato onere dell’autorità giudiziaria attivarsi per individuare l’ente, e non un compito esclusivo della difesa. In secondo luogo, ha contestato la decisione del GIP di rendere esecutivo il decreto, sostenendo che, in caso di impossibilità a procedere con i lavori, si sarebbe dovuto emettere un decreto di giudizio immediato, offrendo così all’imputato un’altra possibilità di difesa.

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno al principio tempus regit actum (la legge del tempo regola l’atto). La richiesta di sostituzione era stata presentata prima dell’entrata in vigore delle modifiche all’art. 459 del codice di procedura penale, che hanno introdotto la conseguenza sfavorevole (esecutività del decreto) in caso di rigetto dell’istanza. La Corte ha stabilito che l’atto rilevante, a cui ancorare la disciplina applicabile, è la presentazione dell’istanza stessa. Applicare la nuova norma, più severa, avrebbe violato il principio di affidamento dell’imputato, che aveva fatto la sua scelta processuale (non opporre il decreto) basandosi sulle regole vigenti in quel momento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del GIP e rinviando il caso per un nuovo esame. Le motivazioni si fondano su due pilastri fondamentali:

1. La Tutela dell’Affidamento e il Principio Tempus Regit Actum: La Cassazione ha ribadito che le norme processuali, sebbene di immediata applicazione, non possono pregiudicare le aspettative legittime consolidate. L’imputato aveva scelto di non opporre il decreto penale confidando in un quadro normativo che non prevedeva l’automatica esecutività in caso di problemi nell’avvio dei lavori. Applicare retroattivamente la nuova disciplina avrebbe leso il suo diritto di difesa.

2. L’Onere di Individuazione dell’Ente: Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha sottolineato un principio di cruciale importanza pratica. Una volta che il giudice ammette la richiesta di sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità, non è richiesto dalla legge che sia l’imputato o il suo difensore a dover trovare e indicare l’istituzione. Questo obbligo grava sul giudice, che deve determinarsi a disporre il beneficio e a renderlo concreto. La difficoltà della difesa nel trovare un ente non può quindi essere una causa automatica di rigetto e di esecuzione della pena originaria.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti dell’imputato nel procedimento penale. In primo luogo, riafferma che le modifiche normative in materia processuale devono essere applicate con cautela, salvaguardando sempre il principio di affidamento. In secondo luogo, chiarisce in modo inequivocabile che la gestione della sanzione dei lavori di pubblica utilità, una volta concessa, è una responsabilità del sistema giudiziario. Non si può scaricare sull’imputato un onere che la legge non prevede, soprattutto quando da ciò deriva una conseguenza così grave come l’esecuzione di una condanna penale senza aver potuto beneficiare del percorso alternativo già approvato.

A chi spetta l’onere di individuare l’ente per svolgere i lavori di pubblica utilità dopo che la richiesta è stata ammessa?
Secondo la sentenza, una volta che il giudice ha ammesso la richiesta di sostituzione della pena, l’onere di individuare l’ente e disporre il beneficio grava sul giudice stesso, non è un compito che la legge richiede all’imputato o alla sua difesa.

Una nuova legge processuale più sfavorevole può essere applicata a una richiesta presentata prima della sua entrata in vigore?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in base al principio tempus regit actum e a tutela del legittimo affidamento, la procedura deve essere regolata dalle norme in vigore al momento della presentazione dell’istanza, per non pregiudicare le scelte difensive già compiute dall’imputato.

Cosa accade se la difesa non riesce a indicare un ente per i lavori di pubblica utilità?
La mancata indicazione di un ente da parte della difesa non può comportare automaticamente la revoca del beneficio e l’esecutività del decreto penale. Il giudice deve farsi parte attiva per dare concreta attuazione alla sanzione sostitutiva che ha precedentemente ammesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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