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Lancio fumogeni stadio: quando è reato?

Un individuo ha impugnato la sua condanna per aver lanciato fumogeni in uno stadio, contestando la sua identificazione e chiedendo il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto che l’identificazione fosse supportata da prove adeguate e che il lancio di fumogeni in uno stadio costituisca un atto intrinsecamente pericoloso, escludendo così la possibilità di applicare la causa di non punibilità.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lancio Fumogeni Stadio: Quando la Condanna è Inevitabile?

Il fenomeno del lancio fumogeni stadio è una problematica seria che da anni affligge il mondo dello sport, comportando rischi per la sicurezza e sanzioni penali per i responsabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la linea dura della giurisprudenza su questo tema, dichiarando inammissibile il ricorso di un tifoso condannato per tale reato. La decisione offre spunti cruciali sull’identificazione dei colpevoli e sull’impossibilità di invocare la “particolare tenuità del fatto” per condotte intrinsecamente pericolose.

I Fatti del Processo: Dall’Identificazione al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo ritenuto responsabile, insieme ad altri, di aver lanciato dei fumogeni dalla strada all’interno di un campo da gioco. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Errore nell’identificazione: Secondo i legali, le prove non erano sufficienti a identificare con certezza l’imputato come l’autore materiale del lancio. Si sosteneva che le testimonianze fossero state travisate e che l’identificazione si basasse solo su un abbigliamento generico (felpa nera e jeans).
2. Mancato riconoscimento della non punibilità: La difesa ha contestato il diniego della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.), sostenendo che l’azione non avesse causato danni concreti e che la sua pericolosità fosse stata valutata erroneamente.

La Prova dell’Identificazione e il Lancio Fumogeni Stadio

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza le censure relative all’identificazione. I giudici hanno chiarito che il loro ruolo nel giudizio di legittimità non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la coerenza logica della motivazione dei giudici di merito. In questo caso, la sentenza impugnata aveva costruito un quadro probatorio solido, basato sulla convergenza di più elementi:

* Testimonianze dirette: Un agente di polizia municipale e uno steward avevano riconosciuto l’imputato.
* Identificazione fotografica: L’imputato era stato identificato tramite album fotografici mostrati ai testimoni, nel rispetto delle procedure di legge.
* Visione dei filmati: Ulteriori testimoni avevano visionato le registrazioni video, confermando la presenza e il riconoscimento dell’imputato.

La Corte ha concluso che le argomentazioni della difesa rappresentavano un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, operazione inammissibile in sede di legittimità.

Particolare Tenuità del Fatto: Perché non si Applica al Lancio Fumogeni Stadio?

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131-bis c.p., evidenziando la “particolare pericolosità della condotta”. Il lancio fumogeni stadio è considerato un reato di pericolo, il che significa che la punibilità scatta per la semplice potenzialità lesiva dell’azione, a prescindere dal fatto che un danno si sia effettivamente verificato. Nel caso specifico, le torce erano cadute all’interno del campo da gioco dove giocatori e terna arbitrale si stavano preparando per la partita, creando una situazione di rischio concreto. Il fatto che nessuno sia rimasto ferito non diminuisce la gravità intrinseca del gesto, che mira a tutelare il bene giuridico della sicurezza pubblica durante le manifestazioni sportive.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri giuridici. Primo, il limite del sindacato di legittimità: la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se la motivazione di quest’ultimo è logica e priva di vizi evidenti. Le doglianze della difesa sono state ritenute generiche e volte a una rilettura dei fatti, non consentita. Secondo, la corretta interpretazione del reato di pericolo e della causa di non punibilità. La pericolosità del lancio di fumogeni in un’area affollata o potenzialmente tale come uno stadio è in re ipsa e rende la condotta incompatibile con il giudizio di “particolare tenuità”, che richiede un’offesa minima al bene giuridico protetto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Le implicazioni pratiche sono chiare: chi commette atti come il lancio fumogeni stadio difficilmente potrà sperare nell’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto, data la pericolosità intrinseca della condotta. Inoltre, la decisione ribadisce che per contestare in Cassazione l’accertamento dei fatti è necessario dimostrare un vero e proprio “travisamento della prova” (cioè che il giudice abbia fondato la sua decisione su una prova inesistente o palesemente fraintesa), e non semplicemente proporre una lettura alternativa delle risultanze processuali.

È possibile essere condannati per il lancio di fumogeni anche se le prove non sono granitiche?
Sì. La condanna può basarsi su un quadro probatorio composto da più elementi (testimonianze, riconoscimenti fotografici, video), anche se singolarmente non definitivi, purché la loro valutazione complessiva da parte dei giudici di merito sia logica e coerente e porti a ritenere la colpevolezza provata oltre ogni ragionevole dubbio.

Il lancio di un fumogeno in uno stadio può essere considerato un reato di “particolare tenuità” se non causa danni?
No. Secondo la Corte, il semplice fatto che non si sia verificato un danno non impedisce di ritenere la condotta intrinsecamente pericolosa. Trattandosi di un reato di pericolo, la potenziale minaccia all’incolumità di giocatori, arbitri e pubblico è sufficiente a escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Cosa può fare la Corte di Cassazione riguardo alla valutazione delle prove fatta dai giudici dei gradi precedenti?
La Corte di Cassazione non riesamina nel merito le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Può annullare una decisione solo se la motivazione è palesemente illogica, contraddittoria o basata su una prova travisata, ma non può sostituire la propria interpretazione dei fatti a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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