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Istigazione corruzione: offerta di 50 euro è reato

Un automobilista, per evitare una multa, offre 50 euro a un Carabiniere. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di istigazione alla corruzione, stabilendo che la serietà dell’offerta non dipende solo dall’importo, ma dal contesto in cui avviene. La sentenza, tuttavia, è stata annullata con rinvio limitatamente al calcolo della pena per vizi procedurali.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istigazione alla Corruzione: Anche 50 Euro Possono Costare una Condanna

L’offerta di una somma di denaro, anche modesta, a un pubblico ufficiale per evitare una sanzione può integrare il grave reato di istigazione alla corruzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri per distinguere un tentativo di corruzione da un gesto di mero dileggio, sottolineando come la serietà della proposta vada valutata nel contesto specifico e non solo in base all’importo.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda un cittadino che, fermato per un’infrazione stradale, offriva una banconota da 50 euro a un Brigadiere dei Carabinieri per evitare la contravvenzione. Di fronte al rifiuto e all’indifferenza dell’agente, l’uomo insisteva, inserendo repentinamente il denaro nella cartella portadocumenti del militare e accompagnando il gesto con l’assicurazione che ‘l’affare’ sarebbe rimasto riservato tra loro. Condannato in primo grado e in appello per istigazione alla corruzione ai sensi dell’art. 322 del codice penale, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta, data l’esiguità della somma, dovesse essere qualificata come semplice oltraggio a pubblico ufficiale.

L’Analisi della Corte sull’Istigazione alla Corruzione

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando inammissibile il motivo relativo alla qualificazione giuridica del fatto. I giudici hanno chiarito che, per configurare il reato di istigazione alla corruzione, non è tanto l’entità della somma offerta a essere decisiva, quanto la serietà e l’idoneità della proposta a influenzare il pubblico ufficiale. La valutazione deve essere condotta ex ante, cioè sulla base delle circostanze esistenti al momento del fatto.

Nel caso specifico, diversi elementi concorrevano a dimostrare la serietà dell’offerta:
* La petulante insistenza dell’imputato, che aveva più volte chiesto di ‘chiudere un occhio’.
* La modalità furtiva della consegna del denaro, avvenuta quando l’agente era rimasto solo.
* Le parole utilizzate, volte a creare un patto di segretezza (“siamo solo noi due… lo sappiamo solamente noi”).

Queste circostanze, secondo la Corte, rendevano la proposta corruttiva concreta e non liquidabile come un gesto di scherno o ‘assolutamente risibile’.

L’Annullamento Parziale per Vizi sulla Pena

Sebbene la colpevolezza sia stata confermata, la Cassazione ha accolto i motivi di ricorso relativi al trattamento sanzionatorio. La Corte di appello aveva infatti commesso un errore, rigettando la richiesta di una pena sostitutiva (nello specifico, la detenzione domiciliare) sulla base dell’inidoneità di un’altra pena (quella pecuniaria) che non era mai stata chiesta dalla difesa. Inoltre, non aveva adeguatamente motivato la determinazione della pena inflitta. Per questi vizi procedurali, la sentenza è stata annullata limitatamente a questo punto, con rinvio a un’altra sezione della Corte di appello per un nuovo giudizio sulla sola determinazione della pena.

Le motivazioni

La Cassazione ha fondato la sua decisione su un principio consolidato (ius receptum): l’idoneità dell’offerta corruttiva va valutata in concreto, considerando la potenziale capacità della promessa di conseguire lo scopo illecito. Il reato può essere escluso solo se l’offerta è talmente irrisoria da risultare palesemente non seria, come nel caso di una somma di cinque euro citato in un precedente giurisprudenziale richiamato dalla difesa, ma ritenuto non applicabile al caso di specie. La consegna immediata di una banconota da 50 euro, accompagnata da una precisa richiesta e da garanzie di riservatezza, è stata giudicata come una corresponsione di un’utilità economica ictu oculi non priva di consistenza e, pertanto, idonea a integrare il delitto contestato.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce che il reato di istigazione alla corruzione non è escluso dalla modesta entità della somma offerta, se le circostanze complessive dimostrano la serietà dell’intento criminoso. L’accertamento della responsabilità dell’imputato è divenuto irrevocabile. Tuttavia, la vicenda processuale non è del tutto conclusa: il caso tornerà davanti alla Corte di appello, che dovrà unicamente ricalcolare la pena da infliggere, sanando gli errori procedurali evidenziati dalla Cassazione.

Offrire 50 euro a un pubblico ufficiale per evitare una multa è reato?
Sì, secondo la sentenza, può configurare il reato di istigazione alla corruzione. La serietà dell’offerta non si misura solo sull’importo, ma sul contesto generale, come l’insistenza, le modalità dell’offerta e le parole usate, che devono dimostrare un reale intento corruttivo.

Qual è la differenza tra istigazione alla corruzione e oltraggio a pubblico ufficiale in questi casi?
L’istigazione alla corruzione richiede un’offerta seria e idonea a far sì che il pubblico ufficiale violi i propri doveri. L’oltraggio, invece, si configura come un’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale. Un’offerta palesemente ridicola potrebbe essere interpretata come oltraggio, ma un’offerta di 50 euro, presentata in modo insistente e riservato, è stata ritenuta un serio tentativo di corruzione.

Perché la sentenza è stata annullata solo per quanto riguarda la pena?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’accertamento della colpevolezza per il reato di istigazione alla corruzione fosse corretto e ben motivato. Ha però riscontrato errori procedurali commessi dalla Corte di appello nel valutare la richiesta di una sanzione sostitutiva e nel determinare l’entità della pena. Per questo motivo, la condanna è definitiva, ma la pena dovrà essere ricalcolata da un nuovo giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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