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Isolamento diurno: motivazione della pena necessaria

Un condannato a due ergastoli ha impugnato la decisione del giudice dell’esecuzione che aveva fissato in tre anni, il massimo edittale, la durata dell’isolamento diurno. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la durata dell’isolamento diurno, essendo una vera e propria sanzione penale, deve essere specificamente motivata in base ai criteri dell’art. 133 del codice penale, tenendo conto anche della condotta successiva al reato. La questione di legittimità costituzionale della norma è stata invece ritenuta infondata.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Isolamento Diurno: la Cassazione Chiarisce l’Obbligo di Motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35814 del 2024, è intervenuta su un tema delicato del diritto penitenziario: la determinazione della durata dell’isolamento diurno per i condannati all’ergastolo. Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’applicazione di tale misura non può essere automatica né fissata al massimo edittale senza una valutazione approfondita e una motivazione specifica, che tenga conto anche del percorso rieducativo del detenuto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo condannato a due pene dell’ergastolo, oltre a cinquantacinque anni e undici mesi di reclusione. La Procura Generale, nel disporre l’esecuzione delle pene concorrenti, aveva chiesto al giudice dell’esecuzione di determinare la durata dell’isolamento diurno, come previsto dall’articolo 72 del codice penale.

La Corte di Assise di Appello di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva stabilito la durata dell’isolamento in tre anni, ovvero il massimo previsto dalla legge. Il condannato ha impugnato tale ordinanza davanti alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali: la mancata valutazione del suo comportamento collaborativo e del suo percorso di dissociazione dai contesti criminali, e la presunta incostituzionalità della norma che disciplina l’isolamento diurno.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Isolamento Diurno

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso. Ha ritenuto fondato il primo motivo, relativo al difetto di motivazione, mentre ha rigettato il secondo, concernente la legittimità costituzionale.

La Corte ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla parte in cui determinava la durata dell’isolamento diurno in tre anni. Ha quindi rinviato la questione alla Corte di Assise di Appello di Napoli per un nuovo giudizio sul punto, che dovrà essere sorretto da una motivazione adeguata. Nel resto, il ricorso è stato rigettato, confermando la piena legittimità dell’istituto dell’isolamento diurno nel nostro ordinamento.

La Necessità di Motivare la Durata dell’Isolamento Diurno

La Cassazione ha ribadito un principio cardine: l’isolamento diurno è una vera e propria sanzione penale. Come tale, la sua durata non può essere decisa in modo discrezionale o arbitrario, ma deve essere il risultato di un’attenta ponderazione basata sui criteri indicati dall’articolo 133 del codice penale. Questi criteri includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo, ma devono essere valutati anche alla luce della funzione rieducativa della pena.

Nel caso specifico, la difesa aveva prodotto elementi a favore del condannato, come il suo comportamento processuale collaborativo e la dissociazione dall’ambiente criminale. Il giudice dell’esecuzione, applicando il massimo della sanzione, aveva ignorato questi aspetti senza fornire una valida giustificazione. Secondo la Cassazione, irrogare una pena superiore al medio edittale richiede una motivazione rafforzata, che dia conto delle ragioni per cui si è scelta una misura così afflittiva, soprattutto a fronte di elementi positivi di valutazione della condotta post-reato.

La Manifesta Infondatezza della Questione di Costituzionalità

La Corte ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 72 del codice penale. Richiamando precedenti sentenze proprie e della Corte Costituzionale, i giudici hanno spiegato che l’isolamento diurno non è contrario al senso di umanità né vanifica la funzione rieducativa della pena.

Si è sottolineato come la misura sia temporanea e la sua afflittività sia stata notevolmente ridotta nel tempo (ad esempio, consentendo al detenuto di partecipare all’attività lavorativa). Inoltre, l’isolamento risponde all’esigenza di evitare l’impunità per i reati gravissimi che concorrono con quello punito con l’ergastolo. In assenza di questa sanzione, tali reati aggiuntivi non riceverebbero alcuna pena effettiva, un esito contrario ai principi fondamentali della Costituzione.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su due pilastri argomentativi distinti. Da un lato, la qualificazione dell’isolamento diurno come sanzione penale a tutti gli effetti. Ciò comporta l’applicazione dei principi generali sulla commisurazione della pena, primo fra tutti quello dell’obbligo di motivazione sancito dall’art. 133 c.p. Il giudice non può limitarsi a un calcolo matematico, ma deve personalizzare la sanzione, valutando tutti gli elementi soggettivi e oggettivi a sua disposizione. L’aver ignorato il percorso di dissociazione del condannato costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della decisione.

Dall’altro lato, la Corte ha riaffermato la compatibilità dell’istituto con i principi costituzionali. La temporaneità della misura (al massimo tre anni, a fronte di una pena a vita) e le sue modalità attuali di esecuzione impediscono che essa si traduca in un trattamento inumano o degradante. La sua funzione è quella di sanzionare adeguatamente la pluralità di reati gravissimi, garantendo che la risposta dell’ordinamento sia proporzionata alla complessiva offensività della condotta criminale.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa rafforza le garanzie per il condannato in fase esecutiva, imponendo ai giudici un onere motivazionale stringente nella determinazione della durata dell’isolamento diurno. Non è sufficiente la gravità dei reati commessi per giustificare automaticamente l’applicazione del massimo della sanzione. È necessario, invece, un giudizio individualizzato che consideri anche gli eventuali progressi del detenuto nel suo percorso di reinserimento sociale. Questa sentenza, pur confermando la legittimità dell’isolamento, ne circoscrive l’applicazione all’interno dei binari della proporzionalità e della finalità rieducativa della pena.

L’isolamento diurno è una sanzione che richiede una motivazione specifica per la sua durata?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, essendo una vera e propria sanzione penale, la sua durata deve essere determinata dal giudice con una motivazione specifica basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, come la gravità del reato e la condotta del reo.

La buona condotta del condannato dopo il reato è rilevante per determinare la durata dell’isolamento diurno?
Sì, è molto rilevante. La Corte ha chiarito che il giudice dell’esecuzione deve tenere conto di elementi come la collaborazione processuale o la dissociazione da ambienti criminali. Ignorare questi aspetti e applicare la pena massima senza una valida giustificazione costituisce un vizio di motivazione dell’ordinanza.

L’istituto dell’isolamento diurno è contrario alla Costituzione italiana?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che ha richiamato precedenti pronunce anche della Corte Costituzionale, la questione è manifestamente infondata. L’isolamento diurno è una misura temporanea, la cui afflittività è stata ridotta nel tempo, e non contrasta con il senso di umanità o con la funzione rieducativa della pena, rispondendo all’esigenza di sanzionare reati concorrenti a quello punito con l’ergastolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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