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Isolamento diurno: la Cassazione richiede motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che applicava l’ergastolo con due mesi di isolamento diurno a un condannato. La decisione è stata presa a causa della totale assenza di motivazione da parte del giudice dell’esecuzione riguardo alla quantificazione della durata dell’isolamento. La Suprema Corte ha ribadito che l’isolamento diurno è una sanzione penale la cui durata deve essere sempre giustificata secondo i criteri di legge, anche nel contesto del reato continuato, per garantire il controllo sulla discrezionalità del giudice.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ergastolo e isolamento diurno: l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30068 del 2025, affronta un’importante questione relativa all’applicazione dell’isolamento diurno in caso di reato continuato, quando la pena base è l’ergastolo. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: il giudice deve sempre motivare adeguatamente la durata di tale sanzione, non potendo limitarsi a una quantificazione automatica. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e il principio di legalità della pena.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato con più sentenze per reati molto gravi, tra cui omicidio continuato, associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione. In fase di esecuzione, la Corte d’Appello riconosceva il vincolo della continuazione tra i vari reati. Individuato come reato più grave quello punito con l’ergastolo, la Corte determinava la pena complessiva nell’ergastolo con l’aggiunta di due mesi di isolamento diurno come aumento per i reati satellite.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali:
1. Vizio di motivazione: il giudice non aveva fornito alcuna spiegazione sulla determinazione del trattamento sanzionatorio, limitandosi ad applicare la stessa pena dell’ultimo cumulo materiale.
2. Violazione di legge (art. 133 c.p.): la Corte d’Appello non aveva considerato elementi soggettivi importanti, come l’età avanzata del ricorrente, la sua confessione e la sua collaborazione con la giustizia.

Le motivazioni e l’applicazione dell’isolamento diurno

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso alla Corte d’Appello. Il cuore della decisione risiede nella totale assenza di motivazione riguardo alla durata dell’isolamento diurno.

La Suprema Corte ricorda che, secondo la giurisprudenza consolidata, quando il reato più grave è punito con l’ergastolo, l’aumento di pena per i reati satellite non può consistere in una pena detentiva temporanea, ma deve tradursi in un inasprimento della pena perpetua attraverso l’applicazione dell’isolamento diurno. La legge (art. 72 c.p.) prevede che ciò avvenga quando le pene per i reati concorrenti superano i cinque anni, stabilendo una durata dell’isolamento da due a diciotto mesi.

L’obbligo di motivazione per la durata della sanzione

Il punto cruciale, sottolineato dalla Cassazione, è che l’isolamento diurno non è un automatismo, ma una vera e propria sanzione penale. Come tale, la sua durata deve essere determinata dal giudice tenendo conto dei criteri generali previsti dall’art. 133 del codice penale, tra cui la gravità del fatto e la capacità a delinquere del reo. Di conseguenza, il giudice ha l’obbligo di fornire un’adeguata motivazione che spieghi perché ha scelto una specifica durata (in questo caso, due mesi) all’interno della forbice edittale.

Citando le Sezioni Unite, la Corte ribadisce che anche nel reato continuato, il giudice deve calcolare e motivare l’aumento di pena per ciascun reato satellite. Questo permette di controllare il corretto esercizio del potere discrezionale del giudice e di verificare il rispetto del rapporto di proporzione tra le pene, in linea con la funzione rieducativa della pena sancita dall’art. 27 della Costituzione.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello si era limitata ad applicare l’isolamento diurno per due mesi senza fornire alcuna giustificazione per tale scelta. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che invalida il provvedimento.

Le conclusioni

La Cassazione annulla l’ordinanza e rinvia gli atti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Il nuovo giudice dovrà rideterminare la durata dell’isolamento diurno, questa volta fornendo una motivazione completa e aderente ai principi dell’art. 133 del codice penale. La sentenza riafferma un principio di civiltà giuridica: nessuna sanzione, per quanto accessoria, può essere inflitta senza una giustificazione trasparente e verificabile, a garanzia dei diritti del condannato e della corretta amministrazione della giustizia.

Quando si applica l’isolamento diurno come aumento di pena per il reato continuato?
Si applica quando la pena base è l’ergastolo e le pene per i reati satellite concorrenti sono superiori a cinque anni di reclusione. In tal caso, la pena perpetua viene inasprita con l’isolamento diurno per un periodo da due a diciotto mesi.

Il giudice è obbligato a motivare la durata dell’isolamento diurno?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, essendo l’isolamento diurno una sanzione penale, la sua durata deve essere sempre determinata e giustificata dal giudice sulla base dei criteri indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, personalità del condannato, etc.).

Cosa accade se la motivazione sulla durata dell’isolamento diurno è assente?
L’assenza di motivazione costituisce un vizio del provvedimento, che può essere annullato dalla Corte di Cassazione con rinvio a un nuovo giudice, il quale dovrà emettere una nuova decisione fornendo una motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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