LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Irreperibilità testimone: quando usare le dichiarazioni?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema dell’irreperibilità testimone in un processo per rapina. L’imputato aveva contestato l’uso delle dichiarazioni rese dalla persona offesa durante le indagini, sostenendo che questa si fosse volontariamente sottratta al processo. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la semplice difficoltà nel rintracciare un testimone dopo molti anni non dimostra una sua volontà di sottrarsi al contraddittorio. L’acquisizione delle dichiarazioni è legittima se l’irreperibilità è sopravvenuta e non era prevedibile al momento in cui furono rese.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Irreperibilità Testimone: Quando le sue Dichiarazioni Precedenti Possono Essere Usate in Processo?

Cosa accade quando il testimone chiave di un processo penale svanisce nel nulla? È una delle sfide più complesse per la giustizia. La legge deve bilanciare il diritto dell’imputato a confrontarsi con i suoi accusatori e la necessità di non disperdere prove cruciali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema della irreperibilità testimone, chiarendo a quali condizioni le sue precedenti dichiarazioni, rese durante le indagini, possono essere considerate valide e utilizzate per una condanna.

I Fatti del Caso: Una Rapina e un Testimone Svanito

Il caso ha origine da una rapina aggravata di un telefono cellulare, avvenuta nell’aprile del 2017. L’imputato, condannato sia in primo grado dal Tribunale sia in appello, decide di ricorrere in Cassazione. Il fulcro della sua difesa ruota attorno a un’unica, decisiva questione: l’acquisizione e l’utilizzo delle dichiarazioni rese dalla persona offesa durante le indagini preliminari. Secondo la difesa, tale acquisizione sarebbe stata illegittima.

La Tesi della Difesa: Una Volontaria Sottrazione alla Testimonianza

Il ricorrente sosteneva che la persona offesa si fosse deliberatamente sottratta alla testimonianza in aula. A suo dire, la vittima non avrebbe mai fornito un indirizzo stabile e avrebbe sempre evitato di farsi notificare personalmente gli atti, rendendo evidente la sua intenzione di non sottoporsi all’esame dibattimentale. Di conseguenza, le sue dichiarazioni predibattimentali non avrebbero potuto essere utilizzate, in quanto ciò avrebbe leso il diritto al contraddittorio dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte sull’Irreperibilità del Testimone

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, offre un’analisi dettagliata e rigorosa dei principi che regolano l’irreperibilità testimone. La decisione si basa su una ricostruzione cronologica dei tentativi di notifica e sulla distinzione fondamentale tra una semplice irreperibilità e una volontaria sottrazione al processo.

I giudici hanno osservato che, a distanza di oltre sette anni dai fatti, l’impossibilità di rintracciare la persona offesa non può essere automaticamente interpretata come una sua scelta deliberata. Inizialmente, la vittima era stata rintracciata telefonicamente e aveva fornito un recapito per le comunicazioni. Il fatto che, anni dopo, non fosse più reperibile al suo vecchio indirizzo di residenza e che la sua utenza telefonica fosse inattiva sono considerate circostanze neutre, spiegabili con il lungo tempo trascorso.

La Corte ha applicato il principio della “prognosi postuma”: per valutare l’imprevedibilità dell’assenza, il giudice deve porsi nella situazione esistente al momento in cui le dichiarazioni furono rese. All’epoca, nulla faceva presagire che il dichiarante sarebbe divenuto irreperibile. Pertanto, la sua sopravvenuta irreperibilità era un evento non prevedibile.

Elemento cruciale, evidenziato dalla Corte, è che alla persona offesa non era mai stato notificato un decreto di citazione a comparire in giudizio come testimone. Non si può, quindi, affermare che si sia volontariamente sottratta a un obbligo che, formalmente, non le era mai stato imposto. L’irreperibilità, in assenza di prove concrete di una libera scelta di sottrarsi al processo, non osta all’acquisizione delle dichiarazioni rese in precedenza, ai sensi dell’art. 512 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: La Decisione della Suprema Corte

La Suprema Corte ha concluso che i giudici di merito hanno correttamente applicato la legge. L’acquisizione delle dichiarazioni della persona offesa era legittima perché la sua irreperibilità era:
1. Sopravvenuta: Si è verificata dopo che le dichiarazioni erano state rese.
2. Imprevedibile: Al momento delle dichiarazioni, non c’erano elementi per prevedere la sua futura assenza.
3. Non riconducibile a una volontà di sottrarsi al contraddittorio: Non è emersa alcuna prova che l’assenza fosse una scelta deliberata della persona offesa per evitare l’esame in aula.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. Questa sentenza ribadisce un principio importante: il decorso del tempo e le difficoltà nel rintracciare un testimone non sono, di per sé, sufficienti a far scattare il divieto di utilizzo delle sue precedenti dichiarazioni. È necessaria una prova concreta della sua volontà di eludere la giustizia.

Quando possono essere utilizzate in un processo le dichiarazioni rese da un testimone prima del dibattimento se questo diventa irreperibile?
Possono essere utilizzate se la sua irreperibilità è “sopravvenuta” (avvenuta dopo le dichiarazioni), “imprevedibile” al momento in cui le dichiarazioni sono state rese, e non risulta che sia frutto di una libera e volontaria scelta del testimone di sottrarsi all’esame dibattimentale.

Il semplice fatto che un testimone non venga trovato è sufficiente per affermare che si sia sottratto volontariamente al processo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la semplice condizione di irreperibilità è un dato neutro. Per escludere l’utilizzabilità delle sue dichiarazioni, deve essere provato che l’assenza sia dovuta a una scelta volontaria, e non semplicemente al fatto che, dopo molto tempo, la persona non sia più rintracciabile ai vecchi recapiti.

Cosa intende la Corte con il criterio della “prognosi postuma” per valutare l’imprevedibilità?
Significa che il giudice deve idealmente “tornare indietro nel tempo”, al momento in cui furono raccolte le dichiarazioni, e valutare se, sulla base degli elementi allora conosciuti, si potesse ragionevolmente prevedere che il testimone sarebbe diventato irreperibile in futuro. Se all’epoca il testimone era collaborativo e rintracciabile, l’evento successivo è considerato imprevedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati