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Irreperibilità e prescrizione: come si calcola?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna perché il reato era estinto per prescrizione. Il caso riguarda un imputato la cui irreperibilità aveva causato una lunga sospensione del processo. La Corte chiarisce che, in caso di sospensione per irreperibilità, il termine massimo di prescrizione viene prorogato di un ulteriore quarto del termine ordinario, un calcolo che il giudice di merito non aveva correttamente applicato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Irreperibilità e Prescrizione del Reato: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo

Con la sentenza n. 26035 del 2025, la Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale: come si calcola la prescrizione del reato quando il processo è stato sospeso a causa dell’irreperibilità dell’imputato? La decisione offre un chiarimento fondamentale sull’interazione tra la sospensione del processo e i termini di estinzione del reato, annullando una condanna pronunciata quando il reato era, di fatto, già prescritto.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna emessa nel 2022 dal Giudice dell’Udienza Preliminare di Palermo per un reato commesso nel maggio 2015. La vicenda processuale è stata complessa: dopo una prima dichiarazione di inammissibilità dell’appello, la Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione. La Corte d’appello, in sede di rinvio, aveva infine confermato la condanna di primo grado con una sentenza del dicembre 2024.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando un unico, decisivo motivo: l’estinzione del reato per prescrizione. Il punto cruciale della vicenda è che, durante l’udienza preliminare, il processo era stato sospeso per quasi cinque anni (dal marzo 2017 al gennaio 2022) a causa della dichiarata irreperibilità dell’imputato, ai sensi dell’art. 420-quater del codice di procedura penale.

L’impatto dell’irreperibilità sulla prescrizione

La difesa ha sostenuto che, al momento della sentenza d’appello del dicembre 2024, il termine massimo di prescrizione fosse già spirato, anche tenendo conto delle sospensioni ordinarie. La questione giuridica centrale, quindi, era determinare l’esatto effetto della sospensione per irreperibilità sul calcolo dei termini massimi di prescrizione previsti dalla legge.

Lo stesso Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concordato con la tesi difensiva, chiedendo l’annullamento della sentenza impugnata proprio per l’intervenuta prescrizione del reato.

Il Calcolo della Prescrizione secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il reato in questione, commesso nel 2015, era soggetto alla disciplina della prescrizione dettata dalla legge “ex Cirielli” (L. 251/2005), che prevedeva un termine di prescrizione minimo di 6 anni e uno massimo di 7 anni e 6 mesi.

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: la sospensione del processo per irreperibilità dell’imputato (ex art. 420-quater c.p.p.) non è una sospensione “neutra”. Essa, infatti, determina una specifica proroga del termine di prescrizione. In virtù del richiamo dell’art. 159, ultimo comma, del codice penale, all’art. 161, secondo comma, dello stesso codice, in questo caso si applica un prolungamento pari a un ulteriore quarto del termine ordinario.

Le Motivazioni

Sulla base di questo principio, il calcolo corretto era il seguente:

1. Termine ordinario di prescrizione: 6 anni.
2. Termine massimo di prescrizione (con interruzioni): 7 anni e 6 mesi.
3. Proroga per irreperibilità: un quarto del termine ordinario, ovvero 1/4 di 6 anni = 1,5 anni (18 mesi).
4. Termine finale di prescrizione: 7 anni e 6 mesi + 18 mesi = 9 anni.

Partendo dalla data del reato (20 maggio 2015), il termine finale di prescrizione era quindi il 20 maggio 2024. Poiché la sentenza della Corte d’appello era stata pronunciata il 13 dicembre 2024, essa è intervenuta quando il reato era già estinto.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la sentenza impugnata doveva essere annullata senza rinvio. La prescrizione, essendo maturata prima della decisione d’appello, doveva essere dichiarata in sede di legittimità. La Corte ha inoltre ribadito un principio importante: eccepire in Cassazione l’estinzione del reato per una prescrizione già maturata prima della sentenza di merito e da questa erroneamente non rilevata, costituisce un motivo di ricorso pienamente legittimo. La decisione sottolinea l’importanza di un calcolo rigoroso dei termini, specialmente in presenza di cause di sospensione particolari come l’irreperibilità dell’imputato.

La sospensione del processo per irreperibilità dell’imputato interrompe la prescrizione?
No, non la interrompe ma la sospende, e in questo specifico caso ne proroga il termine massimo. La sentenza chiarisce che la sospensione ai sensi dell’art. 420-quater c.p.p. comporta un allungamento del termine massimo di prescrizione pari a un quarto del termine ordinario.

Come si calcola il termine massimo di prescrizione in caso di irreperibilità dell’imputato?
Al termine massimo di prescrizione (nel caso di specie, 7 anni e 6 mesi) si deve aggiungere un’ulteriore proroga pari a un quarto del termine ordinario (18 mesi, essendo il termine ordinario di 6 anni), per un totale di 9 anni dalla data del commesso reato.

È possibile ricorrere in Cassazione se il giudice d’appello non ha dichiarato la prescrizione già maturata?
Sì. La Corte di Cassazione afferma che dedurre l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione, maturata prima della sentenza impugnata ed erroneamente non dichiarata dal giudice di merito, costituisce un valido motivo di ricorso ai sensi dell’art. 606, comma primo, lett. b) del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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