Ipotesi Lieve Stupefacenti: La Cassazione Chiarisce i Limiti
L’applicazione dell’ipotesi lieve stupefacenti rappresenta un punto cruciale nel diritto penale, poiché consente una notevole riduzione della pena per chi commette reati legati alla droga. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del fatto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri che portano a escludere tale beneficio, anche a fronte di una richiesta specifica da parte della difesa.
I Fatti del Caso in Esame
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato dalla Corte d’Appello per detenzione di sostanze stupefacenti. La difesa contestava la mancata applicazione dell’ipotesi di lieve entità. Durante un controllo, l’imputato era stato trovato in possesso di un quantitativo di droga sufficiente a confezionare ben 338 dosi. La sostanza era stata occultata all’interno di un’autovettura e, contestualmente, era stata rinvenuta anche della documentazione contabile, presumibilmente legata all’attività di spaccio.
La Decisione della Corte sull’Ipotesi Lieve Stupefacenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo ‘manifestamente infondato’. Secondo i giudici, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’ipotesi lieve basandosi su un’analisi completa e logica degli elementi a disposizione. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: la quantità della sostanza e le circostanze della detenzione.
I Criteri di Valutazione: Quantità e Modalità
L’ordinanza sottolinea come la valutazione per il riconoscimento della lieve entità del fatto debba essere globale. Non è sufficiente considerare un singolo aspetto, ma è necessario un ‘corretto complessivo esame’ di tutti gli indici rilevanti. Nel caso specifico, la Corte ha dato peso non solo all’ingente quantitativo di stupefacente, ma anche alle modalità concrete della condotta dell’imputato.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e dirette. I giudici hanno ritenuto che la Corte territoriale avesse agito correttamente nel valorizzare due elementi chiave.
Il primo è la quantità della sostanza stupefacente (338 dosi), un dato oggettivo che, per la sua entità, già di per sé milita contro la qualificazione del fatto come ‘lieve’.
Il secondo elemento, altrettanto importante, riguarda le circostanze della detenzione. L’occultamento della droga in un’autovettura e, soprattutto, il rinvenimento di documentazione contabile, sono stati interpretati come indici di una non occasionale attività di spaccio, ma di un’operatività strutturata. Questi aspetti, valutati congiuntamente, delineano un quadro di gravità che è incompatibile con la ‘lieve entità’ richiesta dalla norma.
Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza: per l’applicazione dell’ipotesi lieve stupefacenti, il giudice deve compiere un esame olistico del caso concreto. La sola quantità può essere un indice importante, ma assume un peso decisivo quando si combina con altre circostanze che rivelano il livello di organizzazione e la pericolosità della condotta. L’esistenza di una contabilità dell’attività illecita è un fattore che, quasi automaticamente, esclude la possibilità di beneficiare di un trattamento sanzionatorio più mite. La decisione finale ha comportato, oltre alla conferma della condanna, l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.
Quando può essere esclusa l’applicazione dell’ipotesi lieve per reati di droga?
L’ipotesi lieve può essere esclusa quando un esame complessivo dei fatti rivela una certa gravità. Secondo questa ordinanza, elementi determinanti sono la notevole quantità della sostanza e le circostanze della detenzione, come l’occultamento e la presenza di documentazione contabile, che indicano un’attività non occasionale.
La sola quantità di sostanza stupefacente è sufficiente a escludere l’ipotesi lieve?
Sebbene la quantità sia un fattore di grande importanza (nel caso di specie, 338 dosi), la Corte la valuta insieme ad altri elementi. La decisione si basa su un ‘corretto complessivo esame’, dove le modalità della detenzione (occultamento in auto, documentazione) contribuiscono a formare un quadro incompatibile con la lieve entità.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro. La sentenza impugnata diventa così definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4675 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4675 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a MELFI il 24/06/1994
avverso la sentenza del 15/12/2022 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che il ricorso è manifestamente infondato nel censurare l’esclusione della ipotesi lieve che del tutto correttamente ha considerat secondo un corretto complessivo esame, la quantità della sostanza stupefacente rinvenuta (per 338 dosi) e le circostanze della detenzione (occultamento in autovettura e rinvenimento di documentazione contabile);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13.12.2024