LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ipotesi lieve spaccio: no se le dosi sono centinaia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per spaccio di cocaina, le quali richiedevano il riconoscimento dell’ipotesi lieve spaccio. La Corte ha stabilito che la possibilità di ricavare un elevato numero di dosi (nella fattispecie 493) è un elemento decisivo che indica un’offensività tale da escludere la fattispecie di lieve entità, confermando la condanna e la confisca di una somma di denaro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ipotesi lieve spaccio: la Cassazione stabilisce quando non è applicabile

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui criteri per l’applicazione dell’ipotesi lieve spaccio, una fattispecie di reato attenuata prevista dalla legge sugli stupefacenti. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha ribadito che la valutazione non può limitarsi al solo peso della sostanza, ma deve considerare l’offensività complessiva della condotta, con particolare riguardo al numero di dosi che se ne possono ricavare. Un numero elevato, quantificabile in centinaia, esclude automaticamente la possibilità di riconoscere il fatto come di lieve entità.

Il caso in esame: detenzione di cocaina e ricorso in Cassazione

Due persone venivano condannate in Corte d’Appello per il reato di detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Avverso tale sentenza, proponevano ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento della circostanza attenuante dell’ipotesi lieve spaccio, disciplinata dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/90, e la violazione di legge in relazione alla confisca di una somma di denaro pari a 545,00 euro. Il punto centrale della difesa era che la quantità di sostanza detenuta dovesse essere considerata di modesta entità.

La quantità di sostanza e il numero di dosi

L’elemento chiave che ha guidato la decisione dei giudici, sia di merito che di legittimità, è stato il dato quantitativo analizzato non solo in termini di peso, ma soprattutto in relazione al principio attivo e al numero di dosi medie singole che si sarebbero potute confezionare. Dalla cocaina sequestrata era infatti possibile ricavare ben 493 dosi, una quantità destinata ad essere immessa nel mercato di una specifica cittadina.

I criteri per l’ipotesi lieve spaccio secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati della sua giurisprudenza in materia. L’accertamento della lieve entità del fatto non è un’operazione matematica, ma richiede una valutazione complessiva di tutti gli indici sintomatici previsti dalla norma. Questi includono:

* Elementi relativi all’azione: i mezzi utilizzati, le modalità e le circostanze della condotta.
* Elementi relativi all’oggetto materiale: la quantità e la qualità delle sostanze stupefacenti.

La Corte ha sottolineato che, al di là del mero peso ponderale, il grado di offensività della condotta è rivelato in concreto dal principio attivo e, conseguentemente, dal numero di dosi potenzialmente ricavabili e diffusibili sul mercato.

Il discrimine tra “decine” e “centinaia” di dosi

Un passaggio cruciale dell’ordinanza è il richiamo alla giurisprudenza che distingue il “piccolo spaccio” da quello ordinario. Le ipotesi di lieve entità si caratterizzano per una modesta quantità di dosi detenute come provvista per la vendita, che devono essere conteggiabili “a decine”. Al contrario, quando il numero di dosi ricavabili si misura “a centinaia”, come nel caso di specie con 493 dosi, viene a mancare il presupposto per l’applicazione della norma di favore. I giudici di merito avevano correttamente valutato non solo il dato numerico, ma anche la potenzialità offensiva legata alla diffusione di un tale quantitativo nel contesto sociale di una cittadina.

Le motivazioni della decisione

La Cassazione ha ritenuto le argomentazioni della Corte d’Appello complete, coerenti e del tutto in linea con i principi giurisprudenziali. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse questioni già adeguatamente esaminate e respinte nel grado precedente. Anche la motivazione sulla confisca della somma di denaro è stata ritenuta corretta. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come per legge, la condanna delle ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento fondamentale: nella valutazione dell’ipotesi lieve spaccio, il numero di dosi ricavabili dalla sostanza stupefacente è un indicatore primario e spesso decisivo dell’offensività della condotta. Un quantitativo che permette di confezionare centinaia di dosi è incompatibile con la nozione di “lieve entità”, poiché presuppone un’organizzazione e una capacità di diffusione sul mercato che superano la soglia del piccolo spaccio. La decisione serve da monito, chiarendo che tentare di ottenere l’applicazione dell’attenuante in presenza di dati quantitativi così significativi è una strategia difensiva con scarse probabilità di successo.

Perché è stata negata l’applicazione dell’ipotesi lieve di spaccio in questo caso?
L’ipotesi lieve è stata negata perché dalla cocaina sequestrata era possibile ricavare 493 dosi. Secondo la Corte di Cassazione, un numero di dosi quantificabile in “centinaia” è incompatibile con la nozione di “piccolo spaccio”, che invece si caratterizza per quantità conteggiabili in “decine”.

Quali sono i criteri principali per valutare se un fatto di spaccio è di lieve entità?
La valutazione deve essere complessiva e tenere conto di tutti gli indici previsti dalla legge: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza stupefacente. Particolare importanza viene data al principio attivo e al numero di dosi potenzialmente diffusibili sul mercato.

La sola quantità di droga (peso) è sufficiente per escludere l’ipotesi lieve?
No, il solo peso ponderale non è l’unico elemento. La Corte ha chiarito che il grado di offensività della condotta è rivelato in modo più preciso dal dato del principio attivo e, soprattutto, dal numero di dosi che si possono ricavare e immettere sul mercato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati