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Invasione di terreni: la Cassazione chiarisce il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15958/2025, ha chiarito la natura del reato di invasione di terreni. Il caso riguardava tre persone condannate per l’occupazione abusiva di terreni comunali. Uno dei ricorrenti sosteneva di non aver compiuto l’atto di invasione iniziale, ma di essere solo subentrato ai genitori. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che il reato di invasione di terreni si configura ogni volta che si occupa un immobile ‘sine titulo’, ovvero senza un titolo legittimo, includendo quindi anche chi subentra consapevolmente in una detenzione illegittima altrui. La Corte ha inoltre precisato le regole per il calcolo della prescrizione e della pena applicabile in caso di reato permanente.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Invasione di terreni: chi subentra nell’occupazione commette reato?

Il reato di invasione di terreni o edifici, previsto dall’art. 633 del codice penale, è una fattispecie che solleva spesso dubbi interpretativi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15958 del 2025, ha fornito chiarimenti cruciali su chi possa essere considerato responsabile, specialmente nei casi in cui l’occupazione abusiva si protrae nel tempo e vede il subentro di nuove persone. La Corte ha stabilito che non solo chi compie l’atto iniziale di invasione è colpevole, ma anche chi subentra consapevolmente in una detenzione illegittima altrui. Vediamo i dettagli.

I fatti di causa

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda la condanna di tre individui per il reato di invasione di porzioni di terreno di proprietà comunale. Le sentenze di primo e secondo grado avevano accertato la loro responsabilità. Uno degli imputati ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. In particolare, sosteneva di non aver partecipato alla fase iniziale dell’invasione, avvenuta decenni prima ad opera dei suoi genitori, ma di essersi limitato a ‘subentrare’ nell’occupazione dell’immobile costruito abusivamente. Secondo la sua difesa, questo comportamento non configurerebbe il reato di invasione, che presuppone un’azione di ingresso arbitrario.

L’interpretazione del reato di invasione di terreni

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, offrendo una lettura chiara dell’art. 633 c.p. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il termine ‘invasione’ non deve essere inteso nel suo significato comune di azione irruenta o violenta. Nel contesto giuridico, ‘invasione’ significa ‘introduzione arbitraria e non momentanea’ in un immobile altrui. Di conseguenza, il reato si configura ogni qualvolta si occupa un bene ‘sine titulo’, cioè senza averne alcun diritto.

La Corte ha specificato che rientrano in questa definizione anche le condotte di chi subentra in un’occupazione abusiva già in essere, come nel caso di un figlio che continua ad abitare nell’immobile illegalmente occupato dai genitori. L’atto di subentrare consapevolmente nell’illegittima detenzione altrui costituisce, di fatto, una nuova e autonoma manifestazione della volontà di occupare il bene senza titolo. L’occupazione successiva non è una mera prosecuzione della condotta altrui, ma l’estrinsecazione materiale della propria condotta vietata dalla norma.

Pena e prescrizione nel caso di reato permanente

Un altro punto centrale della sentenza riguarda la natura di reato permanente dell’invasione di terreni. L’illecito non si esaurisce con l’ingresso iniziale, ma perdura per tutto il tempo in cui l’occupazione abusiva continua. Questa caratteristica ha due importanti conseguenze:
1. Legge applicabile: Se la legge penale cambia durante il periodo di occupazione, si applica la legge in vigore al momento della cessazione della condotta. Nel caso di specie, l’imputato sosteneva l’applicazione di una norma precedente più favorevole. La Corte ha chiarito che, essendo l’occupazione proseguita fino alla data della sentenza di primo grado (29/11/2021), era corretto applicare la legge più severa introdotta nel 2018.
2. Prescrizione: Il termine di prescrizione inizia a decorrere non dal primo atto di invasione, ma dal giorno in cui cessa la permanenza, ovvero l’occupazione abusiva. Poiché nel caso esaminato l’occupazione era ancora in corso al momento della prima sentenza, il reato non era affatto prescritto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che l’oggetto della tutela penale nell’art. 633 c.p. è l’interesse pubblico all’inviolabilità del patrimonio immobiliare. La norma protegge il diritto dei proprietari (siano essi privati, lo Stato o altri enti pubblici) di mantenere i propri beni liberi da occupazioni non autorizzate. Qualsiasi occupazione senza titolo, che sia iniziale o successiva, lede questo interesse. La consapevolezza dell’altruità del terreno e la volontà di occuparlo per trarne profitto (dolo specifico) sono sufficienti per integrare il reato. Nel caso di specie, il ricorrente non poteva non essere consapevole dell’abusività della costruzione e dell’occupazione, essendoci subentrato e avendola protratta nel tempo. Per quanto riguarda la determinazione della pena, i giudici hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che l’aveva commisurata tenendo conto della considerevole durata dell’occupazione e dei precedenti penali dell’imputato, negando le attenuanti generiche.

Conclusioni

Questa sentenza della Corte di Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che la responsabilità per il reato di invasione di terreni non è limitata a chi compie l’atto materiale di ingresso abusivo. Anche chi, pur non avendo partecipato alla prima azione, subentra e mantiene consapevolmente un’occupazione illegittima, commette il medesimo reato. La decisione ha inoltre chiarito aspetti tecnici fondamentali sulla prescrizione e sulla legge applicabile per i reati permanenti, confermando che il momento rilevante è quello della cessazione della condotta illecita, non del suo inizio.

Chi commette il reato di invasione di terreni? Solo chi compie l’atto iniziale o anche chi subentra nell’occupazione illegittima?
Secondo la Corte di Cassazione, il reato di invasione di terreni è commesso non solo da chi effettua l’ingresso arbitrario iniziale, ma anche da chi subentra consapevolmente in una detenzione illegittima altrui, protraendo l’occupazione senza averne titolo.

Come si calcola la prescrizione per il reato permanente di invasione di terreni?
Essendo un reato permanente, il termine di prescrizione non inizia a decorrere dal momento dell’invasione iniziale, ma dal giorno in cui cessa la condotta illecita, ovvero quando termina l’occupazione abusiva. Nel caso di contestazione ‘aperta’, questa data coincide con quella della sentenza di primo grado.

Quale legge si applica per la pena se la norma cambia durante l’occupazione abusiva?
Per i reati permanenti come l’invasione di terreni, si applica il regime sanzionatorio in vigore al momento della cessazione della permanenza, anche se più severo rispetto a quello vigente all’inizio della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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