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Invasione di immobile: la notifica al difensore è valida

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per invasione di immobile pubblico, ritenendo inammissibili le censure procedurali sulla notifica e rigettando la difesa basata sullo stato di necessità. La sentenza chiarisce che l’occupazione prolungata e il danno a terzi escludono la non punibilità, e che nuove questioni di fatto non possono essere sollevate per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Invasione di immobile: la Cassazione chiarisce i limiti della difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il tema dell’invasione di immobile, confermando una condanna e fornendo importanti chiarimenti su questioni procedurali e di merito. Il caso riguarda l’occupazione abusiva di un appartamento di proprietà comunale e analizza i motivi di ricorso presentati dall’imputata, tra cui la presunta nullità della notifica e l’invocazione dello stato di necessità.

I Fatti del Caso: Occupazione Abusiva e Condanna

Una donna veniva condannata in primo e secondo grado per il reato di invasione di un immobile appartenente al Comune. La Corte d’Appello, pur confermando la sua responsabilità penale, le aveva concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. I giudici avevano accertato che l’imputata si era introdotta abusivamente nell’appartamento, forzando la porta d’ingresso e cambiandone la serratura. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basando le proprie argomentazioni su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

Il ricorso si articolava su quattro punti principali, tutti rigettati dalla Suprema Corte perché ritenuti inammissibili o infondati.

La Questione della Notifica del Decreto di Citazione

Il primo motivo di ricorso riguardava un vizio procedurale: la presunta assenza di notifica del decreto di citazione a giudizio in primo grado. L’imputata, dopo aver eletto domicilio, si era trasferita senza comunicarlo all’autorità giudiziaria. Di conseguenza, risultando irreperibile, la notifica era stata effettuata al suo difensore d’ufficio, come previsto dall’art. 161, comma 4, c.p.p. In Cassazione, la difesa ha tentato di introdurre una nuova questione di fatto, sostenendo che l’ufficiale giudiziario non avrebbe verificato un secondo ingresso allo stesso civico. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, poiché non è possibile sollevare per la prima volta in sede di legittimità questioni di mero fatto che andavano dedotte nei precedenti gradi di giudizio.

L’Invasione di Immobile e le Prove della Responsabilità

Un secondo motivo contestava l’affermazione di responsabilità, sostenendo che non vi fosse prova certa che fosse stata l’imputata a forzare la serratura per entrare. La difesa ipotizzava che la donna potesse essere subentrata in un secondo momento. Anche questa censura è stata respinta come generica, in quanto la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione dettagliata e logica per cui era certa che fosse stata proprio l’appellante a introdursi abusivamente nell’immobile.

La Perseguibilità d’Ufficio del Reato

Il terzo motivo deduceva la mancanza di legittimazione a sporgere querela da parte di un testimone. La Cassazione ha liquidato rapidamente questo punto, chiarendo che, trattandosi di invasione di un immobile di proprietà di un ente pubblico (il Comune), il reato è perseguibile d’ufficio ai sensi dell’art. 339 c.p., rendendo irrilevante la presenza o la validità di una querela.

Esclusione dello Stato di Necessità e della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, il ricorso reiterava la richiesta di applicazione delle cause di non punibilità dello stato di necessità (art. 54 c.p.) e della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito, i quali avevano escluso tali benefici sulla base di due elementi chiave: la durata dell’occupazione (protrattasi per tre mesi) e il pregiudizio concreto causato a un’altra persona, che a causa dell’occupazione non aveva potuto recuperare i propri beni personali dall’appartamento.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su principi consolidati. In primo luogo, ha ribadito che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito; non è possibile introdurre nuove questioni di fatto o chiedere una rivalutazione delle prove. Le censure devono riguardare violazioni di legge o vizi logici della motivazione, che in questo caso non sono stati riscontrati. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione ‘molto articolata’ e immune da vizi. Inoltre, è stato riaffermato il principio secondo cui l’invasione di immobile pubblico è un reato procedibile d’ufficio, superando ogni questione sulla querela. Infine, la valutazione sulla non applicabilità delle cause di non punibilità è stata considerata corretta e conforme alla giurisprudenza, che richiede un bilanciamento tra la situazione di bisogno e l’offesa arrecata dal reato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre spunti importanti. Dal punto di vista processuale, evidenzia l’onere dell’imputato di comunicare ogni variazione del domicilio eletto, pena la validità delle notifiche al difensore d’ufficio. Sottolinea inoltre l’impossibilità di ‘riservare’ questioni di fatto per il giudizio di Cassazione. Sul piano sostanziale, la decisione conferma che lo stato di necessità non può essere invocato in modo generico e, soprattutto, non giustifica condotte che si protraggono nel tempo causando un danno apprezzabile a terzi. La durata dell’occupazione e il pregiudizio concreto sono elementi determinanti che il giudice deve considerare per escludere sia lo stato di necessità sia la particolare tenuità del fatto.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione il modo in cui è stata tentata una notifica?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che sollevare una questione di mero fatto, come il presunto errore dell’ufficiale giudiziario nel cercare un indirizzo, per la prima volta in sede di legittimità non è consentito.

Il reato di invasione di un immobile di proprietà di un ente pubblico, come un Comune, richiede la querela per essere perseguito?
No, il reato di invasione di un immobile di proprietà del Comune è perseguibile d’ufficio ai sensi dell’art. 339 del codice penale, quindi non è necessaria la querela per avviare il procedimento penale.

L’occupazione prolungata di un immobile per necessità può essere giustificata?
No, secondo la sentenza, la protrazione della condotta di occupazione per un periodo significativo (tre mesi) e il pregiudizio causato a terzi escludono la possibilità di applicare la causa di non punibilità dello stato di necessità (art. 54 c.p.) o quella per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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