Invasione di Immobile: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’invasione di immobile è un reato che si configura quando si occupa una proprietà altrui senza averne diritto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sui requisiti di ammissibilità di un ricorso contro una condanna per tale reato, sottolineando come la genericità e la mera riproposizione di argomenti già esaminati portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.
I Fatti del Caso
Due soggetti venivano condannati dalla Corte d’Appello per il reato di invasione di terreni o edifici. Ritenendo ingiusta la decisione, proponevano ricorso per Cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna. I ricorrenti basavano le loro difese su una presunta violazione di legge e su vizi della motivazione, tentando di offrire una ricostruzione alternativa dei fatti e dei criteri di valutazione delle prove.
Il Ricorso per Invasione di Immobile: i Motivi di Inammissibilità
La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili per diverse ragioni fondamentali. In primo luogo, il motivo di ricorso è stato giudicato privo di ‘concreta specificità’. I ricorrenti, infatti, non hanno sollevato critiche puntuali e pertinenti alla sentenza impugnata, ma si sono limitati a:
* Prefigurare una rivalutazione delle fonti di prova.
* Proporre una ricostruzione dei fatti diversa da quella accertata dal giudice di merito.
Questo tipo di doglianze è estraneo al giudizio di legittimità della Corte di Cassazione, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Inoltre, la Corte ha rilevato una mancanza di correlazione tra le argomentazioni dei ricorrenti e le complesse ragioni esposte nella decisione della Corte d’Appello, le quali erano state completamente ignorate.
Il Principio di Diritto sull’Invasione di Immobile
La Corte ha colto l’occasione per ribadire il principio di diritto che governa il reato di invasione di immobile. Il reato si configura ogni volta che si occupa un immobile sine titulo, ovvero senza un titolo giuridico che lo giustifichi. A questo riguardo, la Corte ha chiarito che sono considerate condotte penalmente rilevanti anche quelle di:
1. Chi subentra in un appartamento di proprietà di un ente pubblico, senza autorizzazione, dopo il precedente legittimo detentore.
2. Chi occupa l’immobile a titolo di mera cortesia.
3. Chi, come nel caso di specie, occupa l’immobile in virtù di un rapporto di parentela con l’originario e legittimo assegnatario.
La cosiddetta ‘occupazione’ rappresenta l’estrinsecazione materiale della condotta vietata, finalizzata a realizzare l’abusiva invasione.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione ha concluso che i giudici di merito avevano già ampiamente vagliato e disatteso, con argomenti logici e giuridici corretti, le tesi difensive che erano state meramente riproposte in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva fatto una corretta applicazione del principio di diritto sopra esposto, ritenendo configurabile il reato sulla base dell’occupazione senza titolo. Poiché i ricorsi erano generici e non individuavano vizi di legittimità concreti, non potevano che essere dichiarati inammissibili.
Le Conclusioni
Con questa ordinanza, la Suprema Corte non solo definisce i contorni del reato di invasione di immobile, ma lancia un chiaro monito sulla tecnica redazionale dei ricorsi. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle difese di merito o una richiesta di riconsiderare le prove. Deve, invece, contenere critiche specifiche, pertinenti e ancorate a precise violazioni di legge o a vizi logici manifesti della motivazione. In mancanza di tali requisiti, l’esito è la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.
Cosa rende un ricorso per cassazione inammissibile in un caso di invasione di immobile?
Un ricorso è inammissibile se è generico, non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata e si limita a proporre una diversa valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.
Quando si configura il reato di invasione di immobile?
Il reato si configura ogni volta che un immobile viene occupato ‘sine titulo’, cioè senza un valido titolo legale. Ciò include anche il subentro non autorizzato a un precedente inquilino o a un parente che era il legittimo assegnatario.
Quali sono state le conseguenze per i ricorrenti in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4974 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4974 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 17/12/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a CATANIA il 09/12/1953 COGNOME nato a CATANIA il 24/12/1951
avverso la sentenza del 12/01/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi di NOME COGNOME e COGNOME NOME, ritenuto che il primo motivo di ricorso che deduce la violazione di legge e ki (I vit..° cortezza della motivazione postq a base del giudizio di responsabilità in ordine alla fattispecie di invasione di terreni o edifici è privo di concreta specificità e ten a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati da giudice di merito, estranee al sindacato del presente giudizio ed evulse da pertinente individuazione di specifici e decisivi travisamenti delle emergenze processuali valorizzate dai giudicanti;
che, la mancanza di specificità del motivo deve apprezzarsi non solo per la sua genericità, come indeterminatezza, ma anche per la mancanza di correlazione tra la complessità delle ragioni argomentate nella decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione, queste non potendo ignorare le esplicitazioni del giudice censurato, senza cadere nel vizio di mancanza di specificità;
che, invero, i giudici del merito hanno ampiamente vagliato e disatteso, con corretti argomenti logici e giuridici, le doglianze difensive dell’appello, meramente riprodotte in questa sede;
peraltro, la Corte d’appello ha fatto corretta applicazione del principio di diritto in forza del quale Il reato di invasione deve, du7lue, ritenersi configurabile ogniqualvolta si occupa un immobile sine titulo e cvfie a tale riguardo devono considerarsi anche le condotte di chi subentra nell’appartamento di proprietà di un ente pubblico, previa autorizzazione del precedente legittimo detentore ovvero di chi occupa l’immobile a titolo di mera cortesia o ancora, come nel caso oggetto di scrutinio, in virtù di un rapporto di parentela con l’originario e legitti assegnatario. La conseguente “occupazione” deve ritenersi, pertanto, l’estrinsecazione materiale della condotta vietata e la finalità per la quale viene posta in essere l’abusiva invasione (Sez. 2, n. 27041 del 24/03/2023, COGNOME, Rv. 284792 – 01);
rilevato che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 17 dicembre 2024
Il Consigliere estensore
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La Presidente