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Invasione di edifici: quando è reato? La Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata per il reato di invasione di edifici. La Corte conferma che per la configurazione del reato non è necessaria la violenza, ma è sufficiente l’introduzione arbitraria e stabile in un immobile altrui. Viene inoltre ribadito che lo stato di necessità può giustificare l’occupazione solo per un pericolo attuale e transitorio, non per risolvere esigenze abitative permanenti, e che la lunga durata della condotta esclude la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Invasione di Edifici: La Cassazione fa il Punto su Occupazione Stabile e Stato di Necessità

L’invasione di edifici è un reato che spesso genera dibattito, specialmente quando si intreccia con complesse questioni sociali come l’emergenza abitativa. Con la recente ordinanza n. 22398/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo tema, delineando con chiarezza i confini del reato, i limiti della causa di giustificazione dello stato di necessità e le condizioni per l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Occupazione e Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda una donna condannata per il reato di invasione di un immobile altrui. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputata, insieme al suo compagno, aveva occupato stabilmente l’abitazione, portandovi i propri effetti personali. Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Tre Punti Chiave

La difesa ha contestato la decisione dei giudici di merito sotto tre profili:

1. Errata qualificazione giuridica: Si sosteneva un vizio di motivazione riguardo alla qualificazione del fatto come reato di invasione e alla prova stessa dell’occupazione.
2. Mancato riconoscimento della tenuità del fatto: La difesa riteneva che il fatto dovesse essere considerato di particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p., con conseguente esclusione della punibilità.
3. Esclusione dello stato di necessità: Si lamentava il mancato riconoscimento della scriminante dello stato di necessità, che avrebbe giustificato la condotta dell’imputata.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. L’imputata è stata quindi condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza: Analisi dell’Invasione di Edifici

La Corte ha fornito una motivazione chiara e lineare per ciascuno dei punti sollevati, ribadendo principi giuridici consolidati.

Qualificazione del Reato di Invasione: Non Serve la Violenza

In primo luogo, i giudici hanno confermato che per integrare il reato di invasione di edifici non sono necessarie condotte violente. La nozione di “invasione” si riferisce a qualsiasi comportamento arbitrario di chi si introduce in una proprietà altrui contra ius, ovvero senza averne diritto. Nel caso di specie, l’occupazione stabile dell’immobile con i propri oggetti personali era una prova sufficiente a configurare la condotta illecita, a prescindere dall’assenza di uno spoglio violento ai danni del legittimo assegnatario.

Particolare Tenuità del Fatto e Durata della Condotta

Sul secondo motivo, la Corte ha ritenuto logica e giuridicamente corretta la decisione dei giudici di merito di negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La motivazione si fonda su un elemento cruciale: la “protrazione nel tempo della condotta”. Un’occupazione che si prolunga nel tempo non può essere considerata un’offesa di “particolare tenuità”, poiché la sua durata ne accentua la gravità.

I Limiti dello Stato di Necessità nell’Occupazione Abusiva

Infine, riguardo allo stato di necessità, la Cassazione ha richiamato il suo orientamento consolidato. La scriminante può essere invocata solo per far fronte a un pericolo attuale, inevitabile e transitorio di un danno grave alla persona. Non può, invece, essere utilizzata come soluzione a un’esigenza abitativa di carattere permanente e definitivo. Lo stato di necessità è concepito per situazioni di emergenza temporanea, non per sopperire alla strutturale difficoltà di trovare un alloggio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali in materia di reati contro il patrimonio. In primo luogo, l’occupazione stabile di un immobile altrui è sufficiente per configurare il reato di invasione, anche senza atti di violenza. In secondo luogo, la durata dell’occupazione è un fattore rilevante che può impedire il riconoscimento della non punibilità per tenuità del fatto. Infine, la difesa basata sullo stato di necessità in caso di occupazione abusiva ha margini di applicazione molto stretti, limitati a pericoli imminenti e temporanei, senza potersi estendere a risolvere problemi abitativi cronici.

Per commettere il reato di invasione di edifici è necessaria la violenza?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il reato si configura con il semplice comportamento arbitrario di chi si introduce in una proprietà altrui senza averne diritto (contra ius), anche senza modalità esecutive violente. La stabile occupazione dell’immobile con i propri effetti personali è sufficiente.

Lo stato di necessità può giustificare l’occupazione abusiva di un immobile?
Sì, ma solo in casi molto specifici e limitati. Può essere invocato per far fronte a un pericolo attuale, transitorio e inevitabile di un danno grave alla persona. Non può essere utilizzato per risolvere in via definitiva la propria esigenza abitativa permanente.

Perché la lunga durata di un’occupazione abusiva può impedire il riconoscimento della “particolare tenuità del fatto”?
La Corte ha ritenuto che la protrazione nel tempo della condotta illecita è un elemento che ne aumenta la gravità intrinseca. Di conseguenza, un’occupazione che dura a lungo non può essere considerata un’offesa di “particolare tenuità”, escludendo così l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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