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Inutilizzabilità screenshot: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione affronta il tema dell’inutilizzabilità degli screenshot come prova nel processo penale se acquisiti senza decreto di sequestro. Nonostante l’accoglimento del principio, la Corte ha rigettato il ricorso di un indagato, confermando la misura cautelare sulla base di altre prove schiaccianti che smentivano la sua versione dei fatti e ne confermavano l’elevata pericolosità sociale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inutilizzabilità Screenshot: Prova Nulla ma Misura Cautelare Confermata

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: l’inutilizzabilità degli screenshot di messaggi come prova nel processo penale. Il caso analizzato offre uno spunto fondamentale per comprendere come, anche in presenza di una prova acquisita illegittimamente, una misura cautelare possa essere comunque considerata valida se fondata su altri elementi solidi. Approfondiamo la vicenda e i principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Violazione della Sorveglianza e Giustificazioni Incongrue

Il ricorrente, un soggetto già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un determinato comune, veniva fermato dalle forze dell’ordine al di fuori del territorio autorizzato. Si trovava a bordo di un’auto condotta dal padre e giustificava la sua presenza in quel luogo con un’improvvisa emergenza sanitaria, una crisi d’astinenza che, a suo dire, richiedeva un immediato ricovero ospedaliero.

Tuttavia, questa versione dei fatti è apparsa fin da subito poco credibile agli inquirenti. Nessuna telefonata di soccorso era stata fatta al 118 o ad altri presidi sanitari della zona. Inoltre, l’andatura del veicolo, descritta come moderata, non sembrava compatibile con una corsa disperata verso l’ospedale. A consolidare i sospetti, le forze dell’ordine acquisivano, tramite screenshot dal cellulare dell’indagato, alcuni messaggi che sembravano smentire la sua versione. Sulla base di questi elementi, il Tribunale prima e la Corte del riesame poi, confermavano la misura degli arresti domiciliari.

L’Inutilizzabilità degli Screenshot nel Processo Penale

Il primo motivo di ricorso in Cassazione si è concentrato proprio su questo punto. La difesa ha sostenuto l’inutilizzabilità degli screenshot perché acquisiti dalla polizia giudiziaria di propria iniziativa, senza un decreto di sequestro del Pubblico Ministero e in assenza di ragioni d’urgenza. La Cassazione ha accolto pienamente questa censura.

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: i messaggi scambiati tramite app di messaggistica, come WhatsApp, hanno natura di corrispondenza e sono tutelati da garanzie costituzionali. La loro acquisizione mediante screenshot da parte della polizia, senza un provvedimento del magistrato, costituisce una violazione delle norme procedurali (art. 254 c.p.p.). Tale violazione rende la prova affetta da ‘inutilizzabilità patologica’, ovvero non può essere in alcun modo usata dal giudice per fondare la propria decisione.

La Decisione: perché il Ricorso è Stato Rigettato?

Nonostante l’accertata inutilizzabilità degli screenshot, la Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la misura cautelare. La decisione si fonda su un’attenta analisi dell’intero compendio indiziario. I giudici hanno sottolineato che la motivazione dei provvedimenti precedenti non si basava esclusivamente sui messaggi illegittimamente acquisiti.

Esistevano, infatti, altri elementi convergenti e sufficienti a sostenere la gravità indiziaria e la necessità della misura:
1. Incongruità della giustificazione: L’assenza di chiamate di emergenza al 118 o ad altri numeri utili smentiva palesemente la tesi della crisi sanitaria impellente.
2. Comportamento non emergenziale: La guida tranquilla del padre non era coerente con una situazione di grave pericolo per la salute.
3. Elevata pericolosità sociale: L’indagato aveva numerosi precedenti penali per reati gravi (rapina, furto, evasione) e, soprattutto, era già stato sottoposto a una misura cautelare per lo stesso reato di violazione della sorveglianza solo poche settimane prima. Questo dimostrava una spiccata tendenza a delinquere e un alto rischio di recidiva.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, pur eliminando dal ragionamento probatorio la prova inutilizzabile (gli screenshot), il quadro indiziario a carico del ricorrente rimaneva solido e grave. La versione dei fatti fornita dall’indagato era un’ipotesi alternativa palesemente inverosimile, smentita da dati oggettivi. La giurisprudenza di legittimità è chiara nel ritenere che una spiegazione alternativa, per essere presa in considerazione, deve essere plausibile, altrimenti gli indizi a carico mantengono il loro pieno valore probatorio.

Inoltre, per quanto riguarda la valutazione della pericolosità sociale, la Corte ha ritenuto il secondo motivo di ricorso inammissibile. Il Tribunale del riesame aveva correttamente motivato la necessità degli arresti domiciliari basandosi sulla recente e specifica reiterazione del reato e sui numerosi e gravi precedenti penali, elementi che rendevano inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva. La decisione era quindi immune da vizi logici o violazioni di legge.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni. La prima è un monito per gli organi inquirenti: l’acquisizione di prove digitali, come i messaggi, deve sempre avvenire nel rispetto delle garanzie procedurali, pena la loro completa inutilizzabilità. La seconda è una precisazione fondamentale per la difesa: l’eventuale nullità di una prova non comporta automaticamente il crollo dell’intero impianto accusatorio. Se esistono altri elementi di prova, autonomi e sufficienti, in grado di dimostrare la colpevolezza e giustificare una misura restrittiva, questa resterà valida. Il giudizio si basa sulla totalità del materiale probatorio legittimamente acquisito, non su un singolo elemento isolato.

Gli screenshot di messaggi sono sempre prove valide in un processo penale?
No. Secondo la Cassazione, i messaggi scambiati tramite app sono considerati corrispondenza. Per essere utilizzati come prova, devono essere acquisiti con un decreto di sequestro del Pubblico Ministero. Se la polizia giudiziaria li acquisisce tramite screenshot di propria iniziativa, senza decreto e senza ragioni d’urgenza, tale prova è inutilizzabile.

Perché il ricorso è stato respinto nonostante l’inutilizzabilità degli screenshot?
Il ricorso è stato respinto perché la decisione di applicare la misura cautelare non si basava esclusivamente sugli screenshot. Esistevano altri elementi di prova solidi e convergenti, come l’inverosimiglianza della giustificazione fornita dall’indagato (nessuna chiamata al 118), il suo comportamento e la sua elevata pericolosità sociale, dimostrata da precedenti specifici e recenti.

Come viene valutata la pericolosità sociale per applicare una misura cautelare?
La pericolosità sociale viene valutata sulla base di elementi concreti e attuali. Nel caso di specie, i giudici hanno considerato l’elevato disvalore del reato contestato, i numerosi precedenti penali dell’indagato per reati gravi (rapina, furto, evasione) e, soprattutto, il fatto che avesse commesso lo stesso reato di violazione della sorveglianza poco tempo prima, dimostrando un’alta probabilità di commettere ulteriori crimini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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