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Inutilizzabilità prove: Cassazione su atti post-indizi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38125/2024, ha stabilito un importante principio sull’inutilizzabilità prove tributarie. Una volta emersi indizi di reato durante una verifica fiscale, qualsiasi prova, sia digitale che cartacea, raccolta senza le garanzie del codice di procedura penale è inutilizzabile. La Corte ha ritenuto illogica la distinzione operata in appello tra dati informatici (inutilizzabili) e documenti cartacei (utilizzabili), annullando la condanna per i reati residui, dichiarandoli estinti per prescrizione.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inutilizzabilità prove tributarie: la Cassazione traccia una linea netta

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 38125 del 2024, ha affrontato un tema cruciale al confine tra procedimento amministrativo e processo penale: l’inutilizzabilità prove tributarie raccolte dopo l’emersione di indizi di reato. La decisione stabilisce che, una volta superato questo confine, tutte le attività di ricerca della prova devono rispettare le garanzie difensive previste dal codice di procedura penale, indipendentemente dalla natura (digitale o cartacea) del materiale acquisito.

I Fatti del Caso: Dalla Verifica Fiscale al Processo Penale

Il caso trae origine da una complessa attività di verifica fiscale condotta dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un consorzio e delle cooperative ad esso collegate. Durante l’ispezione, gli accertatori si imbattono in elementi che fanno emergere il sospetto di gravi reati tributari, quali l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la dichiarazione fraudolenta. Di conseguenza, viene informata la Procura della Repubblica, ma l’attività ispettiva prosegue con l’acquisizione di un’ingente mole di documentazione, sia cartacea (fatture, contratti, libri contabili) sia informatica (email, file estratti dai computer aziendali).

Questo materiale probatorio diventa il fondamento del successivo processo penale a carico di numerosi imputati, che vengono condannati in primo e secondo grado.

La Decisione della Corte d’Appello e l’inutilizzabilità prove tributarie parziale

In sede di appello, le difese sollevano un’eccezione fondamentale basata sull’art. 220 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. Tale norma impone che, quando nel corso di un’attività ispettiva amministrativa emergono indizi di reato, gli atti necessari per assicurare le fonti di prova devono essere compiuti nel rispetto delle norme processuali penali.

La Corte d’Appello accoglie parzialmente l’eccezione, operando una distinzione: dichiara inutilizzabili i dati informatici (come le email), in quanto la loro acquisizione avrebbe richiesto un decreto di sequestro motivato. Ritiene, invece, pienamente utilizzabili i documenti cartacei (fatture, contratti, estratti conto), considerandoli ‘ostensibili’ per loro natura e quindi acquisibili senza le stesse formalità. Questa distinzione ha permesso di confermare la condanna per alcuni dei reati residui.

Le Motivazioni della Cassazione: Un Unico Regime di Inutilizzabilità

La Suprema Corte ha censurato questa impostazione, ritenendola illogica e in contrasto con la ratio della norma. Il fulcro del ragionamento della Cassazione è che il momento cruciale è l’emersione degli indizi di reato. Da quel preciso istante, l’attività amministrativa deve ‘cedere il passo’ alle modalità investigative penali per garantire i diritti della difesa. La distinzione tra prova digitale e prova cartacea è apparsa ai giudici priva di fondamento giuridico. Non è la natura del documento a determinare le regole di acquisizione, ma il contesto in cui l’acquisizione avviene. Se il contesto è quello di un’indagine penale di fatto, allora tutte le prove, per essere utilizzabili, devono essere raccolte nel rispetto delle garanzie previste, come il sequestro probatorio con decreto motivato del Pubblico Ministero. La Corte ha sottolineato che ammettere una soluzione diversa significherebbe consentire di aggirare le garanzie difensive semplicemente delegando l’acquisizione di prove a un’autorità amministrativa. Pertanto, l’inutilizzabilità prove tributarie si applica a tutta la documentazione acquisita dopo l’emersione dei sospetti senza rispettare le forme del codice di rito.

Le Conclusioni: Prescrizione e Revoca della Confisca

L’accoglimento del ricorso e la conseguente dichiarazione di inutilizzabilità di gran parte del materiale probatorio hanno privato la condanna del suo fondamento. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti dei ricorrenti, dichiarando i reati a loro ascritti estinti per intervenuta prescrizione. In applicazione del principio dell’effetto estensivo dell’impugnazione, l’annullamento è stato esteso anche a un altro co-imputato che non aveva presentato ricorso. Infine, data l’estinzione dei reati, è stata revocata anche la confisca per equivalente che era stata disposta nei confronti di uno degli imputati.

Dopo che emergono indizi di reato durante una verifica fiscale, le prove raccolte possono essere usate nel processo penale?
No, se vengono raccolte senza rispettare le norme del codice di procedura penale. L’art. 220 disp. att. c.p.p. impone che da quel momento si applichino le garanzie difensive, altrimenti le prove sono inutilizzabili.

L’inutilizzabilità delle prove raccolte in violazione delle norme processuali riguarda solo i dati informatici?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la sanzione dell’inutilizzabilità si applica a tutte le prove, sia digitali che cartacee (come fatture, contratti e libri contabili), se acquisite dopo l’emersione degli indizi di reato senza le formalità previste (es. decreto di sequestro).

Cosa succede a una condanna basata su prove dichiarate inutilizzabili dalla Cassazione?
La condanna viene annullata. Nel caso specifico, essendo venuto meno il fondamento probatorio della colpevolezza e non essendoci elementi per un’assoluzione nel merito, la Corte ha dichiarato l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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