LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Introduzione droga in carcere: la Cassazione decide

Un uomo, accusato di far parte di un’organizzazione per l’introduzione di droga in carcere tramite posta, ha presentato ricorso contro la misura degli arresti domiciliari. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l’appartenenza a una struttura criminale organizzata esclude la possibilità di qualificare il reato come di ‘lieve entità’, a prescindere dalla quantità di stupefacente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Introduzione di Droga in Carcere: Quando non si può Parlare di Lieve Entità

L’introduzione di droga in carcere rappresenta un reato di particolare gravità, che mina la sicurezza e l’ordine degli istituti penitenziari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità di tali condotte, escludendo l’applicabilità dell’ipotesi di reato di ‘lieve entità’ quando il fatto si inserisce in un contesto associativo strutturato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Salerno confermava la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un soggetto, accusato di aver introdotto sostanza stupefacente (hashish) nel carcere locale. Secondo le indagini, l’indagato agiva su precise indicazioni del cognato detenuto, inviando la droga tramite corrispondenza epistolare destinata a detenuti fittizi o inconsapevoli per eludere i controlli. Questa attività non era un episodio isolato, ma si inseriva in un’articolata organizzazione criminale operante all’interno del penitenziario, finalizzata alla vendita di droga, telefoni e altro materiale vietato.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione contestando la decisione del Tribunale del Riesame sulla base di tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso

L’imputato lamentava principalmente tre vizi:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava la presunta assenza di un’autonoma valutazione da parte del Giudice per le indagini preliminari, che si sarebbe limitato a recepire la richiesta del Pubblico Ministero.
2. Vizio di motivazione sui gravi indizi di colpevolezza: Si sosteneva che le prove, in particolare le intercettazioni, non confermassero l’uso di mittenti fittizi per sviare i controlli.
3. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva il riconoscimento dell’ipotesi di reato di ‘lieve entità’ (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990), a suo dire erroneamente esclusa solo per la presenza di un’aggravante.

La Valutazione della Corte sull’Introduzione di Droga in Carcere

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure sollevate. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa sia degli aspetti procedurali che di quelli sostanziali.

Genericità dei Primi Due Motivi di Ricorso

I primi due motivi sono stati giudicati generici. La Corte ha osservato che il ricorrente non si era confrontato adeguatamente con le argomentazioni del Tribunale. Quest’ultimo, infatti, aveva evidenziato come l’ordinanza originaria avesse esaminato ampi stralci delle intercettazioni, da cui emergeva chiaramente l’attività illecita. Inoltre, il coinvolgimento dell’indagato era stato provato non solo dalle conversazioni, ma anche da riscontri oggettivi, come il sequestro di stupefacenti inviati a un detenuto straniero che aveva disconosciuto il mittente.

L’Esclusione della Lieve Entità nel Contesto Associativo

Il punto cruciale della sentenza riguarda il terzo motivo. La Corte ha stabilito che il motivo era manifestamente infondato. Ha ribadito un principio consolidato secondo cui, per riconoscere la ‘lieve entità’, non basta guardare al solo dato quantitativo e qualitativo della sostanza. È necessario valutare tutti i parametri indicati dalla norma, ovvero i ‘mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione’.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono state chiare e nette. Il Tribunale aveva correttamente escluso la configurabilità della lieve entità proprio alla luce delle circostanze complessive. L’introduzione di droga in carcere non era un fatto estemporaneo, ma il frutto di un’azione pianificata all’interno di una ‘articolata, ramificata e stabile struttura associativa’.

Questo contesto organizzato, finalizzato a un traffico sistematico all’interno delle mura carcerarie, assume un ‘valore negativo assorbente’. In altre parole, la gravità derivante dal far parte di un’associazione criminale è tale da non poter essere compensata da altri fattori di segno opposto (come, ad esempio, una quantità non ingente di droga). Il ricorso non aveva nemmeno menzionato tali fattori, rendendo la doglianza ancora più debole.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla gravità di un reato in materia di stupefacenti deve essere globale. L’introduzione di droga in carcere, se perpetrata attraverso una rete criminale stabile e organizzata, manifesta un’offensività tale da impedire l’applicazione della più mite fattispecie della lieve entità. La decisione sottolinea come il contesto operativo e le modalità dell’azione siano indicatori decisivi della pericolosità della condotta, prevalendo sul mero dato quantitativo della sostanza illecitamente commercializzata.

Quando l’introduzione di droga in carcere non può essere considerata reato di lieve entità?
Secondo la Corte, non può essere considerata di lieve entità quando si inserisce in un contesto criminale strutturato. L’esistenza di un’articolata, ramificata e stabile struttura associativa per la commercializzazione di stupefacenti all’interno del carcere è un fattore di gravità tale da assorbire e superare altri elementi potenzialmente attenuanti, come la quantità della sostanza.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è inammissibile per genericità quando le censure non si confrontano specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata. Nel caso di specie, il ricorrente non ha indicato con precisione a quali questioni il Tribunale non avesse risposto o quali argomenti fossero apodittici, limitandosi a enunciare critiche in termini astratti e assiomatici.

Quali elementi sono sufficienti per provare i gravi indizi di colpevolezza in casi simili?
La Corte ha ritenuto sufficienti non solo il contenuto delle intercettazioni telefoniche, ma anche i riscontri oggettivi. In questo caso, il sequestro dello stupefacente inviato tramite corrispondenza a un detenuto che ha negato di conoscere il mittente ha costituito una prova concreta che, unita al contesto associativo, ha rafforzato il quadro dei gravi indizi di colpevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati