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Intestazione fittizia: il sequestro è valido

La Cassazione conferma il sequestro preventivo di quote societarie per intestazione fittizia. Per la misura cautelare reale è sufficiente il ‘fumus’ del reato, basato sulla gestione occulta da parte dei reali proprietari, senza la necessità di provare pienamente il dolo del prestanome.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intestazione Fittizia: Quando il Sequestro Preventivo è Legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3157 del 2024, si è pronunciata su un caso di intestazione fittizia di quote societarie, chiarendo i presupposti per la legittimità di un sequestro preventivo. La decisione offre importanti spunti sulla valutazione del fumus boni iuris e sul ruolo del prestanome in fase cautelare. Il caso riguardava il sequestro di quote di quattro società portoghesi, formalmente intestate a un imprenditore ma, secondo l’accusa, riconducibili a soggetti che intendevano eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.

Il Caso: Quote Societarie Estere Sotto Sequestro

Il Tribunale di Reggio Calabria aveva confermato un’ordinanza di sequestro preventivo sulle quote di quattro società portoghesi, intestate a un singolo soggetto. Il provvedimento si basava sul presupposto che la titolarità fosse fittizia e che i reali proprietari fossero altre persone, interessate a nascondere i loro patrimoni per sottrarli a eventuali misure di prevenzione.

Il titolare formale delle quote ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni:
1. Mancanza dell’elemento oggettivo del reato: La difesa sosteneva che provare la gestione di fatto delle società da parte dei presunti proprietari occulti non fosse sufficiente a dimostrare l’attribuzione fittizia.
2. Insussistenza dell’elemento soggettivo: Si contestava che i reali proprietari avessero un concreto timore di subire misure di prevenzione all’epoca della costituzione delle società.
3. Assenza di dolo del prestanome: Il ricorrente affermava di essere un legittimo socio e amministratore, regolarmente assunto e residente in Portogallo, e che non vi era prova della sua consapevolezza di agire come prestanome.

La Valutazione del ‘Fumus’ nell’Intestazione Fittizia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. Uno dei punti centrali della decisione riguarda la nozione di fumus boni iuris nell’ambito del sequestro preventivo. I giudici hanno ribadito che, in sede di riesame, la valutazione non deve consistere in un accertamento pieno della colpevolezza, ma in un controllo di compatibilità tra i fatti emersi e la fattispecie di reato contestata.

Per quanto riguarda l’elemento oggettivo dell’intestazione fittizia, la Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione del Tribunale, secondo cui la gestione integrale delle società e le decisioni strategiche (come l’ingresso di nuovi soci) da parte dei proprietari occulti costituivano elementi idonei a fondare il fumus del reato. Non è necessario, in questa fase, fornire una prova schiacciante del singolo atto traslativo fittizio, essendo sufficiente dimostrare che la titolarità apparente non corrisponde alla realtà sostanziale.

L’Elemento Soggettivo e il Rischio di Misure di Prevenzione

Anche le censure relative all’elemento soggettivo (il dolo specifico) dei proprietari occulti sono state respinte. Il Tribunale aveva adeguatamente motivato le ragioni per cui questi soggetti potessero temere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Erano stati valorizzati elementi come il coinvolgimento in un gruppo criminale dedito al riciclaggio, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia sulla loro ricchezza di provenienza illecita e precedenti segnalazioni per reati tributari. Questi fattori, nel loro complesso, rendevano verosimile lo scopo di eludere la normativa di prevenzione attraverso l’intestazione fittizia delle società.

Il Ruolo del Prestanome nel Sequestro Preventivo

Un passaggio cruciale della sentenza riguarda la posizione del presunto prestanome. La Cassazione ha chiarito che, ai fini del sequestro preventivo (misura cautelare reale), non è indispensabile accertare con gravità indiziaria il dolo specifico del soggetto interposto, a differenza di quanto sarebbe richiesto per l’applicazione di una misura cautelare personale.

La valutazione del giudice deve concentrarsi sulla sussistenza del fumus del reato nel suo complesso. In questo contesto, è sufficiente che emerga con verosimiglianza il dolo specifico in capo ai concorrenti (i proprietari occulti), ovvero la loro intenzione di schermare i propri beni. La piena prova della consapevolezza e del contributo del prestanome potrà essere oggetto di accertamento nel merito del processo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione di inammissibilità su principi consolidati. In primo luogo, il controllo di legittimità sul sequestro preventivo si limita alla violazione di legge, che include la mancanza assoluta o la mera apparenza della motivazione, ma non la sua manifesta illogicità. Nel caso di specie, il Tribunale aveva fornito una motivazione congrua e non apparente su tutti gli elementi costitutivi del reato di trasferimento fraudolento di valori. La Corte ha inoltre confermato la corretta valutazione del periculum in mora, giustificato sia dalla necessità di impedire la prosecuzione della gestione occulta, sia in funzione di una futura confisca dei beni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: per procedere al sequestro di beni per intestazione fittizia, è sufficiente che il quadro indiziario delinei, in termini di verosimiglianza, una realtà economica diversa da quella formale. L’attenzione del giudice del riesame si concentra sulla figura dei reali proprietari e sul loro movente elusivo. La posizione del prestanome, sebbene rilevante per l’accertamento della sua responsabilità penale, assume un ruolo secondario ai fini della sola adozione della misura cautelare reale, per la quale è preponderante l’esigenza di ‘congelare’ i beni potenzialmente illeciti.

Per disporre un sequestro preventivo per intestazione fittizia, è necessario provare che il prestanome fosse pienamente consapevole dello scopo illecito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini del sequestro preventivo (misura reale), è sufficiente la ritenuta verosimile sussistenza del dolo specifico in capo ai soci occulti (i reali proprietari), mentre non è richiesta la prova con gravi indizi di colpevolezza del dolo del prestanome, a differenza di quanto servirebbe per una misura cautelare personale.

Cosa è sufficiente per dimostrare il ‘fumus’ del reato di trasferimento fraudolento di valori in fase cautelare?
È sufficiente dimostrare, sulla base di elementi di fatto, che la titolarità formale di un bene è solo apparente e che la gestione integrale e il controllo effettivo sono nelle mani di altri soggetti. La prova che i proprietari occulti si occupavano della gestione delle società e decidevano l’ingresso di nuovi soci è stata ritenuta sufficiente per integrare il ‘fumus’ dell’elemento oggettivo del reato.

Come si valuta il rischio che i veri proprietari volessero eludere le misure di prevenzione patrimoniali?
La valutazione si basa su un insieme di elementi concreti. Nel caso di specie, sono stati considerati rilevanti: la partecipazione passata a gruppi criminali dediti al riciclaggio, la reviviscenza del clamore mediatico su tali vicende, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia sulle ricchezze accumulate illecitamente e precedenti segnalazioni per reati tributari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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