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Interruzione pubblico servizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di una passeggera condannata per aver causato un ritardo di 31 minuti a un treno. La Corte ha stabilito che un’interruzione di tale durata costituisce reato di interruzione pubblico servizio, in quanto rappresenta un’alterazione ‘apprezzabile’ della regolarità del servizio. Inoltre, ha confermato la validità della notifica degli atti al difensore quando il domicilio dichiarato dall’imputata si rivela inidoneo. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interruzione Pubblico Servizio: un Ritardo di 31 Minuti è Reato? La Risposta della Cassazione

L’efficienza dei trasporti pubblici è fondamentale per la vita quotidiana di milioni di persone. Ma cosa succede quando un singolo individuo causa un ritardo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, chiarendo quando un’alterazione del servizio diventa penalmente rilevante e configurando il reato di interruzione pubblico servizio. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni legali di tali comportamenti.

Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Una passeggera è stata condannata dalla Corte di Appello per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.) e interruzione di un ufficio o servizio pubblico (art. 340 c.p.). In particolare, le veniva contestato di aver offeso l’onore e il prestigio di un capotreno durante il controllo dei biglietti e di aver causato un’interruzione della regolarità del servizio ferroviario per un tempo di 31 minuti. La difesa della donna ha deciso di impugnare la sentenza, portando il caso davanti alla Suprema Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Notifica e Rilevanza del Ritardo

Il ricorso si basava su due argomenti principali, uno di natura procedurale e uno di merito.

La Questione Procedurale: la Notifica al Difensore

La difesa sosteneva la nullità della notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello. Secondo il ricorrente, l’atto avrebbe dovuto essere notificato presso la residenza dell’imputata, come da lei dichiarato. Invece, la notifica era avvenuta presso il domicilio del difensore, ai sensi dell’art. 161, comma 4, del codice di procedura penale. Questa presunta irregolarità, secondo la difesa, avrebbe viziato l’intero procedimento d’appello.

La Questione Sostanziale: il Reato di Interruzione Pubblico Servizio

Sul merito della condanna, il difensore argomentava che un ritardo di 31 minuti non potesse essere considerato così significativo da costituire un’alterazione ‘apprezzabile’ del servizio pubblico, requisito necessario per integrare il reato di cui all’art. 340 c.p. Inoltre, si tentava di attribuire parte della responsabilità del ritardo alla stessa capotreno, accusata di aver contattato la Polizia Ferroviaria solo all’arrivo nella stazione successiva e non immediatamente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Correttezza della Notifica

Sul punto procedurale, i giudici hanno definito il motivo ‘manifestamente infondato’. Dagli atti è emerso che il tentativo di notifica presso il domicilio dichiarato dall’imputata non era andato a buon fine perché la persona risultava ‘sconosciuta all’indirizzo’. Di conseguenza, il domicilio si era rivelato inidoneo. In questi casi, la legge (art. 161, comma 4, c.p.p.) prevede correttamente che la notifica venga effettuata presso il difensore. La procedura seguita era, quindi, pienamente legittima.

L’Apprezzabile Alterazione del Servizio e l’Interruzione Pubblico Servizio

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha richiamato il suo consolidato orientamento giurisprudenziale, secondo cui per configurare il reato di interruzione pubblico servizio è sufficiente anche una temporanea alterazione, purché questa incida in modo ‘apprezzabile’ sulla funzionalità del servizio. Nel caso specifico, un ritardo di 31 minuti nel trasporto ferroviario è stato considerato una compromissione significativa e quindi penalmente rilevante. La Corte ha inoltre liquidato la censura sulla presunta colpa del capotreno come un argomento di fatto, inammissibile in sede di legittimità, e comunque smentito dalla stessa sentenza impugnata, da cui emergeva che il personale aveva immediatamente allertato le autorità competenti.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione conferma due principi importanti. In primo luogo, la scelta di un domicilio dichiarato comporta la responsabilità di garantirne l’idoneità; in caso contrario, le notifiche al difensore sono valide a tutti gli effetti. In secondo luogo, e più rilevante per la collettività, anche un ritardo di circa mezz’ora in un servizio essenziale come quello ferroviario non è una mera seccatura, ma può costituire un’alterazione penalmente rilevante. Questa sentenza ribadisce che la regolarità e la funzionalità dei servizi pubblici sono un bene giuridico tutelato penalmente e che i comportamenti che li compromettono in modo apprezzabile possono portare a una condanna.

Quando un ritardo di un servizio pubblico diventa reato di interruzione di pubblico servizio?
Un ritardo integra il reato quando produce un’alterazione apprezzabile della funzionalità del servizio, anche se solo temporanea. Secondo la Corte di Cassazione, un ritardo di 31 minuti nel servizio ferroviario è sufficiente a configurare tale reato.

Cosa succede se la notifica di un atto giudiziario all’indirizzo dichiarato dall’imputato non va a buon fine?
Se l’indirizzo dichiarato risulta inidoneo (ad esempio, perché la persona è sconosciuta a quell’indirizzo), la notifica viene legittimamente effettuata presso il difensore di fiducia, come previsto dall’art. 161, comma 4, del codice di procedura penale, e si considera pienamente valida.

La responsabilità del ritardo può essere attribuita anche al personale del servizio pubblico per come ha gestito l’evento?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto irrilevante e infondato il tentativo di attribuire parte della colpa al capotreno. Dalla sentenza emergeva infatti che il personale aveva agito prontamente allertando le forze dell’ordine per gestire la situazione causata dall’imputata, escludendo così una sua negligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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