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Interrogatorio preventivo: quando può essere omesso?

La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per l’omissione dell’interrogatorio preventivo. Il caso riguarda un soggetto, già detenuto, destinatario di una nuova misura cautelare per traffico di stupefacenti. La difesa contestava la legittimità della misura per mancato interrogatorio, ritenendo il pericolo di fuga un mero pretesto. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che il Tribunale del riesame ha il potere di rivalutare autonomamente la sussistenza delle esigenze cautelari, incluso il pericolo di fuga, anche per chi è già in carcere, considerando la prospettiva di una futura scarcerazione. L’omissione dell’interrogatorio preventivo è stata quindi ritenuta legittima.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: Legittima l’Omissione se c’è Pericolo di Fuga, Anche per un Detenuto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di garanzie difensive: l’interrogatorio preventivo. La Suprema Corte ha stabilito che l’omissione di tale adempimento è legittima se sussiste un concreto pericolo di fuga, anche quando l’indagato si trova già in stato di detenzione per un’altra causa. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo, già detenuto in carcere per gravi reati tra cui estorsione e vicende omicidiarie legate al narcotraffico, che viene raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati al traffico di stupefacenti. La difesa presenta un’istanza di riesame, contestando la validità del nuovo provvedimento.

I Motivi del Ricorso

Il difensore solleva due principali motivi di ricorso.

In primo luogo, sostiene la violazione delle norme che introducono l’obbligo dell’interrogatorio preventivo (art. 291-quater c.p.p.). Secondo la difesa, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) avrebbe utilizzato in modo strumentale l’esigenza cautelare del pericolo di fuga per aggirare l’obbligo di interrogare l’indagato prima di emettere la misura. Essendo l’uomo già detenuto, il rischio di fuga sarebbe stato, a detta del ricorrente, del tutto inesistente.

In secondo luogo, si contesta la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato. La difesa evidenzia il tempo trascorso e il mutamento della situazione personale del proprio assistito come fattori che avrebbero dovuto attenuare, se non eliminare, tale pericolo.

L’Analisi della Corte sull’Interrogatorio Preventivo e il Riesame

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sul ruolo del Tribunale del riesame e sulla valutazione delle esigenze cautelari.

L’Effetto Interamente Devolutivo del Riesame

Il punto centrale della decisione risiede nella natura del giudizio di riesame. La Corte ribadisce un principio consolidato: il riesame è un mezzo di impugnazione con “effetto interamente devolutivo”. Questo significa che il Tribunale del riesame non si limita a controllare la correttezza formale della motivazione del GIP, ma è chiamato a una verifica completa e autonoma dei presupposti che legittimano la misura cautelare. Può confermare, annullare o modificare il provvedimento anche per ragioni diverse da quelle indicate dal GIP o dalla difesa. Di conseguenza, il suo compito non è valutare se il GIP potesse ritenere esistente il pericolo di fuga, ma accertare se tale pericolo fosse effettivamente sussistente al momento della decisione.

La Valutazione del Pericolo di Fuga per il Detenuto

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, lo stato di detenzione non esclude a priori il pericolo di fuga. Il Tribunale del riesame ha correttamente osservato che la fine della pena, fissata in un futuro non lontano (2028), rendeva concreta la prospettiva di provvedimenti penitenziari che avrebbero potuto portare alla scarcerazione dell’indagato. Di fronte a questa eventualità, unita alla gravità dei fatti e alla condizione di irregolare senza fissa dimora, il rischio che l’indagato potesse far perdere le proprie tracce è stato ritenuto concreto e attuale. Pertanto, l’omissione dell’interrogatorio preventivo è stata giudicata legittima.

Il Pericolo di Reiterazione e l’Attualità della Misura

Anche riguardo al secondo motivo, la Corte non accoglie le argomentazioni della difesa. Viene sottolineato che il requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione non equivale a un’imminenza di commissione di nuovi reati. Esso indica, piuttosto, la persistenza nel tempo della pericolosità sociale dell’indagato. Nel caso specifico, il periodo trascorso in carcere non è considerato “tempo silente” in grado di attenuare tale pericolosità, poiché l’attività di narcotraffico era stata interrotta forzatamente dalla detenzione e non da una scelta volontaria. La professionalità, la frequenza dei reati e la fitta rete di contatti criminali sono stati ritenuti elementi concreti indicativi di una propensione a delinquere ancora attuale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha consolidato due principi fondamentali di procedura penale. In primo luogo, ha riaffermato l’ampia portata cognitiva del Tribunale del riesame, il quale deve procedere a una rivalutazione completa e autonoma di tutti i presupposti della misura cautelare, senza essere vincolato dalla motivazione del primo giudice. In secondo luogo, ha chiarito che il pericolo di fuga, quale presupposto per omettere l’interrogatorio preventivo, può essere ravvisato anche nei confronti di un soggetto già detenuto, qualora esista una prospettiva concreta di scarcerazione che renda attuale il rischio di sottrazione alla giustizia. Infine, ha specificato che il tempo trascorso in detenzione non interrompe di per sé l’attualità del pericolo di reiterazione, specialmente in contesti di criminalità organizzata e professionale.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per l’interpretazione delle nuove norme sull’interrogatorio preventivo. Essa bilancia la nuova garanzia difensiva con le irrinunciabili esigenze cautelari, chiarendo che lo stato di detenzione non costituisce uno scudo automatico contro la valutazione del pericolo di fuga. La decisione sottolinea inoltre il ruolo cruciale del Tribunale del riesame come giudice a tutto tondo della misura, il cui compito è verificare nel merito la sussistenza delle condizioni che la giustificano, al di là delle motivazioni originarie del GIP.

È possibile omettere l’interrogatorio preventivo per un indagato già detenuto per altra causa?
Sì, secondo la Corte è possibile. Sebbene l’indagato sia detenuto, il pericolo di fuga può essere ritenuto concreto e attuale in vista di una futura possibile scarcerazione (ad esempio, per fine pena o per l’accesso a misure alternative). Tale pericolo giustifica l’omissione dell’interrogatorio.

Quali sono i poteri del Tribunale del riesame quando valuta un’ordinanza cautelare?
Il Tribunale del riesame ha un potere di cognizione pieno e autonomo, definito “effetto interamente devolutivo”. Non si limita a controllare la motivazione del giudice che ha emesso la misura, ma deve verificare ex novo la sussistenza di tutti i presupposti, potendo confermare il provvedimento anche per ragioni diverse da quelle originarie.

Il tempo trascorso in carcere attenua automaticamente il pericolo di reiterazione del reato?
No. La Corte ha specificato che il tempo trascorso in detenzione non è “tempo silente” che di per sé riduce la pericolosità sociale. Se l’attività criminale è stata interrotta forzatamente dalla carcerazione, e non da una scelta dell’individuo, il pericolo che questa riprenda una volta tornato in libertà può essere considerato ancora attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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