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Interrogatorio preventivo: quando non è necessario

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interrogatorio preventivo, introdotto dalla recente riforma, non è necessario quando una misura cautelare viene applicata dal Tribunale del riesame in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero. La Corte ha chiarito che il procedimento di riesame garantisce di per sé il contraddittorio, rendendo superfluo l’interrogatorio preliminare. Il caso riguardava un imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta a cui erano stati applicati gli arresti domiciliari.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio preventivo: la Cassazione chiarisce quando non è obbligatorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12857 del 2025, fornisce un’interpretazione cruciale sulla nuova disciplina dell’interrogatorio preventivo introdotta dalla cosiddetta ‘legge Nordio’. Questa innovazione processuale mira a rafforzare il diritto di difesa, consentendo all’indagato di essere ascoltato prima dell’eventuale applicazione di una misura cautelare. La Suprema Corte ha però chiarito in quali circostanze questa regola può essere derogata, in particolare quando la decisione sulla misura viene presa in sede di riesame.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un imprenditore, indagato per una serie di reati di bancarotta legati alla gestione di due società fallite. Il Pubblico Ministero aveva richiesto per lui la custodia in carcere. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.), tuttavia, aveva rigettato la richiesta, non ritenendo sussistenti i requisiti di concretezza e attualità delle esigenze cautelari.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto appello al Tribunale del riesame. Quest’ultimo, accogliendo parzialmente l’appello, ha applicato all’indagato la misura degli arresti domiciliari. La difesa dell’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: la violazione della norma che impone l’interrogatorio preventivo e un’errata valutazione del pericolo di reiterazione del reato.

La Decisione della Corte sull’interrogatorio preventivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in entrambi i motivi. La parte più significativa della sentenza riguarda l’interpretazione dell’art. 291, comma 1-quater, del codice di procedura penale, che disciplina appunto l’interrogatorio preventivo.

L’Eccezione alla Regola Generale

La difesa sosteneva che, non essendo stato effettuato l’interrogatorio prima della decisione del Tribunale del riesame, l’ordinanza che applicava gli arresti domiciliari fosse nulla. La Cassazione ha dissentito, affermando un principio di diritto fondamentale: l’interrogatorio preventivo non è necessario quando la misura cautelare viene disposta dal Tribunale del riesame in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero contro un provvedimento di rigetto del G.I.P.

La ratio della norma, spiegano i giudici, è quella di garantire un contraddittorio anticipato, permettendo all’indagato di esporre le proprie difese prima di subire una restrizione della libertà personale. Tuttavia, il procedimento davanti al Tribunale del riesame è già di per sé una sede in cui il contraddittorio tra le parti (accusa e difesa) si svolge in modo pieno. Durante l’udienza camerale, la difesa ha la possibilità di presentare memorie, argomentare le proprie ragioni e l’indagato può chiedere di essere ascoltato. Di conseguenza, la finalità garantista della nuova norma è già stata soddisfatta.

La Valutazione del Pericolo di Reiterazione

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla valutazione del pericolo di commissione di altri reati, è stato respinto. La difesa lamentava che il Tribunale avesse basato la sua decisione su procedimenti ancora pendenti e non su condanne definitive. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, il giudice può legittimamente prendere in considerazione anche procedimenti pendenti a carico dell’indagato, specialmente se riguardano reati della stessa indole. Nel caso specifico, il modus operandi dell’imprenditore, la sua persistenza in attività economiche tramite prestanome e la pendenza di altri procedimenti per reati fiscali e truffa sono stati ritenuti elementi idonei a fondare un concreto e attuale pericolo di reiterazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione facendo leva sul principio del tempus regit actum e sulla funzione stessa del procedimento di riesame. L’obbligo dell’interrogatorio preventivo è posto in capo al giudice che per primo decide sulla richiesta di misura cautelare. Se questo giudice rigetta la richiesta, non sorge alcun obbligo di procedere all’interrogatorio. Quando la questione passa al Tribunale del riesame su appello del PM, si instaura un procedimento incidentale che assicura già un pieno contraddittorio. Imporre un ulteriore interrogatorio preventivo in questa fase sarebbe una duplicazione non necessaria, dato che il diritto di difesa è già ampiamente tutelato dalla possibilità di partecipare all’udienza di riesame. La Corte ha richiamato, a sostegno della propria tesi, anche la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza ‘Salvati’), che aveva già escluso la necessità dell’interrogatorio di garanzia (quello successivo alla misura) in casi analoghi, proprio perché il contraddittorio era stato assicurato in sede di impugnazione.

Le Conclusioni

La sentenza n. 12857/2025 chiarisce un importante aspetto applicativo della riforma sulle misure cautelari. Stabilisce che il diritto al contraddittorio anticipato, pur essendo un principio cardine, trova una sua concreta attuazione nel procedimento di appello cautelare davanti al Tribunale del riesame. Pertanto, in caso di appello del PM contro il rigetto di una misura, il Tribunale del riesame può applicare la misura stessa senza dover prima procedere all’interrogatorio preventivo. Questa decisione bilancia l’esigenza di garanzia per l’indagato con i principi di economia processuale, evitando adempimenti superflui quando il diritto di difesa è già stato pienamente esercitato.

Quando non è necessario l’interrogatorio preventivo prima di applicare una misura cautelare?
Secondo la Corte di Cassazione, l’interrogatorio preventivo non è necessario quando la misura cautelare è applicata dal Tribunale del riesame in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero contro la decisione di rigetto del G.I.P.

Perché il procedimento davanti al Tribunale del riesame sostituisce l’interrogatorio preventivo?
Perché il procedimento di riesame è di per sé una sede processuale che garantisce un pieno contraddittorio tra accusa e difesa. Durante l’udienza, la difesa ha la possibilità di esporre le proprie argomentazioni e l’indagato può chiedere di essere interrogato, soddisfacendo così la finalità garantista della norma sull’interrogatorio preventivo.

I procedimenti penali pendenti possono essere usati per giustificare il pericolo di reiterazione del reato?
Sì, la Corte ha confermato che, ai fini della valutazione della sussistenza del pericolo di reiterazione, il giudice può considerare anche i procedimenti penali pendenti a carico dell’indagato, specialmente se riguardano ipotesi di reato identiche o simili a quelle per cui si procede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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