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Interrogatorio preventivo: quando eccepire la nullità

Un uomo, sottoposto ad arresti domiciliari per traffico di stupefacenti, ha impugnato l’ordinanza lamentando la mancata effettuazione dell’interrogatorio preventivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l’omissione di tale interrogatorio genera una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita dalla difesa nel primo atto utile, ovvero durante l’interrogatorio di garanzia successivo all’applicazione della misura. Non avendolo fatto, la nullità si considera sanata.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo Omesso: La Cassazione sui Termini per Eccepire la Nullità

L’interrogatorio preventivo rappresenta una garanzia fondamentale per l’indagato, un momento di confronto diretto con il giudice prima che venga emessa una misura restrittiva della sua libertà. Ma cosa accade se questo passaggio viene omesso nei casi in cui è obbligatorio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la natura della nullità che ne deriva e, soprattutto, i termini perentori entro cui la difesa deve farla valere. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Traffico di Stupefacenti e Misura Cautelare

Il caso origina da un’ordinanza del Tribunale di Lecce che confermava la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un uomo, indagato per aver acquistato e ceduto ingenti quantitativi di cocaina. L’accusa si basava su intercettazioni telefoniche e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando tre principali violazioni:
1. Violazione procedurale: La mancata effettuazione dell’interrogatorio preventivo, obbligatorio per il reato contestato (art. 73 D.P.R. 309/90), non rientrando tra le fattispecie che consentono l’interrogatorio successivo all’arresto.
2. Mancanza di gravi indizi: Le prove a suo carico (conversazioni tra terzi e dichiarazioni di un pentito) erano ritenute generiche e non sufficientemente solide.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: La motivazione sulla necessità attuale della misura era considerata carente, dato il tempo trascorso dai fatti contestati.

Il Nodo Giuridico: La Natura della Nullità Processuale

Il punto centrale del ricorso, e di maggiore interesse giuridico, riguarda le conseguenze della mancata celebrazione dell’interrogatorio preventivo. La difesa sosteneva che tale omissione viziasse irrimediabilmente l’ordinanza cautelare. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dovuto sciogliere un dilemma procedurale complesso, aderendo a uno specifico orientamento giurisprudenziale.

La Decisione della Corte: Nullità a Regime Intermedio

La Suprema Corte ha stabilito che l’omissione dell’interrogatorio preventivo, quando obbligatorio, integra una nullità a regime intermedio, ai sensi dell’art. 178, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale. Questo tipo di nullità, a differenza di quelle assolute, non può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento, ma deve essere eccepita dalla parte interessata entro termini ben precisi per non essere sanata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che il primo momento utile per la difesa per eccepire tale vizio è proprio l’interrogatorio di garanzia che viene svolto dopo l’esecuzione della misura cautelare. L’art. 182 c.p.p. stabilisce infatti che le nullità intermedie devono essere dedotte prima del compimento dell’atto o, se ciò non è possibile, immediatamente dopo.

Nel caso di specie, il difensore dell’indagato non aveva sollevato l’eccezione durante l’interrogatorio di garanzia, ma lo aveva fatto per la prima volta solo in sede di riesame. Secondo la Cassazione, questo ritardo ha comportato la sanatoria della nullità. La Corte ha precisato che l’interrogatorio di garanzia postumo rappresenta il primo momento in cui la parte, regolarmente assistita, può e deve rappresentare al giudice la nullità verificatasi. La mancata deduzione in quella sede preclude la possibilità di farla valere successivamente.

Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, la Corte li ha ritenuti infondati:
– I gravi indizi di colpevolezza erano stati correttamente valutati dal Tribunale del Riesame, che aveva considerato il quadro probatorio nel suo complesso (intercettazioni sulla “droga parlata” e dichiarazioni del collaboratore), senza incorrere in vizi logici.
– Le esigenze cautelari sono state giudicate attuali e concrete, data la personalità dell’indagato, descritto come un “narcotrafficante di spicco” con legami con la criminalità organizzata, la cui operatività rendeva ancora presente il pericolo di reiterazione del reato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa sentenza offre un’indicazione procedurale di enorme importanza per gli avvocati penalisti. La decisione consolida il principio secondo cui la tempestività è fondamentale nella strategia difensiva. La violazione di una norma posta a garanzia del diritto di difesa, come quella sull’interrogatorio preventivo, se non eccepita al primo momento utile (l’interrogatorio di garanzia), perde la sua capacità di invalidare il provvedimento cautelare. Pertanto, la difesa deve essere estremamente vigile e pronta a sollevare ogni vizio procedurale sin dalle primissime fasi successive all’applicazione di una misura, per non vedere precluse le proprie ragioni in un momento successivo del procedimento.

Cosa succede se il giudice omette l’interrogatorio preventivo obbligatorio?
L’omissione genera una ‘nullità a regime intermedio’. Questo significa che l’atto è viziato, ma il vizio può essere ‘sanato’ (cioè corretto) se non viene contestato tempestivamente dalla difesa.

Entro quale termine la difesa deve contestare la mancanza dell’interrogatorio preventivo?
Secondo la sentenza, la nullità deve essere eccepita nel primo momento utile in cui la parte è assistita da un difensore. Questo momento è identificato nell’interrogatorio di garanzia che si svolge dopo l’applicazione della misura cautelare. Se l’eccezione non viene sollevata in quella sede, la nullità si considera sanata.

Le conversazioni intercettate tra altre persone possono essere usate come prova?
Sì. La Corte ha ribadito che il contenuto di intercettazioni telefoniche captate tra terzi, da cui emergano elementi di accusa, può costituire una fonte di prova diretta della colpevolezza dell’indagato, senza necessità di ulteriori riscontri, a condizione che il giudice ne valuti attentamente il significato con logica e rigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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