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Interrogatorio preventivo: attrazione tra reati connessi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26920/2025, stabilisce che in presenza di più reati contestati, di cui uno ‘ostativo’, non si deve procedere all’interrogatorio preventivo per nessuno di essi, a condizione che esista una connessione qualificata. Il ‘principio di attrazione’ prevale, estendendo la disciplina del reato più grave a quelli connessi per garantire l’efficacia e l’unitarietà delle indagini. Viene così annullata la decisione del Tribunale del Riesame che aveva ‘spacchettato’ le accuse, ritenendo nulla l’intera misura cautelare per l’omesso interrogatorio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio preventivo e reati connessi: la Cassazione stabilisce il principio di attrazione

L’interrogatorio preventivo rappresenta una delle più importanti garanzie difensive nel nostro ordinamento processuale penale. Prima di disporre una misura cautelare restrittiva della libertà personale, il giudice deve, di regola, sentire l’indagato. Esistono però delle eccezioni, legate alla particolare gravità di alcuni reati, detti ‘ostativi’. Ma cosa succede quando a un soggetto vengono contestati sia reati ostativi sia reati comuni? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26920 del 2025, interviene per chiarire questo complesso scenario, delineando il ‘principio di attrazione’ tra reati ai fini della disciplina cautelare.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che disponeva la custodia in carcere per un indagato accusato di plurimi reati, tra cui uno ‘ostativo’ (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, art. 12, co. 3, d.lgs. 286/98). Proprio la presenza di questo reato aveva permesso al GIP di omettere l’interrogatorio preventivo, estendendo tale deroga anche agli altri reati non ostativi contestati.

Successivamente, il Tribunale del Riesame, investito della questione dalla difesa, annullava integralmente l’ordinanza cautelare. La motivazione? Il Tribunale riteneva insussistente la gravità indiziaria proprio per il reato ostativo. Di conseguenza, secondo il Riesame, veniva meno il presupposto per derogare alla regola generale dell’interrogatorio, rendendo nulla l’intera misura per violazione del diritto di difesa.

Il Procuratore della Repubblica ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo l’irrazionalità di una soluzione che, a causa della caduta di un capo d’imputazione, travolgeva l’intera impalcatura cautelare, anche per i reati non ostativi per i quali sussistevano le esigenze.

Il Principio di Attrazione e l’Interrogatorio Preventivo

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del Pubblico Ministero, seppur per motivi parzialmente diversi, e fissa un principio di diritto di fondamentale importanza pratica. La Corte respinge l’idea di uno ‘spacchettamento’ o di una separazione dei procedimenti in fase cautelare. Quando le imputazioni sono oggettivamente o soggettivamente complesse, il giudice non può scindere le posizioni per applicare discipline procedurali diverse.

Il cuore della decisione risiede nel concetto di connessione qualificata. Secondo la Suprema Corte, la regola dell’attrazione opera quando i reati contestati (ostativi e non) sono legati da una connessione ai sensi dell’art. 12 c.p.p. (ad esempio, commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso) o da un collegamento probatorio forte (art. 371, co. 2, c.p.p.). In questi casi, la disciplina derogatoria prevista per il reato ostativo si applica all’intero complesso delle accuse. L’interrogatorio preventivo, quindi, viene legittimamente omesso per tutti i reati.

le motivazioni

La Corte motiva la sua decisione sulla base di diverse ragioni. In primo luogo, vi è un’esigenza di gestione unitaria del procedimento cautelare. Frazionare l’applicazione delle misure creerebbe complicazioni operative e potrebbe indebolire l’efficacia delle indagini. Ad esempio, sarebbe quasi impossibile per il pubblico ministero selezionare gli atti da depositare per un interrogatorio parziale senza rivelare elementi investigativi cruciali anche per i reati ostativi, vanificando così l’effetto sorpresa che la deroga intende preservare.

In secondo luogo, la Corte sottolinea che il diritto di difesa, sebbene inviolabile (art. 13 Cost.), può essere modulato dal legislatore in base ai diversi contesti procedurali. Il bilanciamento tra esigenze investigative e garanzie difensive giustifica il posticipo del contraddittorio (all’interrogatorio di garanzia, successivo alla misura) quando si procede per reati di grave allarme sociale.

La soluzione, pertanto, non è un’abrogazione della garanzia, ma un suo contemperamento. Il criterio per decidere non è la mera presenza occasionale di un reato ostativo, ma l’esistenza di un legame sostanziale che renda le condotte un unicum dal punto di vista investigativo e processuale.

le conclusioni

In conclusione, la Cassazione stabilisce che, in presenza di una pluralità di reati avvinti da una connessione qualificata, la disciplina procedurale applicabile è quella del reato che prevede il regime più restrittivo. Se tra i reati contestati ve n’è uno ostativo che consente di omettere l’interrogatorio preventivo, tale deroga si estende a tutti gli altri reati connessi. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, rinviando gli atti per una nuova valutazione che dovrà attenersi a questo principio, verificando la sussistenza della connessione qualificata tra i reati contestati all’indagato.

Quando è possibile omettere l’interrogatorio preventivo prima di una misura cautelare?
L’interrogatorio preventivo può essere omesso in presenza di specifiche esigenze cautelari (pericolo di fuga o inquinamento probatorio) o quando si procede per reati particolarmente gravi, definiti ‘ostativi’, come quelli elencati nell’art. 407, comma 2, lett. a) c.p.p.

Se a una persona sono contestati più reati, alcuni ‘ostativi’ e altri no, si deve svolgere l’interrogatorio preventivo per i reati non ostativi?
No. La sentenza stabilisce che vige il ‘principio di attrazione’: la disciplina procedurale prevista per il reato ostativo si estende anche ai reati comuni, a condizione che tra di essi esista una connessione qualificata (ai sensi dell’art. 12 c.p.p.) o un collegamento probatorio. In tal caso, l’interrogatorio preventivo è omesso per tutti i reati.

Cosa si intende per ‘connessione qualificata’ tra reati ai fini dell’omissione dell’interrogatorio?
Si intende un legame sostanziale tra i reati, come previsto dall’art. 12 c.p.p. (es. reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso) o un collegamento probatorio ai sensi dell’art. 371 c.p.p. Non è sufficiente che i reati siano trattati nello stesso procedimento per mere ragioni di opportunità processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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