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Intermediazione stupefacenti: la condanna è valida

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per intermediazione stupefacenti. La sentenza stabilisce che la condanna è legittima anche se gli acquirenti della droga sono stati assolti in un processo separato. La Corte ha chiarito che, ai fini della prova, il riconoscimento vocale effettuato dalla polizia giudiziaria durante le intercettazioni può essere sufficiente, senza la necessità di una perizia fonica, e che l’attività di intermediazione è reato a prescindere dal fatto che venditore e acquirente si conoscano già.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intermediazione Stupefacenti: Condanna Valida Anche con l’Assoluzione degli Acquirenti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di intermediazione stupefacenti, offrendo importanti chiarimenti su diversi principi di diritto processuale e penale. La decisione conferma che la condanna di un intermediario può reggere anche quando gli acquirenti finali della sostanza vengono assolti in un procedimento separato, a condizione che il quadro probatorio a suo carico sia solido e ben motivato. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo accusato di aver agito come intermediario nella cessione di una partita di cocaina. La sua vicenda processuale è stata particolarmente articolata. Condannato in primo grado e in appello, la sua prima sentenza di condanna era stata annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello. Il motivo dell’annullamento risiedeva nel fatto che i giudici non avevano adeguatamente considerato e motivato la loro decisione alla luce di una sentenza di assoluzione, nel frattempo divenuta definitiva, emessa nei confronti dei presunti acquirenti della droga. Questi ultimi erano stati assolti con la formula “perché il fatto non sussiste” in un processo separato.

La Corte d’Appello, nel nuovo giudizio (cosiddetto giudizio di rinvio), ha nuovamente confermato la condanna dell’intermediario. I giudici hanno argomentato che il materiale probatorio raccolto nel processo a suo carico era più ampio e solido rispetto a quello valutato nel procedimento a carico degli acquirenti, superando così i dubbi sollevati dalla loro assoluzione.

L’imputato ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, contestando principalmente due punti:
1. La carenza di motivazione riguardo alla sua effettiva responsabilità, mettendo in dubbio l’identificazione della sua voce nelle intercettazioni e il suo reale contributo materiale o psicologico alla cessione, dato che venditore e acquirente avevano anche contatti diretti.
2. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Il Ruolo dell’Intermediazione Stupefacenti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La sentenza chiarisce in modo netto la natura del reato di intermediazione stupefacenti. Secondo gli Ermellini, questa condotta illecita rientra nel concetto di “procurare ad altri” e si perfeziona nel momento in cui l’agente si rende disponibile a facilitare l’acquisto, la vendita o la cessione di droga per conto di terzi. È sufficiente qualsiasi contributo, anche solo psicologico, destinato a collegare venditore e acquirente, anche se questi si conoscono già. Anzi, la Corte specifica che il reato è consumato e non solo tentato, anche se la droga non viene materialmente consegnata.

L’identificazione Vocale e l’Assoluzione degli Altri Imputati

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il valore probatorio del riconoscimento vocale. La difesa lamentava l’assenza di una perizia fonica. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudice non è obbligato a disporre una perizia per identificare le voci nelle intercettazioni. Può basare la sua decisione sulle dichiarazioni degli agenti di polizia giudiziaria che hanno seguito le indagini e riconosciuto le voci. Spetta alla difesa, in caso di contestazione, fornire elementi oggettivi che mettano in dubbio tale riconoscimento. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato non solo il riconoscimento degli operatori, ma anche il contenuto di alcuni SMS e altre circostanze che confermavano l’identità dell’imputato.

Inoltre, i giudici di legittimità hanno ritenuto corretta la motivazione con cui la Corte d’Appello ha superato l’ostacolo dell’assoluzione degli acquirenti, spiegando in modo analitico perché il quadro probatorio a carico dell’intermediario fosse più ricco e decisivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata logica, coerente e priva di vizi. I giudici di merito avevano risposto in modo adeguato a tutti i dubbi sollevati, spiegando perché il linguaggio usato nelle conversazioni intercettate fosse riconducibile al traffico di droga (cocaina) e non a un’attività lavorativa lecita. È stata confermata la certezza della cessione e la sicura partecipazione dell’imputato. La condotta dell’imputato, che sollecitava l’incontro tra le parti e si accordava per la consegna del denaro, è stata considerata una piena e concreta attività di intermediazione penalmente rilevante. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato ben motivato, alla luce della spiccata pericolosità sociale dell’imputato, desumibile dal fatto che il reato era stato commesso durante il suo stato di latitanza e dai suoi numerosi precedenti penali, anche di natura associativa.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza alcuni principi fondamentali in materia di reati di droga. In primo luogo, l’intermediazione stupefacenti è un reato autonomo la cui sussistenza può essere provata indipendentemente dall’esito processuale degli altri concorrenti nel reato, come venditori o acquirenti. In secondo luogo, conferma la validità del riconoscimento vocale da parte della polizia giudiziaria come fonte di prova, senza la necessità di un accertamento tecnico formale in assenza di specifiche e fondate contestazioni. Infine, la decisione sottolinea come la valutazione della pericolosità sociale e dei precedenti penali sia determinante per la concessione o il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Un intermediario può essere condannato per spaccio anche se gli acquirenti sono stati assolti?
Sì. La sentenza chiarisce che la condanna dell’intermediario è legittima se basata su un quadro probatorio autonomo, solido e sufficiente a dimostrare la sua colpevolezza, anche qualora gli altri partecipanti al reato, come gli acquirenti, siano stati assolti in un separato procedimento.

Il riconoscimento della voce da parte della polizia giudiziaria è una prova sufficiente in un processo?
Sì. La Corte di Cassazione ribadisce che le dichiarazioni degli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria che hanno effettuato le intercettazioni e riconosciuto le voci degli imputati costituiscono una prova pienamente utilizzabile. Non è obbligatorio disporre una perizia fonica, a meno che la difesa non fornisca elementi oggettivi e specifici per contestare tale riconoscimento.

Cosa si intende esattamente per “intermediazione stupefacenti”?
Si intende qualsiasi attività, anche di natura puramente psicologica, finalizzata a mettere in contatto un venditore e un acquirente di sostanze stupefacenti per facilitare la cessione. Il reato si configura anche se le parti si conoscono già ed è sufficiente che l’intermediario manifesti la disponibilità a procurare la droga, non essendo necessaria l’effettiva consegna della sostanza per la consumazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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