LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Intermediazione spaccio droga: quando è reato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una donna posta agli arresti domiciliari per aver fatto da tramite tra il suo compagno, a sua volta ai domiciliari, e i fornitori di sostanze stupefacenti. La sentenza chiarisce che l’intermediazione spaccio droga è reato ai sensi dell’art. 73 d.P.R. 309/90, rientrando nella condotta di ‘procurare ad altri’, indipendentemente dal fatto che l’intermediario ottenga un guadagno economico o partecipi direttamente alla transazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intermediazione Spaccio Droga: Anche Senza Guadagno è Reato? La Cassazione Chiarisce

L’intermediazione spaccio droga è una condotta complessa che solleva importanti questioni legali. È necessario un coinvolgimento diretto nella transazione o un guadagno economico per essere considerati penalmente responsabili? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 47655 del 2024, offre una risposta chiara e netta, stabilendo che anche il semplice ruolo di tramite, finalizzato a mettere in contatto acquirente e venditore, integra pienamente il reato, indipendentemente da qualsiasi vantaggio personale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Ruolo da Semplice “Tramite”

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una donna sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari. L’accusa era quella di aver agito come intermediaria tra il suo ex compagno, anch’egli agli arresti domiciliari e consumatore abituale di cocaina, e i suoi fornitori. La donna, secondo la ricostruzione accusatoria, sfruttava la sua libertà di movimento e comunicazione per consentire al compagno, impossibilitato a farlo direttamente, di mantenere i contatti per l’approvvigionamento di sostanza stupefacente.

Contro l’ordinanza che disponeva la misura cautelare, la difesa della donna ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari.

La Difesa: Estraneità e Assenza di Compenso

La linea difensiva si basava su due punti principali. In primo luogo, si affermava che l’indagata era rimasta completamente estranea ai termini concreti delle transazioni illecite, come la quantità di droga scambiata o il prezzo pattuito. Il suo ruolo si sarebbe limitato a mettere in contatto le parti.

In secondo luogo, e come diretta conseguenza, la difesa sottolineava come la donna non avesse tratto alcun ritorno economico dalla sua attività di tramite. Si trattava, a suo dire, di un’azione priva di interesse patrimoniale e quindi non qualificabile come partecipazione al reato di spaccio.

L’Intermediazione Spaccio Droga Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza ribadisce e consolida principi giuridici fondamentali in materia di reati legati agli stupefacenti.

La Condotta di “Procurare ad Altri”

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 73 del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti). I giudici hanno chiarito che tra le varie condotte illecite previste dalla norma, vi è anche quella di “procurare ad altri” sostanza stupefacente. Questa espressione include a pieno titolo l’attività di intermediazione spaccio droga.

La Corte specifica che per integrare il reato è sufficiente che l’agente si attivi per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di droga. Il reato si perfeziona nel momento stesso in cui l’intermediario manifesta la disponibilità a procurare lo stupefacente, anche se la disponibilità della sostanza è solo mediata, ovvero si trova presso terzi.

L’Irrilevanza del Vantaggio Economico

La Cassazione ha inoltre demolito l’argomento difensivo relativo all’assenza di un guadagno. La norma incriminatrice, infatti, non richiede alcuna previsione aggiuntiva, come quella di ricavare un compenso di natura patrimoniale. L’attività di intermediazione è punita per il solo fatto di contribuire alla circolazione delle sostanze illecite, a prescindere dal movente dell’intermediario.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto l’ordinanza impugnata immune da censure. La decisione si fonda su una valutazione logica e coerente degli elementi a disposizione.

La Valutazione dei Gravi Indizi di Colpevolezza

Secondo i giudici, la stessa ammissione implicita della ricorrente di aver fatto da tramite era sufficiente a configurare i gravi indizi. La sua piena consapevolezza del fatto che, senza il suo intervento, le transazioni non avrebbero potuto avere luogo (data la restrizione del compagno agli arresti domiciliari) è stata considerata un elemento decisivo. Il suo contributo è stato quindi ritenuto una condizione necessaria per la commissione del reato da parte degli altri soggetti.

La Sussistenza delle Esigenze Cautelari

Anche la valutazione sulle esigenze cautelari è stata confermata. Il Tribunale aveva correttamente valorizzato non solo i precedenti penali della donna (sebbene risalenti nel tempo), ma soprattutto la modalità “allarmante” della condotta. Aver favorito un soggetto già sottoposto a una misura coercitiva è stato ritenuto un indice di particolare pericolosità sociale e di sprezzo delle norme, tale da giustificare la necessità di una misura cautelare come gli arresti domiciliari.

Le Conclusioni

La sentenza n. 47655/2024 della Corte di Cassazione consolida un principio fondamentale: nel contrasto al traffico di stupefacenti, ogni anello della catena è rilevante. L’intermediazione spaccio droga è una condotta penalmente autonoma e grave, che non richiede né la materiale detenzione della sostanza né la percezione di un profitto. La semplice azione di mettere in contatto acquirente e spacciatore, con la consapevolezza di facilitare un’attività illecita, è sufficiente per essere ritenuti responsabili e, come in questo caso, per essere sottoposti a misure restrittive della libertà personale.

Fare da tramite per l’acquisto di droga è reato anche se non si guadagna nulla?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la condotta di ‘procurare ad altri’ sostanze stupefacenti, che include l’intermediazione, costituisce reato ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990, indipendentemente dal fatto che l’intermediario riceva un compenso economico.

Perché l’intermediazione nello spaccio è considerata un reato a tutti gli effetti?
Perché la legge intende punire qualsiasi attività che faciliti la circolazione di sostanze illecite. L’intermediario, mettendo in contatto domanda e offerta, fornisce un contributo causale essenziale alla commissione del reato, perfezionando la propria condotta illecita nel momento in cui manifesta la disponibilità a procurare la droga.

Precedenti penali molto vecchi possono essere usati per giustificare una misura cautelare come gli arresti domiciliari?
Sì, la Corte ha ritenuto che il giudice possa valorizzarli, specialmente se sono specifici (per reati della stessa specie). In questo caso, i precedenti sono stati considerati insieme alle modalità ‘allarmanti’ della condotta attuale, ovvero aver aiutato una persona già sottoposta a una misura restrittiva, per concludere sulla necessità della misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati