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Intermediazione illegittima scommesse: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore di un centro scommesse condannato per intermediazione illegittima scommesse. La condotta contestata consisteva nel mettere a disposizione dei clienti il proprio conto gioco personale, o conti fittizi, per consentire loro di scommettere in modo anonimo per conto di un allibratore estero. Secondo la Corte, questa specifica azione configura di per sé il reato, rendendo irrilevanti le questioni relative alla licenza del bookmaker straniero.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intermediazione Illegittima Scommesse: Quando il Gestore del Centro Diventa Intermediario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di intermediazione illegittima scommesse, stabilendo un principio fondamentale: il gestore di un punto scommesse che mette a disposizione dei clienti il proprio conto gioco personale, o conti fittizi, per effettuare puntate commette reato, a prescindere dalla situazione autorizzativa del bookmaker straniero per cui opera. Questa decisione chiarisce i confini della responsabilità penale per gli intermediari nel settore delle scommesse.

I Fatti del Caso: Oltre la Semplice Raccolta di Scommesse

Il caso riguardava il titolare di una ricevitoria che raccoglieva scommesse su eventi sportivi per conto di un allibratore straniero privo di concessione italiana. La sua attività, tuttavia, non si limitava alla semplice raccolta. L’imputato, infatti, consentiva ai clienti di piazzare scommesse in forma anonima mettendo a loro disposizione il proprio conto gioco personale o conti intestati a soggetti inesistenti o di comodo. A seguito della condanna sia in primo grado che in appello, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, la violazione del diritto europeo e la mancanza dell’elemento soggettivo del reato.

L’Intermediazione Illegittima Scommesse e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. Il punto centrale della decisione risiede nella qualificazione della condotta dell’imputato. Secondo i giudici, l’azione di fornire il proprio conto gioco ai clienti trasforma il gestore da semplice raccoglitore a vero e proprio intermediario illegittimo. Questa condotta integra direttamente il reato previsto dall’art. 4, comma 4-bis, della legge n. 401 del 1989.

L’Elemento Soggettivo del Reato: Consapevolezza e Precedenti Dinieghi

L’imputato aveva tentato di sostenere la propria buona fede, richiamando altre pronunce a lui favorevoli in sede penale e tributaria. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. La Corte ha sottolineato come l’imputato fosse pienamente consapevole di operare senza la necessaria autorizzazione, in quanto in passato aveva richiesto la licenza prevista dall’art. 88 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ma questa gli era stata negata. Tale diniego provava la sua piena coscienza di agire in assenza del titolo autorizzativo prescritto dalla legge.

Irrilevanza della Posizione del Bookmaker Straniero

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto irrilevanti tutte le questioni sollevate riguardo alla posizione del bookmaker straniero, come la presunta discriminazione nell’accesso al mercato italiano. La condotta dell’imputato era di per sé illecita e costituiva il fulcro del reato. La sua diretta partecipazione, offrendo un canale per il gioco anonimo, lo ha posto in prima persona come intermediario illegale, spostando il focus dalla liceità dell’operatore estero alla sua personale azione criminale.

Le Motivazioni della Sentenza

La ratio decidendi della Corte è chiara: l’esercizio abusivo di attività di scommessa si configura pienamente quando il gestore di un centro affiliato a un bookmaker straniero mette a disposizione dei clienti un proprio conto gioco o conti di comodo. Questa azione realizza una forma di intermediazione illegittima nella raccolta che rende superflua qualsiasi valutazione sull’esistenza di titoli autorizzatori in capo al bookmaker. La condotta del gestore diventa l’elemento centrale del reato. Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibile anche il motivo relativo alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena, poiché l’imputato non aveva adeguatamente contestato le ragioni del diniego della corte d’appello, limitandosi a generiche affermazioni.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la rigorosa posizione della giurisprudenza italiana contro ogni forma di intermediazione non autorizzata nel settore delle scommesse. Per gli operatori del settore, la lezione è inequivocabile: la messa a disposizione di conti gioco personali o fittizi per eludere la tracciabilità e consentire il gioco anonimo è una condotta che integra autonomamente un reato penale. La responsabilità personale del gestore non può essere schermata da eventuali problematiche legate alla posizione del bookmaker estero per cui opera.

Commette reato il gestore di un centro scommesse che fa giocare i clienti con il proprio conto personale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questa condotta integra il reato di intermediazione illegittima di scommesse, poiché si realizza un’intermediazione abusiva nella raccolta che consente il gioco in forma anonima.

La mancanza di una licenza italiana per il bookmaker straniero è l’unico elemento per la condanna?
No. In questo caso, la Corte ha chiarito che la condotta specifica del gestore (fornire il proprio conto gioco) è di per sé sufficiente a configurare il reato, rendendo irrilevante l’analisi sulla posizione del bookmaker estero o su eventuali discriminazioni.

Aver ottenuto sentenze favorevoli in altri procedimenti può escludere la colpevolezza?
No. La Corte ha stabilito che precedenti sentenze favorevoli non possono escludere la consapevolezza di agire illegalmente, soprattutto se l’imputato aveva precedentemente richiesto un’autorizzazione che gli era stata negata, dimostrando così di conoscere la necessità del titolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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