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Intermediazione illecita scommesse: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore di un centro servizi condannato per intermediazione illecita scommesse. La sentenza sottolinea che la raccolta di denaro e la gestione diretta delle giocate per conto di un cliente, utilizzando un proprio conto gioco, configurano il reato e superano l’attività di mero supporto tecnico. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Intermediazione Illecita Scommesse: Quando il Supporto Diventa Reato

La recente sentenza n. 7539/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui confini tra la lecita attività di supporto tecnico e l’intermediazione illecita scommesse, un reato previsto dalla legge 401/1989. La Corte ha stabilito che l’attività del gestore di un centro servizi che raccoglie denaro e piazza scommesse per conto dei clienti, utilizzando un proprio conto gioco, integra pienamente la fattispecie criminosa. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Il gestore di un centro servizi era stato condannato dal Tribunale per il reato di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse. Secondo la ricostruzione del giudice di primo grado, l’imputato non si limitava a fornire un mero supporto tecnico agli scommettitori, ma svolgeva un’attività di vera e propria intermediazione. In particolare, è emerso che l’imputato aveva raccolto una giocata da un cliente, riscosso il denaro corrispondente e rilasciato una ricevuta, utilizzando un conto gioco a distanza a lui stesso intestato. Questa condotta è stata ritenuta una forma di intermediazione illecita scommesse, portando alla sua condanna al pagamento di un’ammenda.

Il Ricorso in Cassazione e le Doglianze dell’Imputato

Contro la sentenza di condanna, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e un travisamento della prova. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe interpretato erroneamente le dichiarazioni di un testimone, il quale avrebbe affermato che era stato consegnato solo un foglietto e non una somma di denaro. Inoltre, la giocata sarebbe stata un semplice “atto di liberalità” senza corrispettivo. La difesa ha anche contestato il giudizio di inattendibilità espresso nei confronti di un altro testimone, ritenendolo generico e apodittico.

L’Analisi della Corte: Limiti del Ricorso e l’Intermediazione Illecita Scommesse

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Corte non può procedere a una nuova e diversa valutazione delle prove o a una ricostruzione alternativa dei fatti. Il suo compito è circoscritto alla verifica della corretta applicazione della legge e della coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

I giudici hanno sottolineato che le censure sollevate dall’imputato si risolvevano in una richiesta di rilettura degli elementi di fatto, attività preclusa in sede di Cassazione. Il cosiddetto “travisamento della prova” può essere dedotto solo quando il giudice ha fondato la sua decisione su una prova che non esiste o quando ne ha travisato il contenuto in modo palese, non quando si propone semplicemente un’interpretazione diversa.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza del Tribunale logica, coerente e priva di vizi. Il giudice di merito aveva correttamente qualificato la condotta dell’imputato come intermediazione illecita scommesse. È stato accertato che l’imputato non si era limitato a svolgere un’attività di mero supporto tecnico a beneficio dello scommettitore (ad esempio, mettendo a disposizione i computer o aiutando nella compilazione della schedina), ma era intervenuto attivamente nel processo di scommessa. L’aver raccolto la giocata, riscosso il denaro e utilizzato un proprio conto gioco a distanza per piazzare la scommessa per conto del cliente configura pienamente l’attività di intermediazione non autorizzata. Questo comportamento, ha chiarito la Corte, interferisce direttamente nell’attività di scommessa del cliente, superando i limiti del supporto lecito e integrando il reato contestato.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla distinzione tra supporto tecnico e intermediazione abusiva nel settore delle scommesse. Per i gestori di centri servizi, il messaggio è chiaro: l’attività deve limitarsi a fornire strumenti e assistenza tecnica allo scommettitore, che deve rimanere il titolare del contratto di gioco e gestire in autonomia le proprie puntate. Qualsiasi forma di interferenza che comporti la raccolta di denaro e la gestione diretta delle giocate per conto terzi configura un’attività di intermediazione illecita scommesse, penalmente rilevante. La decisione ribadisce inoltre l’inammissibilità dei ricorsi in Cassazione che, dietro una formale denuncia di violazione di legge, mirano a ottenere una nuova valutazione del merito della causa.

Qual è la differenza tra mero supporto tecnico e intermediazione illecita di scommesse?
Il mero supporto tecnico consiste nel fornire al giocatore strumenti o assistenza per effettuare la propria scommessa (es. uso del computer). L’intermediazione illecita si configura quando il gestore interferisce nell’attività, ad esempio raccogliendo denaro, piazzando la scommessa per conto del cliente e utilizzando un proprio conto gioco.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e le testimonianze di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove, ma verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza precedente sia logica e non contraddittoria.

Cosa si configura quando un gestore di un centro raccoglie scommesse per conto di altri usando un proprio conto gioco?
Secondo la sentenza, questa condotta integra un’illecita intermediazione nell’attività di scommessa e costituisce il reato di attività organizzata per l’accettazione e la raccolta di scommesse senza autorizzazione, previsto dall’art. 4 della legge n. 401/1989.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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