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Interesse all’impugnazione: no a ricorsi astratti

Un detenuto in regime di 41-bis ha contestato le modalità di consegna dei documenti al proprio difensore, chiedendo una regola generale per il futuro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di un concreto e attuale interesse all’impugnazione, ribadendo che i ricorsi devono affrontare lesioni specifiche e non possono essere utilizzati per ottenere l’affermazione di principi giuridici astratti.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse all’Impugnazione: La Cassazione Boccia i Ricorsi Astratti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35825/2024, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: l’interesse all’impugnazione deve essere concreto e attuale. Un ricorso non può essere utilizzato per chiedere l’affermazione di un principio giuridico astratto, valido per il futuro, ma deve mirare a rimuovere una lesione specifica e presente di un diritto. La vicenda trae origine dal reclamo di un detenuto sottoposto al regime speciale del 41-bis.

I Fatti: La Consegna di Documenti nel Regime 41-bis

Un detenuto, soggetto al regime carcerario differenziato previsto dall’art. 41-bis, presentava un reclamo contro un’ordinanza del Magistrato di Sorveglianza. L’oggetto della doglianza era il divieto di consegnare brevi manu (cioè direttamente a mano) al proprio difensore, durante i colloqui, la documentazione relativa ai procedimenti in corso.

L’istituto penitenziario, in applicazione di una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), richiedeva che ogni scambio di documenti fosse accompagnato da una dichiarazione che ne specificasse il procedimento di riferimento. Il detenuto lamentava che tale procedura gli impediva di trasmettere atti importanti per la sua difesa, come documenti sanitari o istanze, che, pur essendo pertinenti a procedimenti a suo carico, non avevano un numero di registro (RGNR o SIUS) specifico. Questo, a suo dire, ledeva il suo diritto di difesa.

Crucialmente, il suo ricorso in Cassazione non mirava a contestare un singolo e specifico diniego, ma chiedeva una pronuncia di principio che disciplinasse le modalità di consegna per tutte le future occasioni, invocando “una pronuncia che potesse disciplinare anche ipotesi future”.

La Decisione della Corte: Il Difetto di Interesse all’Impugnazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito della questione sollevata, ma in un vizio procedurale preliminare: il difetto di interesse all’impugnazione.

Secondo i giudici, il ricorrente non stava contestando un’effettiva lesione di un suo diritto, verificatasi in uno specifico caso e quindi scrutinabile dalla Corte. Al contrario, la sua richiesta era volta a ottenere l’affermazione di un principio generale da far valere “anche per il futuro”. Questa natura astratta e preventiva della domanda la rende inammissibile.

Le Motivazioni: Perché l’Interesse all’Impugnazione è Cruciale

Le motivazioni della Corte si fondano su una consolidata giurisprudenza. Viene richiamato un precedente (Sent. n. 3431/1995) secondo cui l’interesse a impugnare deve essere inteso come “pretesa all’eliminazione della lesione attuale di un diritto o di altra situazione soggettiva […] non già quale pretesa all’affermazione di un astratto principio giuridico o all’esattezza teorica della decisione”.

In altre parole, il processo non è una sede accademica per discutere di principi teorici. La sua funzione è risolvere controversie reali e attuali. Un ricorso è ammissibile solo se il suo accoglimento può portare un vantaggio pratico e concreto al ricorrente, rimuovendo un pregiudizio già verificatosi.

La Corte ha inoltre precisato di non poter enunciare d’ufficio un “principio di diritto nell’interesse della legge” quando un ricorso è inammissibile. Questa facoltà, prevista nel processo civile (art. 363 c.p.c.), non è applicabile per analogia al processo penale, come stabilito dalle Sezioni Unite (Sent. n. 6624/2012).

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La decisione offre un’importante lezione pratica. Per essere ammissibile, un’impugnazione deve sempre partire da una lesione concreta, specifica e attuale di un diritto. Non è sufficiente lamentare una procedura o una norma in termini generali o potenziali. È necessario dimostrare che quella procedura, in un caso specifico, ha causato un pregiudizio reale.

L’errore del ricorrente è stato quello di trasformare una potenziale questione di diritto in una richiesta di regolamentazione per il futuro, snaturando la funzione del ricorso per cassazione. La conseguenza è stata non solo la declaratoria di inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione per ottenere una regola generale da applicare in futuro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso è inammissibile se mira all’affermazione di un principio giuridico astratto o all’esattezza teorica di una decisione. L’impugnazione deve mirare a rimuovere una lesione attuale e concreta di un diritto.

Cosa si intende per ‘difetto di interesse all’impugnazione’?
Significa che chi presenta il ricorso non ha un vantaggio pratico, concreto e attuale che deriverebbe dall’accoglimento della sua richiesta. Nel caso specifico, il ricorrente non lamentava un singolo e specifico episodio di lesione, ma la procedura generale, chiedendo una pronuncia valida ‘anche per il futuro’.

Qual era il problema del detenuto riguardo la consegna di documenti al suo avvocato?
Il detenuto, in regime di 41-bis, lamentava l’impossibilità di consegnare al proprio difensore documenti (sanitari, istanze) relativi a procedimenti a suo carico che però non riportavano un numero di registro specifico (RGNR o SIUS), come richiesto da una circolare ministeriale, ritenendo ciò un pregiudizio al suo diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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