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Interesse all’impugnazione: anche per tenuità del fatto

La Cassazione chiarisce l’interesse all’impugnazione di una sentenza di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Sebbene l’appello fosse inammissibile per un’altra ragione (reato punito con sola pena pecuniaria), la Corte annulla la sentenza per intervenuta prescrizione del reato, riconoscendo in linea di principio l’interesse dell’imputato a ottenere un’assoluzione piena.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse all’Impugnazione e Particolare Tenuità del Fatto: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia processuale penale: l’interesse all’impugnazione di un imputato non svanisce neppure di fronte a una sentenza di proscioglimento per “particolare tenuità del fatto”. Questa formula, sebbene eviti una condanna penale, non equivale a un’assoluzione piena e può avere ripercussioni significative in altri ambiti, come quello civile per il risarcimento del danno. Il caso esaminato offre uno spaccato interessante su come le norme procedurali interagiscano con il diritto sostanziale dell’imputato a vedere riconosciuta la propria completa estraneità ai fatti.

I Fatti del Caso: un Percorso Giudiziario Complesso

La vicenda processuale ha origine con una sentenza del Tribunale di primo grado che dichiara un’imputata non punibile per il reato di cui all’art. 392 del codice penale, applicando l’istituto della particolare tenuità del fatto previsto dall’art. 131-bis c.p. Nonostante l’esito apparentemente favorevole, l’imputata proponeva appello, mirando a un’assoluzione con formula piena.

La Corte di appello, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile per “carenza d’interesse”, sostenendo che, essendo nel frattempo maturata la prescrizione del reato, l’imputata non avrebbe potuto ottenere un risultato pratico più vantaggioso. Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano l’interesse ad agire e impugnare.

L’Interesse all’Impugnazione Anche per la Tenuità del Fatto

Il punto centrale del ricorso, accolto dalla Suprema Corte, riguarda proprio la nozione di interesse all’impugnazione. La Cassazione ha ribadito, richiamando un suo precedente orientamento, che l’imputato conserva un interesse concreto a ricorrere avverso una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto. La ragione è di fondamentale importanza e risiede nell’art. 651-bis del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce che una tale sentenza, una volta divenuta irrevocabile, ha efficacia di giudicato nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno. In altre parole, essa accerta la sussistenza del fatto-reato, la sua illiceità e la sua commissione da parte dell’imputato. Un’assoluzione piena, invece, negherebbe questi presupposti, liberando l’imputato da possibili conseguenze economiche. Di qui, l’evidente vantaggio giuridico che giustifica l’impugnazione.

Un Diverso Motivo di Inammissibilità: L’Appello per Reati Pecuniari

Pur riconoscendo la fondatezza del motivo di ricorso, la Cassazione ha rilevato un altro aspetto, sfuggito alla Corte d’Appello. L’impugnazione avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile, ma per una ragione diversa: l’art. 593, comma 3, del codice di procedura penale. Questa disposizione sancisce l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria. Il reato contestato nel caso di specie (art. 392 c.p.) rientra proprio in questa categoria, rendendo di per sé precluso il giudizio di secondo grado.

L’Esito Finale: Prescrizione e l’Interesse all’Impugnazione

La vicenda si conclude con una decisione che tiene conto di tutti gli elementi emersi. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione della Corte territoriale sull’interesse all’impugnazione, ha preso atto di un dato ormai incontrovertibile: il reato commesso nel 2013 era definitivamente estinto per prescrizione, maturata nel 2021. Poiché la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione prevale su altre cause di inammissibilità (a meno che non emerga l’evidenza di un’assoluzione nel merito), la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, dichiarando estinto il reato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha operato una precisa ricostruzione giuridica. In primo luogo, ha corretto l’errore della Corte d’Appello, stabilendo che l’imputato ha sempre un interesse giuridicamente apprezzabile a contestare una sentenza di non punibilità per tenuità del fatto, al fine di ottenere un’assoluzione piena e precludere gli effetti pregiudizievoli in sede civile. In secondo luogo, ha evidenziato come l’appello fosse comunque inammissibile ab origine per un vizio procedurale specifico, ovvero l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento per reati punibili con la sola pena pecuniaria. Infine, applicando il principio del favor rei, ha rilevato d’ufficio la causa di estinzione del reato, la prescrizione, che, essendo maturata, imponeva l’annullamento della sentenza con questa formula, più favorevole per l’imputato rispetto a una semplice dichiarazione di inammissibilità dell’appello.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima è che un’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” non è un’assoluzione a tutti gli effetti, e l’imputato conserva il diritto di impugnarla per evitare future conseguenze civili. La seconda è che le regole procedurali, come quelle sull’inappellabilità, sono tassative e devono essere sempre verificate. La declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, infine, rappresenta un esito che prevale e chiude il procedimento, assorbendo le altre questioni processuali.

Un imputato prosciolto per “particolare tenuità del fatto” ha interesse a impugnare la sentenza?
Sì. Secondo la Corte, l’interesse sussiste perché la sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto, una volta definitiva, ha efficacia di giudicato nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno, in quanto accerta l’esistenza del fatto, la sua illiceità penale e la sua commissione da parte dell’imputato.

Quando un appello contro una sentenza di proscioglimento è inammissibile?
L’appello è inammissibile, ai sensi dell’art. 593, comma 3, cod. proc. pen., quando la sentenza di proscioglimento riguarda reati puniti con la sola pena pecuniaria. Nel caso di specie, il reato contestato (art. 392 c.p.) rientrava in questa categoria.

Qual è stato l’esito finale deciso dalla Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. Anche se l’appello era inammissibile per un’altra ragione, la Corte ha rilevato che nel frattempo il reato si era estinto per prescrizione, applicando questa causa di estinzione che prevale su altre questioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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