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Interesse ad impugnare: sequestro e occupante abusivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15156/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che, in qualità di occupante abusivo, aveva impugnato il sequestro preventivo di un immobile. La Corte ha chiarito che, per avere un valido interesse ad impugnare, non basta essere l’indagato, ma è necessario dimostrare un interesse concreto e attuale alla restituzione del bene, diritto che non spetta all’occupante senza titolo.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad impugnare: quando l’occupante abusivo non può contestare il sequestro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15156/2024) offre un’importante lezione sul concetto di interesse ad impugnare nel contesto delle misure cautelari reali. La Corte ha stabilito che un indagato, il quale occupi abusivamente un immobile, non possiede l’interesse concreto e attuale necessario per contestare un provvedimento di sequestro preventivo. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: Occupazione Abusiva e Sequestro Preventivo

Il caso ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Roma nei confronti di un immobile. L’indagato, che occupava l’abitazione senza alcun titolo legittimo, presentava una richiesta di riesame contro tale provvedimento. Il Tribunale di Roma, tuttavia, dichiarava la richiesta inammissibile, proprio per la carenza di interesse da parte del ricorrente.

Non soddisfatto della decisione, l’indagato proponeva ricorso per cassazione, lamentando principalmente due violazioni di legge:
1. Omessa motivazione sulla titolarità ad impugnare: Sosteneva che il suo interesse derivasse dalla ‘residenza’ nell’immobile, che gli consentiva di accedere a prestazioni socio-sanitarie vitali.
2. Omessa motivazione sul periculum in mora: Contestava la mancanza di una valutazione sul pericolo concreto che giustificava la misura cautelare.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su una distinzione cruciale tra la ‘legittimazione astratta’ e l’ ‘interesse concreto’ ad agire in giudizio. Sebbene la legge (art. 322 cod. proc. pen.) conceda astrattamente all’indagato la facoltà di proporre riesame, le norme generali sulle impugnazioni (art. 568 cod. proc. pen.) richiedono un requisito ulteriore e imprescindibile: la sussistenza di un interesse concreto e attuale.

Le Motivazioni: L’Interesse ad Impugnare deve portare a un Vantaggio Concreto

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella natura dell’interesse ad impugnare un sequestro. Questo interesse non può essere generico, ma deve essere funzionale a un risultato pratico e giuridicamente rilevante: la restituzione del bene. L’impugnante deve dimostrare di avere una relazione giuridica con la cosa sequestrata tale da poterne ottenere la restituzione in caso di annullamento del sequestro.

Nel caso specifico, la qualità di ‘occupante abusivo’ del ricorrente è stata determinante. Essendo privo di qualsiasi titolo legale per occupare l’immobile, anche se il sequestro fosse stato revocato, egli non avrebbe comunque avuto alcun diritto alla sua restituzione. Di conseguenza, manca quel vantaggio concreto che la legge richiede per poter validamente impugnare il provvedimento. La Corte ha sottolineato che è onere di chi impugna dimostrare non solo l’avvenuto sequestro, ma anche le ragioni di fatto e di diritto che giustificano la propria pretesa alla restituzione.

Il fatto di aver stabilito la propria ‘residenza’ anagrafica nell’immobile, con le conseguenti prestazioni assistenziali, non è stato ritenuto sufficiente a fondare un interesse giuridicamente protetto alla restituzione del bene stesso.

Conclusioni: L’Onere di Dimostrare un Interesse Concreto e Attuale

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: non basta essere formalmente legittimati a impugnare, ma è necessario dimostrare di avere un interesse reale, concreto e attuale a farlo. Per l’indagato non proprietario di un bene sequestrato, questo interesse si traduce nella possibilità di ottenere la restituzione del bene. Se questa possibilità è esclusa in radice, come nel caso dell’occupante abusivo, l’impugnazione sarà inevitabilmente dichiarata inammissibile. La decisione serve da monito: chi intende contestare un sequestro deve essere in grado di provare non solo l’illegittimità del vincolo, ma anche e soprattutto il proprio diritto a rientrare nella disponibilità del bene una volta rimosso il vincolo stesso.

Un indagato che non è proprietario di un bene sequestrato può sempre impugnare il provvedimento di sequestro?
Sì, l’indagato è astrattamente legittimato a impugnare il sequestro ai sensi dell’art. 322 c.p.p., ma deve anche dimostrare di avere un interesse concreto e attuale all’impugnazione. Questo interesse consiste nel vantaggio pratico che otterrebbe dall’accoglimento del ricorso, ovvero la restituzione del bene.

Cosa si intende per ‘interesse concreto e attuale’ ad impugnare un sequestro preventivo?
Significa che l’impugnante deve dimostrare di avere una relazione giuridica con la cosa sequestrata che gli consentirebbe di ottenerne la restituzione se il sequestro venisse annullato. Non è sufficiente un interesse generico, ma serve un risultato immediatamente produttivo di effetti nella sfera giuridica dell’impugnante.

L’essere un occupante abusivo di un immobile esclude automaticamente l’interesse ad impugnare il sequestro?
Sì, secondo la sentenza in esame. Poiché l’occupante abusivo non ha alcun titolo legale per detenere l’immobile, anche in caso di accoglimento dell’impugnazione e annullamento del sequestro, non avrebbe diritto alla restituzione del bene. Questa mancanza di un vantaggio concreto porta alla carenza di interesse e, di conseguenza, all’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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