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Interesse ad impugnare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto interesse ad impugnare, poiché i beni sequestrati appartenevano a una società di cui l’indagato era legale rappresentante, e non a lui personalmente. L’eventuale dissequestro non avrebbe portato alcun vantaggio diretto alla sua sfera giuridica.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare: Quando l’Amministratore non può Ricorrere

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24070 del 2024, ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la necessità di un concreto interesse ad impugnare per poter contestare un provvedimento. Il caso in esame riguarda un legale rappresentante di una società che, agendo in proprio come indagato, ha impugnato un sequestro preventivo su beni di proprietà della società stessa. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra la sfera giuridica della persona fisica e quella dell’ente che rappresenta.

I Fatti del Caso: Il Sequestro e il Ricorso

Il procedimento ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Castrovillari, avente ad oggetto terreni e opere edilizie. Il sequestro era legato a presunti reati in materia urbanistica. Il legale rappresentante della società proprietaria dei beni, indagato nel procedimento, proponeva istanza di riesame al Tribunale della Libertà di Cosenza, che la rigettava. Di conseguenza, l’indagato presentava ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione in relazione sia al fumus boni iuris che al periculum.

La Mancanza di Interesse ad Impugnare dell’Indagato

Il punto centrale della decisione della Cassazione non riguarda il merito delle contestazioni, ma un aspetto puramente procedurale: la carenza di interesse ad impugnare in capo al ricorrente. La Corte sottolinea che i beni oggetto del sequestro non appartenevano all’indagato come persona fisica, ma alla società di cui era legale rappresentante. L’impugnazione, tuttavia, era stata proposta dall’indagato in proprio nome e non nella sua qualità di rappresentante legale dell’ente proprietario dei beni.

La Distinzione tra Sfera Giuridica Personale e Societaria

Questo dettaglio è decisivo. Il diritto di impugnazione non è assoluto, ma è subordinato all’esistenza di un interesse concreto e attuale. Tale interesse si traduce nella possibilità, per l’impugnante, di ottenere un risultato pratico e vantaggioso dalla riforma o dall’annullamento della decisione contestata. Nel caso di specie, l’eventuale accoglimento del ricorso e il conseguente dissequestro avrebbero prodotto un unico effetto: la restituzione dei beni alla società proprietaria. Nessun vantaggio giuridico diretto sarebbe derivato alla sfera personale del ricorrente.

le motivazioni

La Corte di Cassazione, nel motivare la sua decisione, si è richiamata a un consolidato orientamento giurisprudenziale, anche delle Sezioni Unite. Viene ribadita una nozione ‘utilitaristica’ dell’interesse ad impugnare, secondo cui il gravame deve essere idoneo a rimuovere un pregiudizio effettivo subito dalla parte. Un’impugnazione che mira unicamente a una correzione teorica della decisione, senza produrre effetti pratici favorevoli per chi la propone, non è ammessa. L’indagato è legittimato a impugnare una misura cautelare reale solo se vanta un interesse concreto alla restituzione del bene, ovvero una relazione qualificata con la cosa che gli consenta di trarre un beneficio immediato dal dissequestro. Poiché il ricorrente ha agito in proprio e non in nome della società, la Corte ha concluso per una manifesta mancanza di interesse, dichiarando il ricorso inammissibile.

le conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: nei procedimenti che coinvolgono beni societari, è fondamentale che le impugnazioni contro misure cautelari reali siano proposte dal soggetto giuridico corretto. L’amministratore o il legale rappresentante, sebbene indagato, non può agire in proprio per tutelare un bene che appartiene alla società. Deve, invece, agire espressamente in nome e per conto dell’ente che rappresenta. In caso contrario, come dimostra questa pronuncia, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile per carenza del fondamentale requisito dell’interesse ad impugnare, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un indagato può impugnare un sequestro di beni che non sono di sua proprietà?
No, secondo la sentenza, l’indagato è legittimato a impugnare il provvedimento solo se vanta un interesse concreto e attuale alla restituzione della cosa, che va individuato in una relazione con il bene tale per cui il dissequestro produrrebbe un effetto favorevole e immediato nella sua sfera giuridica. Se il bene è di una società, l’impugnazione deve essere proposta dalla società stessa, tramite il suo legale rappresentante che agisce in tale veste.

Cos’è l’interesse ad impugnare e perché è necessario?
L’interesse ad impugnare, previsto dall’art. 568, comma 4, c.p.p., è una condizione di ammissibilità di ogni impugnazione. Consiste nel concreto vantaggio giuridico che la parte otterrebbe dall’accoglimento del ricorso. Non è sufficiente un interesse astratto alla correttezza della decisione, ma serve la prospettiva di rimuovere un pregiudizio effettivo e ottenere una situazione più vantaggiosa.

Qual è la conseguenza se un ricorso viene presentato da un soggetto senza interesse ad impugnare?
La conseguenza è la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate, ma si ferma a una valutazione preliminare di carattere procedurale. L’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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