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Interesse ad impugnare: quando si può ricorrere?

Un soggetto indagato per l’occupazione abusiva di un immobile di edilizia pubblica ricorre contro il sequestro preventivo del bene. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per mancanza di un concreto interesse ad impugnare. Poiché l’indagato non è proprietario né titolare di alcun diritto sull’immobile, non avrebbe diritto alla sua restituzione nemmeno in caso di annullamento del sequestro, venendo così a mancare il presupposto essenziale per poter contestare la misura cautelare.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad impugnare: non basta essere indagati per contestare un sequestro

Nel mondo del diritto, non sempre è sufficiente avere il diritto di fare qualcosa per poterlo esercitare con successo. Un principio fondamentale, spesso decisivo, è quello dell’interesse ad impugnare, ovvero la necessità di dimostrare un vantaggio concreto e attuale derivante dall’accoglimento di un ricorso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce questo concetto in materia di sequestro preventivo, stabilendo che l’indagato non proprietario di un bene non può contestarne il sequestro se non ha diritto alla sua restituzione.

I fatti del caso: l’occupazione abusiva e il sequestro

Il caso riguarda un uomo indagato per i reati di invasione di terreni o edifici e occupazione abusiva di un immobile di edilizia residenziale pubblica. Il Tribunale di Roma, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto il sequestro preventivo dell’appartamento occupato. L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione contro questa decisione, sostenendo che la misura cautelare fosse superflua, data l’esistenza di procedure amministrative di sgombero, e che mancassero esigenze cautelari concrete e attuali.

La distinzione tra legittimazione e interesse ad impugnare

La difesa dell’indagato ha cercato di far valere le proprie ragioni, ma la Corte di Cassazione ha spostato il focus su una questione preliminare e dirimente: la sussistenza di un concreto interesse ad impugnare. La legge (art. 322 cod. proc. pen.) attribuisce in astratto la legittimazione a proporre riesame contro un sequestro all’imputato, alla persona a cui le cose sono state sequestrate e a quella che avrebbe diritto alla loro restituzione. Tuttavia, la giurisprudenza ha da tempo chiarito che la legittimazione astratta non basta. È necessario possedere anche un interesse concreto, che si traduce nella possibilità di ottenere un risultato pratico e favorevole dall’annullamento del provvedimento impugnato.

L’onere della prova a carico di chi impugna

Secondo la Corte, spetta a chi impugna il provvedimento dimostrare non solo di rientrare tra le categorie legittimate, ma anche di avere un interesse specifico. Nel caso di un sequestro, questo interesse coincide con la possibilità di ottenere la restituzione del bene. L’impugnante deve quindi allegare e provare l’esistenza di un titolo (di proprietà, possesso, o altro diritto) che, una volta rimosso il vincolo del sequestro, gli consentirebbe di rientrare nella disponibilità del bene.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio per il difetto di questo interesse concreto. I giudici hanno osservato che l’indagato non ha mai contestato la titolarità dell’immobile in capo all’ente pubblico (l’ATER), né ha allegato alcun titolo, nemmeno di fatto qualificato, che potesse giustificare la restituzione del bene a suo favore in caso di accoglimento del ricorso. Essendo un occupante abusivo, anche se il sequestro venisse annullato, l’immobile non gli verrebbe restituito, ma tornerebbe nella piena disponibilità del legittimo proprietario, ovvero l’ente pubblico.

Il ragionamento della Corte si basa su un principio di logica e di economia processuale: l’impugnazione deve essere funzionale a un risultato giuridicamente apprezzabile per chi la propone. Se l’annullamento del sequestro non produce alcun effetto positivo diretto nella sfera giuridica dell’impugnante, allora manca l’interesse che sorregge l’azione. L’indagato, in questo scenario, non può agire per tutelare un interesse altrui (quello del proprietario) né può pretendere la restituzione di un bene su cui non vanta alcun diritto.

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale in materia di impugnazioni cautelari reali. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Non basta essere indagati: La sola qualità di indagato o imputato, pur conferendo la legittimazione astratta, non è sufficiente per impugnare un sequestro preventivo su un bene di terzi.
2. È necessario un titolo: Per poter contestare efficacemente la misura, è indispensabile dimostrare di avere un diritto o una relazione qualificata con il bene sequestrato che ne giustifichi la restituzione.
3. L’interesse deve essere concreto: L’obiettivo dell’impugnazione deve essere la restituzione del bene all’impugnante. Se questo risultato non è giuridicamente possibile, l’impugnazione è priva di interesse e, quindi, inammissibile.

In definitiva, la Corte ha rafforzato l’idea che gli strumenti processuali non possono essere utilizzati in modo pretestuoso o senza un reale e tangibile beneficio per chi li attiva. La lotta contro l’illegalità, come l’occupazione abusiva di immobili, passa anche attraverso una rigorosa applicazione dei principi processuali che ne garantiscono l’efficienza e la coerenza.

Chi è legittimato a proporre ricorso contro un sequestro preventivo?
Secondo la legge, possono proporre ricorso l’imputato (o indagato), la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione.

È sufficiente essere l’indagato per poter contestare il sequestro di un bene che non è di propria proprietà?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola qualità di indagato non è sufficiente. È necessario dimostrare di avere anche un interesse concreto e attuale all’impugnazione, che consiste nel diritto a ottenere la restituzione del bene in caso di annullamento del sequestro.

Cosa deve dimostrare l’indagato non proprietario per avere un interesse ad impugnare?
L’indagato deve allegare e provare di avere un titolo giuridico o una relazione qualificata con la cosa sequestrata che, in caso di accoglimento del ricorso, gli consentirebbe di ottenere la restituzione del bene. Senza questa prova, il ricorso è considerato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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