LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile

Una terza parte ha impugnato il sequestro di quote societarie, contestando solo uno dei tre provvedimenti cautelari esistenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad impugnare, poiché l’annullamento di un singolo vincolo non avrebbe portato alla restituzione del bene, che sarebbe rimasto sequestrato in base agli altri provvedimenti non contestati. La sentenza ribadisce la necessità di un vantaggio pratico e concreto affinché un’impugnazione sia valida.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare: Perché il Ricorso Parziale Contro un Sequestro è Inammissibile

Nel complesso mondo della procedura penale, uno dei principi cardine che governa le impugnazioni è l’interesse ad impugnare. Non basta sentirsi lesi da una decisione del giudice per poterla contestare; è necessario che l’eventuale accoglimento del ricorso porti a un risultato pratico e vantaggioso per chi lo propone. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 3191/2024) offre un chiarimento fondamentale su questo principio, applicandolo a un caso di sequestro plurimo su quote societarie.

I Fatti del Caso: Il Sequestro Multiplo di Quote Societarie

La vicenda trae origine da un’indagine per reati di riciclaggio e frodi comunitarie. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva un complesso provvedimento di sequestro nei confronti di diverse società e persone. In particolare, le quote di una società metalmeccanica venivano colpite da tre distinti tipi di sequestro:

1. Sequestro impeditivo, volto a prevenire l’aggravamento delle conseguenze del reato.
2. Sequestro finalizzato alla confisca per equivalente (ex art. 648-quater c.p.), relativo ai proventi del reato di riciclaggio.
3. Sequestro ai sensi del D.Lgs. 231/2001, concernente la responsabilità amministrativa degli enti.

La legale rappresentante della società, in qualità di terza interessata, decideva di opporsi al vincolo, ma la sua strategia difensiva si rivelerà decisiva per l’esito del giudizio.

La Strategia Difensiva e l’Appello Parziale

La difesa della ricorrente sceglieva di impugnare dinanzi al Tribunale del Riesame soltanto uno dei tre provvedimenti di sequestro: quello finalizzato alla confisca per equivalente. Gli altri due sequestri, quello impeditivo e quello ex D.Lgs. 231/2001, non venivano contestati. Il Tribunale accoglieva parzialmente l’istanza, ma confermava il sequestro sulle quote societarie. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

L’importanza cruciale dell’interesse ad impugnare nella decisione della Cassazione

La Suprema Corte, con una motivazione netta e lineare, dichiara il ricorso inammissibile per una ragione assorbente e pregiudiziale: il difetto di interesse ad impugnare.

Il ragionamento della Corte si basa su un presupposto logico-giuridico fondamentale: un’impugnazione è ammissibile solo se il suo accoglimento può produrre un’utilità concreta per il ricorrente. In questo caso, l’obiettivo finale era ottenere la restituzione delle quote societarie. Tuttavia, anche se la Cassazione avesse annullato il sequestro per equivalente (l’unico contestato), le quote sarebbero comunque rimaste sotto sequestro in virtù degli altri due provvedimenti, quello impeditivo e quello ex D.Lgs. 231/2001, che non erano stati impugnati.

Il Principio del “Giudicato Cautelare Interno”

La mancata impugnazione degli altri due sequestri ha fatto sì che questi diventassero definitivi, creando quello che in gergo tecnico viene definito “giudicato cautelare interno”. Di conseguenza, la sorte delle quote era già segnata, rendendo del tutto inutile un’eventuale pronuncia favorevole sul singolo punto contestato. L’impugnazione, non potendo portare al dissequestro del bene, era priva di qualsiasi vantaggio pratico per la ricorrente e, quindi, inammissibile.

I Limiti all’Impugnazione del Terzo Estraneo

La Corte coglie l’occasione per ribadire un altro principio importante. Anche se il ricorso non fosse stato inammissibile per carenza di interesse, gli altri motivi sarebbero stati comunque respinti. Infatti, il terzo estraneo al reato, i cui beni sono stati sequestrati, non può contestare il merito dell’accusa penale (il cosiddetto fumus commissi delicti). Le sue doglianze possono riguardare unicamente la propria titolarità effettiva del bene e l’assenza di collegamenti con l’indagato o con il reato contestato.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’articolo 568, comma 4, del codice di procedura penale, che subordina l’ammissibilità di qualsiasi impugnazione alla sussistenza di un interesse concreto. L’interesse non può essere una mera pretesa teorica alla corretta applicazione della legge, ma deve tradursi nella possibilità di ottenere una situazione pratica più vantaggiosa. Nel contesto delle misure cautelari reali, questo vantaggio coincide con la restituzione del bene. Se, come nel caso di specie, la convergenza di più titoli cautelari sullo stesso bene rende impossibile la sua restituzione anche in caso di accoglimento del ricorso, l’interesse viene meno e l’impugnazione è inammissibile.

le conclusioni

Questa sentenza offre una lezione cruciale di strategia processuale: di fronte a un provvedimento che impone più vincoli su un medesimo bene, è essenziale impugnarli tutti. Contestare un solo titolo cautelare, quando ne esistono altri non opposti che sono sufficienti a mantenere il bene vincolato, si traduce in un’azione processuale inutile e destinata a essere dichiarata inammissibile per carenza di interesse ad impugnare. La decisione ribadisce la necessità di un approccio pragmatico e finalistico al processo, dove ogni azione deve essere idonea a produrre un risultato concreto e favorevole.

Quando un ricorso contro un sequestro viene considerato inammissibile per mancanza di interesse ad impugnare?
Un ricorso è inammissibile per mancanza di interesse ad impugnare quando il suo eventuale accoglimento non porterebbe alcun vantaggio pratico e concreto al ricorrente. Nel caso di un sequestro, l’interesse coincide con la possibilità di ottenere la restituzione del bene; se ciò non è possibile, l’interesse manca.

Cosa succede se su un bene gravano più provvedimenti di sequestro e se ne impugna solo uno?
Se si impugna solo uno dei provvedimenti, gli altri, se non contestati nei termini, diventano definitivi (c.d. giudicato cautelare interno). Di conseguenza, anche se il ricorso venisse accolto, il bene rimarrebbe comunque sequestrato in base ai provvedimenti non impugnati, rendendo l’impugnazione inammissibile per carenza di interesse.

Un terzo estraneo al reato può contestare nel merito l’accusa penale (il fumus commissi delicti) per ottenere la restituzione di un bene sequestrato?
No. Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, il terzo che afferma di avere diritto alla restituzione del bene sequestrato non può contestare l’esistenza dei presupposti della misura cautelare (come la sussistenza di indizi di reato), ma può unicamente dedurre la propria effettiva titolarità del bene e l’inesistenza di collegamenti con l’indagato o con il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati