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Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 39595/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso del legale rappresentante di una società contro un sequestro preventivo. Il motivo risiede nella mancanza di un ‘interesse ad impugnare’ concreto e giuridicamente tutelato. L’appellante, non essendo proprietario dei beni sequestrati (appartenenti alla società), non poteva ottenerne la restituzione a titolo personale, rendendo il suo interesse meramente fattuale e non sufficiente per sostenere l’impugnazione.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare: la Cassazione Spiega Quando il Ricorso è Inammissibile

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 39595 del 2024, offre un importante chiarimento su un principio fondamentale della procedura penale: l’interesse ad impugnare. Questo concetto, sebbene tecnico, ha implicazioni pratiche significative, specialmente per gli amministratori e i legali rappresentanti di società coinvolte in procedimenti penali. La Corte ha stabilito che non basta essere un soggetto indagato per poter contestare un sequestro; è necessario dimostrare un vantaggio concreto e giuridico che deriverebbe dall’accoglimento del ricorso. In caso contrario, l’impugnazione è destinata a essere dichiarata inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza di sequestro preventivo emessa dal Giudice per le indagini preliminari. Il sequestro riguardava alcuni terreni e i veicoli fuori uso, pneumatici e cerchi d’auto che vi erano stati abbandonati, configurando un’ipotesi di gestione illecita di rifiuti.

A presentare ricorso era stato l’amministratore della società che utilizzava i terreni, indagato per il reato contestato. Sia la richiesta di riesame che il successivo ricorso per Cassazione miravano all’annullamento del sequestro, lamentando vizi di motivazione e violazione dei principi di proporzionalità.

Tuttavia, la Corte Suprema non è entrata nel merito delle contestazioni, fermandosi a un aspetto preliminare e decisivo: la mancanza di interesse da parte del ricorrente.

Interesse ad Impugnare: La Distinzione Chiave della Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la ‘legittimazione’ e l’interesse ad impugnare. Il Codice di procedura penale (art. 568) stabilisce due condizioni per poter presentare un ricorso:
1. Legittimazione: Essere uno dei soggetti a cui la legge conferisce espressamente il diritto di impugnare (come l’imputato o la persona sottoposta a indagini).
2. Interesse: Avere un interesse concreto, attuale e giuridico a che il provvedimento venga annullato o modificato.

La Corte ha sottolineato che queste due condizioni devono coesistere. Essere legittimati non è sufficiente se manca l’interesse.

La Posizione della Persona Fisica vs. Quella della Società

Nel caso specifico, il ricorrente era una persona fisica, legale rappresentante della società che gestiva l’area. Tuttavia, i beni mobili sequestrati (i veicoli e le loro parti) erano di pertinenza della società, che è un soggetto giuridico distinto.
L’obiettivo del ricorso era ottenere la restituzione dei beni. Ma, si chiede la Corte, a chi sarebbero stati restituiti? Non certo alla persona fisica dell’amministratore, che non ne era il proprietario. La restituzione avrebbe potuto essere disposta solo in favore della società. Di conseguenza, l’amministratore, come persona fisica, non avrebbe ottenuto alcun vantaggio giuridico dall’annullamento del sequestro. Il suo interesse era, al più, un interesse di ‘mero fatto’, cioè un’aspettativa pratica non tutelata dalla legge ai fini dell’impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la declaratoria di inammissibilità basandosi su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’impugnazione è uno strumento processuale finalizzato a ottenere un risultato concreto e favorevole, non a discutere la mera correttezza teorica di una decisione. Se l’annullamento del provvedimento non produce alcun effetto pratico e giuridicamente rilevante nella sfera del ricorrente, l’interesse manca e l’impugnazione è un atto processualmente inutile.
I giudici hanno chiarito che, sebbene l’indagato sia tra i soggetti legittimati a ricorrere contro il sequestro preventivo, il suo diritto deve essere coniugato con il principio dell’interesse. Nel caso di specie, il ricorrente non era proprietario dei beni e non avrebbe mai potuto ottenerne la restituzione a proprio nome. Il suo interesse a che la società riavesse la disponibilità dei beni è stato qualificato come un interesse di fatto, insufficiente a radicare un valido interesse ad impugnare. La società, in quanto entità giuridica separata e proprietaria dei beni, avrebbe potuto impugnare il provvedimento, ma avrebbe dovuto farlo attraverso un difensore munito di procura speciale, agendo in nome e per conto dell’ente stesso.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale: nel processo penale, non si agisce per un astratto amore di giustizia, ma per tutelare una posizione giuridica concreta. Per gli amministratori e i legali rappresentanti, ciò significa che non possono impugnare a titolo personale provvedimenti cautelari reali che colpiscono il patrimonio della società. L’azione legale deve essere intrapresa dalla società stessa, nel rispetto delle forme previste dalla legge. Questa decisione serve da monito sulla necessità di individuare correttamente il soggetto titolare dell’interesse giuridico protetto prima di avviare un’azione giudiziaria, per evitare una pronuncia di inammissibilità che preclude l’esame del merito della questione.

Può il legale rappresentante di una società impugnare personalmente un sequestro di beni aziendali?
No. Secondo la sentenza, il legale rappresentante, in quanto persona fisica distinta dalla società, non ha un interesse giuridico proprio alla restituzione dei beni aziendali. L’impugnazione è inammissibile se non dimostra un interesse concreto, attuale e giuridicamente tutelato che gli deriverebbe dall’annullamento del provvedimento.

Qual è la differenza tra ‘legittimazione’ e ‘interesse ad impugnare’?
La ‘legittimazione ad impugnare’ è il diritto, conferito dalla legge a specifici soggetti (es. l’indagato), di presentare un ricorso. L”interesse ad impugnare’, invece, è un requisito ulteriore che richiede che l’impugnazione possa portare un vantaggio pratico e giuridico a chi la propone. Senza un interesse concreto, anche un soggetto legittimato non può validamente impugnare.

Cosa significa che l’interesse ad impugnare non può essere di ‘mero fatto’?
Significa che l’interesse non può basarsi su una semplice aspettativa o convenienza pratica, ma deve fondarsi su una posizione giuridica tutelata. Nel caso esaminato, l’interesse dell’amministratore a che la società riavesse i beni era di ‘mero fatto’, poiché, non essendone lui il proprietario, non avrebbe mai potuto ottenerne legalmente la restituzione a proprio nome.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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