LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interesse ad impugnare e demolizione: il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una cittadina contro un ordine di demolizione. La ragione risiede nella perdita dell’interesse ad impugnare, poiché l’immobile abusivo era già stato acquisito al patrimonio del Comune. La sentenza sottolinea che non si può contestare un provvedimento se non si è più titolari del bene e non si può ottenere un vantaggio concreto dall’annullamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare e Demolizione: Che Succede se il Comune Acquisisce l’Immobile?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale affronta un tema cruciale in materia di abusi edilizi: la perdita dell’interesse ad impugnare un ordine di demolizione quando l’immobile è già stato acquisito dal Comune. Questa decisione chiarisce che, una volta perso il titolo di proprietà, il responsabile dell’abuso non ha più la legittimazione per opporsi alla demolizione, poiché non ne trarrebbe alcun vantaggio concreto. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue importanti implicazioni.

Il Caso: Dalla Costruzione Abusiva al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un ordine di demolizione emesso nel 2001 e divenuto irrevocabile nel 2002, relativo alla sopraelevazione abusiva di un edificio. Non avendo il responsabile ottemperato all’ordine, il Comune competente ha avviato la procedura di acquisizione dell’immobile al proprio patrimonio, formalizzata nel 2012.

Successivamente, la persona responsabile dell’abuso ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sospensione e l’annullamento dell’ordine di demolizione. Le sue motivazioni si basavano su due punti principali:
1. Una delibera comunale che, a suo dire, destinava gli immobili acquisiti a edilizia residenziale pubblica, sottraendoli così alla demolizione.
2. La presentazione di una domanda di permesso di costruire in sanatoria.

Il Tribunale ha respinto l’istanza, portando la questione di fronte alla Corte di Cassazione.

L’Acquisizione Comunale e la Perdita dell’Interesse ad Impugnare

Il nodo centrale della questione, come evidenziato dalla Cassazione, è proprio la mancanza di un interesse ad impugnare da parte della ricorrente. La legge processuale stabilisce che un ricorso è ammissibile solo se chi lo propone può ottenere un risultato pratico e favorevole dalla decisione. Non è sufficiente contestare una decisione per una mera questione di correttezza teorica.

Nel momento in cui l’immobile abusivo viene acquisito gratuitamente al patrimonio del Comune, il precedente proprietario diventa un soggetto terzo rispetto alle vicende giuridiche del bene. Non essendo più titolare di alcun diritto reale sull’immobile, non ha più un interesse concreto e attuale a chiederne la conservazione. L’eventuale annullamento dell’ordine di demolizione non gli restituirebbe la proprietà e non gli porterebbe alcun vantaggio giuridicamente rilevante.

La Domanda di Sanatoria: Un Tentativo Tardivo e Inefficace

Anche il secondo motivo del ricorso, basato sulla richiesta di sanatoria, è stato ritenuto infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la domanda di sanatoria non può essere presentata da chi non è più proprietario dell’immobile.

Inoltre, la richiesta era stata depositata nel 2023, ben oltre i termini di legge e dopo che il procedimento sanzionatorio si era concluso con l’acquisizione del bene da parte dell’ente pubblico. La Cassazione ha anche specificato che, trattandosi di una sopraelevazione in zona a rischio sismico, la sanatoria sarebbe stata comunque impossibile per la mancanza del requisito della “doppia conformità” e dell’autorizzazione sismica preventiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione sul principio consolidato della carenza di legittimazione attiva. L’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale è un evento che chiude definitivamente la possibilità per il responsabile dell’abuso di intervenire sul destino del bene. Una volta che la proprietà è passata all’ente locale, spetta esclusivamente a quest’ultimo, tramite una delibera del Consiglio Comunale, decidere se mantenere l’opera per prevalenti interessi pubblici (a patto che non contrasti con vincoli urbanistici, ambientali o idrogeologici) o procedere con la demolizione.
In assenza di una tale delibera, la demolizione a spese del responsabile dell’abuso diventa l’esito unico e obbligato del procedimento amministrativo. La Corte ha sottolineato che l’interesse del ricorrente deve essere concreto, attuale e mirare a una situazione pratica più vantaggiosa, cosa che in questo caso non poteva verificarsi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: le conseguenze dell’abusivismo edilizio sono severe e definitive. Chi non ottempera all’ordine di demolizione non solo perde la proprietà del bene, ma anche qualsiasi voce in capitolo sul suo futuro. La sentenza serve da monito sull’importanza di rispettare le scadenze procedurali e sulla quasi impossibilità di sanare la propria posizione una volta che la macchina amministrativa sanzionatoria si è conclusa con l’acquisizione del bene da parte del Comune. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: l’unica via per contestare la demolizione è farlo finché si è ancora proprietari e si ha un interesse giuridicamente tutelato da difendere.

Posso oppormi a un ordine di demolizione se non sono più il proprietario dell’immobile?
No, secondo la Corte, una volta che il Comune acquisisce l’immobile a seguito dell’abuso, il precedente proprietario perde l’interesse concreto e attuale ad impugnare, rendendo il ricorso inammissibile.

È possibile presentare una domanda di sanatoria edilizia dopo che il Comune ha acquisito la proprietà?
No, la richiesta di permesso di costruire in sanatoria non può essere validamente presentata da chi non è più proprietario del bene. Inoltre, la richiesta deve essere presentata entro termini perentori, che in questo caso erano ampiamente superati.

Cosa succede se il Comune decide di non demolire l’immobile abusivo acquisito?
Se il Consiglio Comunale, con una specifica delibera, dichiara l’esistenza di un prevalente interesse pubblico a mantenere l’opera e questa non contrasta con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o idrogeologici, l’ordine di demolizione del giudice può cessare di avere efficacia. In assenza di tale delibera, la demolizione è l’esito obbligato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati