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Interesse ad impugnare del PM: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2946/2024, dichiara inammissibile il ricorso del Procuratore Generale per difetto di interesse ad impugnare. Il ricorso mirava a contestare il metodo procedurale di una declaratoria di prescrizione, ma secondo la Corte non poteva portare a un risultato pratico favorevole, essendo il reato ormai estinto e la vicenda processuale esaurita.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare del PM: Limiti e Inammissibilità secondo la Cassazione

L’interesse ad impugnare rappresenta una colonna portante del nostro sistema processuale. Non basta avere ragione in astratto; è necessario che l’impugnazione possa portare a un risultato concreto e favorevole. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 2946 del 2024, offre un chiarimento fondamentale su questo principio, delineando i confini entro cui il Pubblico Ministero può legittimamente ricorrere contro una decisione, specialmente quando la vicenda processuale è di fatto già conclusa. Analizziamo insieme la pronuncia per comprendere la sua portata pratica.

Il Contesto: Prescrizione del Reato e Ricorso del Procuratore

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che dichiarava l’estinzione di un reato di minaccia (art. 612 c.p.) per intervenuta prescrizione. Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la stessa Corte proponeva ricorso per Cassazione. La contestazione non verteva sull’effettivo decorso del termine di prescrizione, ma sulla procedura seguita dalla Corte territoriale. Secondo il ricorrente, la decisione era frutto di una “prassi concordata” non conforme alla legge, volta a semplificare le procedure attraverso un contraddittorio puramente scritto (cartolare).

L’obiettivo del Procuratore non era, quindi, ottenere una condanna dell’imputato (impossibile, dato che il reato era palesemente prescritto), ma affermare un principio di diritto sulla corretta procedura da seguire in casi analoghi.

La Mancanza di Interesse ad Impugnare del Pubblico Ministero

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile per un motivo dirimente: il difetto di interesse ad impugnare.

Il Principio del Risultato Pratico

Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato: l’interesse richiesto dall’art. 568, comma 4, del codice di procedura penale deve essere concreto e attuale. Non è sufficiente che l’impugnazione miri a ottenere una decisione teoricamente corretta; è indispensabile che possa condurre a un risultato “praticamente favorevole”.

Nel caso di specie, la vicenda processuale era ormai “esaurita”. Il reato, commesso nel 2014, era indiscutibilmente prescritto (il termine di sette anni e sei mesi era ampiamente decorso). Qualsiasi decisione della Cassazione sulla correttezza della procedura non avrebbe potuto in alcun modo modificare l’esito finale per l’imputato. Pertanto, l’appello del PM era volto unicamente a ottenere “l’affermazione in astratto di un principio di diritto da applicare nel futuro”, un interesse che il nostro ordinamento non tutela.

La Distinzione con l’Interesse dell’Imputato

La difesa del Procuratore Generale faceva leva, implicitamente, sulla scia di una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 111/2022). Tale sentenza aveva dichiarato illegittimo l’art. 568 c.p.p. nella parte in cui rendeva inammissibile il ricorso dell’imputato contro una sentenza di prescrizione emessa senza un adeguato contraddittorio.

La Cassazione, tuttavia, ha chiarito che i due casi non sono paragonabili. L’interesse dell’imputato è diverso: egli potrebbe avere un vantaggio concreto nel contestare la prescrizione per ottenere un’assoluzione nel merito (ad esempio, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato), una formula ampiamente più liberatoria. Questo interesse non è presente nel caso del Pubblico Ministero, il cui ricorso, in questo contesto, non poteva portare ad alcun esito pratico vantaggioso per l’accusa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi. In primo luogo, ha riaffermato che l’interesse ad impugnare del pubblico ministero richiede la possibilità di ottenere un risultato non solo teoricamente corretto, ma anche praticamente favorevole, condizione assente quando la vicenda processuale è esaurita per prescrizione. In secondo luogo, ha evidenziato come il ricorrente non avesse nemmeno contestato il decorso del termine di prescrizione, confermando l’assenza di un possibile esito diverso. Infine, ha specificato che il principio sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 111/2022 tutela esclusivamente l’interesse dell’imputato a ottenere una formula di proscioglimento più favorevole, e non può essere esteso all’azione del pubblico ministero in un contesto analogo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: le impugnazioni non sono uno strumento per dibattiti accademici o per l’affermazione di principi di diritto astratti. Devono servire a uno scopo concreto. Il Pubblico Ministero non può utilizzare il ricorso per Cassazione per censurare prassi procedurali che ritiene errate se questo non può incidere sull’esito finale di un procedimento ormai concluso. Questa decisione rafforza i criteri di ammissibilità dei ricorsi, contribuendo a un’economia processuale e focalizzando l’attenzione della Suprema Corte sulle questioni che hanno un impatto reale e tangibile sulla giustizia.

Quando sussiste l’interesse ad impugnare per il pubblico ministero?
L’interesse ad impugnare del pubblico ministero sussiste solo quando, con l’impugnazione, può raggiungere un risultato non solo teoricamente corretto, ma anche praticamente favorevole. Non è sufficiente l’affermazione astratta di un principio di diritto se la vicenda processuale è ormai esaurita.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per difetto di interesse, poiché il reato era già estinto per prescrizione e l’esito del ricorso non avrebbe potuto in alcun modo modificare la conclusione del procedimento. L’appello era quindi privo di un potenziale risultato pratico favorevole.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 111/2022 sull’interesse dell’imputato si applica anche al pubblico ministero?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che quella sentenza tutela l’interesse specifico dell’imputato, che può mirare a un’assoluzione nel merito (formula più vantaggiosa della prescrizione), e non è estensibile alla posizione del pubblico ministero, il cui interesse è valutato secondo criteri differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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