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Interesse ad impugnare del PM: la Cassazione chiarisce

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro l’estensione della custodia cautelare per reati di usura. Si conferma l’interesse ad impugnare del Pubblico Ministero anche se l’imputato è già detenuto per altre accuse, al fine di cristallizzare il quadro cautelare su tutti i reati contestati.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare del PM: Custodia Cautelare e Pluralità di Reati

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, affronta un’importante questione processuale: può il Pubblico Ministero appellare una decisione per estendere una misura cautelare ad altri reati, anche se l’indagato si trova già in carcere per altre imputazioni? La risposta affermativa della Corte ribadisce un principio fondamentale sull’interesse ad impugnare e sul concetto di giudicato cautelare, offrendo chiarimenti cruciali per la prassi giudiziaria. Questo principio garantisce la solidità del quadro accusatorio nella fase delle indagini preliminari.

La Vicenda Processuale

Il caso ha origine da un provvedimento del Tribunale di Salerno che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, applicava la misura della custodia in carcere a un soggetto per reati di usura (art. 644 c.p.). Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) aveva respinto la richiesta di misura cautelare per tali specifici reati, pur disponendola per altre accuse contestate nello stesso procedimento (tentata estorsione aggravata).

L’indagato, già detenuto, decideva di ricorrere in Cassazione avverso la decisione del Tribunale, sostenendo, tra gli altri motivi, la mancanza di un concreto interesse del Pubblico Ministero a impugnare la prima decisione del Gip.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su tre argomentazioni principali:

1. Mancanza di interesse ad impugnare del PM: Secondo il ricorrente, poiché egli si trovava già in regime di custodia cautelare per altri reati, il Pubblico Ministero non avrebbe avuto alcun vantaggio concreto o utilità oggettiva nell’appellare per estendere la misura anche ai reati di usura. L’impugnazione sarebbe stata, quindi, priva del requisito fondamentale dell’interesse ad agire.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione (Capo 1): La difesa contestava la ricostruzione dei fatti relativi a un episodio di usura, sostenendo che l’intervento dell’imputato era finalizzato unicamente a sollecitare il pagamento di un debito per conto di un terzo, senza alcuna partecipazione all’originario patto usurario.
3. Violazione di legge e vizio di motivazione (Capo 3): Analogamente al punto precedente, si negava la partecipazione dell’imputato a un secondo episodio di usura, affermando che il suo ruolo era limitato al recupero del denaro per conto terzi.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Cassazione una riconsiderazione del materiale probatorio e contestava la legittimità stessa dell’azione del Pubblico Ministero.

La Decisione della Cassazione e l’Interesse ad Impugnare

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa. Di particolare rilievo è la motivazione relativa al primo punto. I giudici hanno stabilito che l’interesse ad impugnare del Pubblico Ministero non viene meno per il solo fatto che l’indagato sia già sottoposto a una misura cautelare. L’interesse, infatti, risiede nell’esigenza di ottenere una pronuncia che copra tutti i reati contestati. Questo ha lo scopo di ‘cristallizzare’ il giudicato cautelare, ovvero di rendere stabile e non più discutibile, in quella fase, la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per ogni singola imputazione.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che un giudicato cautelare completo e onnicomprensivo ha una sua autonoma rilevanza e produce effetti giuridici specifici. Pertanto, l’aspirazione del PM a consolidare il quadro indiziario su tutti i fronti dell’accusa costituisce un vantaggio concreto e un’utilità processuale che legittima pienamente l’impugnazione.

Per quanto riguarda gli altri due motivi di ricorso, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti. La difesa, lungi dal dimostrare una violazione di legge o una palese illogicità nella motivazione del Tribunale, si era limitata a proporre una lettura alternativa degli elementi di prova. Tale operazione è preclusa in sede di Cassazione, il cui compito è verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica del ragionamento del giudice di merito, non di sostituirlo. Nel caso di specie, la motivazione del Tribunale è stata ritenuta logica, completa e ampiamente argomentata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di procedura penale: l’interesse del Pubblico Ministero a impugnare una decisione cautelare esiste sempre quando si mira a estendere la validità della misura a tutti i reati per cui si procede. Questa esigenza non è meramente formale, ma risponde alla necessità di definire con chiarezza e stabilità l’intero perimetro dell’accusa nella fase cautelare, con tutte le conseguenze giuridiche che ne derivano. La decisione, inoltre, riafferma i limiti invalicabili del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito.

Il Pubblico Ministero ha interesse ad impugnare un’ordinanza per estendere una misura cautelare a nuovi reati, se l’indagato è già detenuto per altre accuse?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che l’interesse del Pubblico Ministero sussiste. L’obiettivo è conseguire l’estensione della misura a tutti i reati contestati per ‘cristallizzare’ il giudicato cautelare, il che ha una sua autonoma portata e rilevanza giuridica.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti e le prove di un caso?
No, non è possibile. Il controllo della Corte di Cassazione è limitato alla legittimità, cioè alla violazione di legge o alla presenza di una motivazione manifestamente illogica o apparente. Non può riconsiderare i fatti o l’attendibilità delle prove, che sono di competenza del giudice di merito.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile perché i motivi sono generici o propongono una diversa lettura dei fatti?
In questo caso, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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