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Interesse ad impugnare: appello a demolizione nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. Il motivo centrale è la mancanza di interesse ad impugnare, poiché il ricorrente aveva donato l’immobile al figlio molti anni prima dell’ingiunzione. La Corte stabilisce che per contestare un provvedimento è necessario avere un interesse concreto e attuale, che in questo caso non sussiste, dato che il ricorrente non è più proprietario del bene.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Donare un immobile abusivo: si perde il diritto di opporsi alla demolizione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11171 del 2024, ha affrontato un caso emblematico che chiarisce i limiti del diritto di opposizione a un ordine di demolizione, introducendo il concetto cruciale di interesse ad impugnare. Questa pronuncia stabilisce un principio netto: chi dona un immobile non ha più il titolo per contestare la successiva ingiunzione a demolirlo, anche se è il destinatario originario della condanna penale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una condanna per abuso edilizio emessa nel lontano 2000. Il condannato, autore della costruzione abusiva, riceve un ordine di demolizione dal Procuratore della Repubblica. Nel frattempo, però, la situazione proprietaria dell’immobile è cambiata: nel 2007, ben prima dell’ingiunzione a demolire, l’uomo aveva donato l’intero edificio al proprio figlio. Quest’ultimo, diventato il nuovo proprietario, aveva anche ottenuto dal Comune due permessi di costruire in sanatoria per regolarizzare l’immobile.

Nonostante la donazione e i tentativi di sanatoria, l’ordine di demolizione viene emesso nei confronti del padre, il quale decide di opporsi. La sua difesa si basa sull’illogicità della motivazione del giudice dell’esecuzione, che aveva ritenuto i permessi in sanatoria non validi perché superavano i limiti di cubatura consentiti, sebbene la stessa ordinanza ammettesse che il volume totale era inferiore alla soglia massima di legge.

La Decisione della Corte: la Carenza di Interesse ad Impugnare

La Corte di Cassazione non entra nel merito della validità dei permessi in sanatoria, ma si concentra su un aspetto preliminare e decisivo: il ricorrente ha ancora un interesse ad impugnare? La risposta è negativa.

I giudici spiegano che l’interesse ad agire in giudizio, e quindi a impugnare un provvedimento, deve essere concreto e attuale. Ciò significa che l’esito favorevole del ricorso deve portare un vantaggio pratico e diretto a chi lo propone. Nel caso specifico, il ricorrente non è più proprietario dell’immobile da oltre quindici anni. L’eventuale annullamento dell’ordine di demolizione non comporterebbe per lui alcun beneficio reale, né sul piano patrimoniale né su quello giuridico.

La Corte ribadisce un principio consolidato: l’ordine di demolizione è una sanzione di carattere reale. Questo significa che non è legata alla persona del colpevole, ma segue il bene. Pertanto, l’ordine rimane efficace nei confronti di chiunque sia l’attuale proprietario dell’immobile, in questo caso il figlio.

Le Motivazioni

La Suprema Corte fonda la sua decisione su diverse argomentazioni giuridiche.

In primo luogo, viene chiarito che l’impugnazione non può essere utilizzata per ottenere una mera affermazione teorica di un principio di diritto. Deve servire a rimuovere un pregiudizio concreto. Poiché il ricorrente ha donato l’immobile, non subisce alcuna conseguenza patrimoniale diretta dalla demolizione. L’eventuale rivalsa del figlio nei suoi confronti sarebbe una questione civile separata e futura, non un effetto diretto dell’ordine di demolizione.

In secondo luogo, si sottolinea la natura dell’ordine di demolizione. Non è una pena in senso stretto (come la reclusione o una multa), che si estingue con il tempo o con la morte del reo, ma una sanzione amministrativa con finalità ripristinatoria. Il suo scopo è quello di ristabilire l’ordine urbanistico violato. Per questo motivo, l’ordine “insegue” l’immobile e si trasferisce ai successivi proprietari, eredi o aventi causa, i quali sono tenuti a eseguirlo.

Infine, la Corte precisa che l’alienazione (vendita o donazione) del manufatto abusivo non impedisce l’esecuzione della demolizione. Il nuovo proprietario acquista il bene nello stato di fatto e di diritto in cui si trova, inclusa la sua illegalità e la potenziale soggezione a un ordine di abbattimento.

Le Conclusioni

La sentenza offre un insegnamento fondamentale: il destinatario di una condanna per abuso edilizio che si spoglia della proprietà del bene perde, di regola, la legittimazione a contestare il successivo ordine di demolizione per mancanza di interesse ad impugnare. Per poter validamente presentare un ricorso, l’ex proprietario dovrebbe dimostrare di avere un interesse specifico, concreto e attuale all’annullamento dell’atto, cosa che in questo caso non è avvenuta. La battaglia legale per salvare l’immobile, a questo punto, spetta al nuovo proprietario.

Chi ha donato un immobile abusivo può ancora opporsi all’ordine di demolizione emesso nei suoi confronti?
No, di regola non può. Secondo la Corte di Cassazione, avendo trasferito la proprietà del bene, non possiede più un interesse concreto e attuale a contestare l’ordine. L’impugnazione sarebbe ammissibile solo se dimostrasse un beneficio effettivo e reale derivante dall’annullamento dell’atto, cosa che non si presume automaticamente.

L’ordine di demolizione si estingue se l’immobile viene venduto o donato a un’altra persona?
No. L’ordine di demolizione è una sanzione amministrativa di carattere “reale”, il che significa che è legata all’immobile e non alla persona del responsabile dell’abuso. Pertanto, l’ordine rimane valido ed efficace nei confronti di chiunque diventi proprietario del bene successivamente.

Cosa significa avere “interesse ad impugnare” un provvedimento?
Significa che la persona che impugna deve poter ottenere un vantaggio pratico, concreto e attuale dall’eventuale accoglimento del suo ricorso. Non è sufficiente un interesse teorico alla corretta applicazione della legge; l’impugnazione deve essere finalizzata a migliorare la situazione giuridica o patrimoniale del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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