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Interesse ad agire del PM: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore Generale contro una sentenza di proscioglimento per furto. La decisione si fonda sulla mancanza di interesse ad agire, poiché il reato era già caduto in prescrizione prima della sentenza d’appello. Anche se l’impugnazione fosse stata fondata, l’esito non sarebbe cambiato, rendendo l’azione giudiziaria priva di un risultato pratico favorevole.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Agire del PM e Prescrizione: Quando il Ricorso Diventa Inutile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul principio dell’interesse ad agire nel processo penale. Questo requisito fondamentale stabilisce che un’azione legale, inclusa un’impugnazione, deve perseguire un risultato non solo teoricamente corretto, ma anche praticamente favorevole. Se questo vantaggio concreto manca, l’azione diventa inammissibile, come dimostra chiaramente il caso analizzato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da accuse di tentato furto e furto. In secondo grado, la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza del Tribunale, dichiarando di non doversi procedere nei confronti dell’imputato per mancanza di querela, un atto indispensabile per la perseguibilità di tali reati.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, ritenendo errata tale valutazione, ha proposto ricorso in Cassazione. La tesi dell’accusa era che le sommarie informazioni rese dalla persona offesa avessero, in realtà, valore di querela e che quindi il processo dovesse proseguire.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 6506/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale. La decisione non entra nel merito della questione sollevata (cioè se le dichiarazioni della vittima costituissero o meno una valida querela), ma si ferma a una valutazione preliminare e decisiva: la carenza di interesse ad agire.

Le Motivazioni: L’Assenza di un Risultato Praticamente Favorevole

Il cuore della motivazione risiede in una constatazione temporale. La Corte ha rilevato che il termine massimo di prescrizione per i reati contestati era già decorso in data 23 agosto 2020, ovvero prima ancora che venisse emessa la sentenza d’appello impugnata.

Questo significa che, anche se il ricorso del Procuratore fosse stato accolto e la tesi sulla validità della querela fosse stata riconosciuta, la Corte di Cassazione non avrebbe potuto fare altro che prendere atto dell’intervenuta prescrizione. L’esito finale per l’imputato sarebbe stato comunque il proscioglimento, seppur per una causa diversa (estinzione del reato per prescrizione anziché per mancanza di querela).

La giurisprudenza costante, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che l’impugnazione deve mirare a un risultato “non solo teoricamente corretto ma anche praticamente favorevole”. Poiché in questo caso il risultato pratico sarebbe rimasto identico, ovvero l’impossibilità di pervenire a una condanna, è venuto meno l’interesse ad agire del Procuratore. L’appello, in sostanza, era diventato un esercizio puramente teorico, privo di qualsiasi utilità concreta ai fini della giustizia penale.

Conclusioni: Il Principio di Economia Processuale

Questa pronuncia ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: le azioni giudiziarie non possono essere intraprese per una mera affermazione di principio o per la correzione teorica di un errore giuridico. Devono essere sostenute da un interesse concreto, attuale e tangibile. Quando un evento, come la prescrizione del reato, rende impossibile ottenere un risultato pratico più vantaggioso, l’azione processuale perde la sua ragion d’essere e deve essere dichiarata inammissibile. Tale approccio garantisce l’economia processuale, evitando di impegnare le risorse della giustizia in contenziosi privi di una reale posta in gioco.

Quando un ricorso del Pubblico Ministero può essere considerato inammissibile per difetto di interesse?
Un ricorso è inammissibile per difetto di interesse quando, anche se fosse accolto, non porterebbe a un risultato pratico più favorevole per l’accusa. Nel caso specifico, poiché il reato era già prescritto, una decisione favorevole al PM non avrebbe comunque potuto portare a una condanna.

Cosa significa che un’impugnazione deve perseguire un risultato “praticamente favorevole”?
Significa che l’obiettivo dell’impugnazione non può essere solo la correzione teorica di un errore legale, ma deve mirare a un cambiamento concreto della situazione giuridica. Se l’esito finale rimane invariato a causa di altri fattori (come la prescrizione), l’interesse a impugnare viene meno.

La prescrizione del reato prevale su altre questioni processuali nel giudizio di Cassazione?
Sì, se la prescrizione è maturata prima della decisione impugnata, la Corte di Cassazione rileva la sua esistenza come causa di estinzione del reato. Questo fatto può rendere superfluo l’esame delle altre questioni sollevate nel ricorso, portando a una dichiarazione di inammissibilità per mancanza di interesse, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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