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Interesse ad agire: confisca e terzo proprietario

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro la confisca di un immobile. Nonostante il ricorrente avesse contribuito all’acquisto, il bene era legalmente intestato al padre. La Corte ha stabilito che manca l’interesse ad agire, poiché l’eventuale annullamento della confisca andrebbe a beneficio del padre (il proprietario formale) e non del ricorrente, che non otterrebbe alcun vantaggio giuridico diretto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Agire: La Cassazione Chiarisce Chi Può Impugnare la Confisca di Prevenzione

Nel complesso ambito delle misure di prevenzione patrimoniali, il concetto di interesse ad agire assume un ruolo cruciale per determinare chi sia legittimato a contestare un provvedimento di confisca. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 7995/2024) ha ribadito un principio fondamentale: il soggetto destinatario della misura non può impugnare la confisca di un bene se questo è intestato a un’altra persona. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un procedimento di prevenzione patrimoniale avviato nei confronti di un professionista. Il Tribunale di Bari aveva disposto la confisca di un immobile formalmente intestato al padre del professionista. Secondo l’accusa, il bene era stato acquistato con proventi illeciti derivanti da un’attività di evasione fiscale sistematica attribuita al figlio.

Sia il professionista che il padre avevano contestato la misura. Dopo che la Corte di Appello ha confermato la decisione di primo grado, il figlio ha presentato ricorso in Cassazione. Tra i motivi del ricorso, lamentava l’errata valutazione dei presupposti della confisca, sostenendo che l’acquisto dell’immobile fosse giustificato da fonti lecite e che non vi fossero prove sufficienti della sua pericolosità sociale nel periodo di acquisto del bene.

La Carenza di Interesse ad Agire del Ricorrente

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive. Ha invece dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione puramente processuale: la carenza di interesse ad agire del ricorrente. Questo concetto giuridico, previsto dall’art. 568 del codice di procedura penale, stabilisce che per impugnare una decisione è necessario avere un interesse concreto e attuale a ottenere una riforma della stessa che porti un vantaggio giuridico diretto.

Nel caso specifico, l’obiettivo finale del ricorso era ottenere la restituzione dell’immobile confiscato. La Corte ha osservato che, essendo l’immobile intestato al padre, un eventuale annullamento della confisca non avrebbe prodotto alcun beneficio legale diretto per il figlio. Il bene, infatti, sarebbe semplicemente tornato nella piena disponibilità del suo legittimo proprietario, ovvero il padre. Di conseguenza, il figlio non aveva un interesse giuridicamente tutelato a contestare il provvedimento.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato. In materia di confisca di prevenzione, quando si ipotizza un’interposizione fittizia (cioè quando il bene è intestato a un prestanome), l’unico soggetto ad avere un interesse personale e diretto a contestare la misura è il terzo proprietario. È quest’ultimo, infatti, che subisce il pregiudizio patrimoniale e che ha l’onere di dimostrare la legittima acquisizione del bene o l’assenza di fittizietà.

Il ricorrente, non essendo il titolare del bene, non poteva lamentare un vizio di legge, poiché la sua posizione giuridica non sarebbe cambiata neanche in caso di accoglimento del ricorso. Il fatto di aver potenzialmente fornito parte del denaro per l’acquisto non è sufficiente a creare un interesse ad agire, poiché ciò non gli conferisce un diritto di proprietà opponibile nel procedimento di prevenzione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con chiarezza che la legittimazione a impugnare un provvedimento di confisca è strettamente legata alla titolarità del diritto di proprietà sul bene. Il soggetto proposto per la misura di prevenzione, se non è anche il proprietario formale del bene confiscato, non può presentare ricorso, poiché privo dell’interesse concreto e attuale richiesto dalla legge. La sua impugnazione è destinata a essere dichiarata inammissibile, senza che il giudice entri nel merito delle questioni relative alla presunta illeceità dei fondi o alla pericolosità sociale.

Chi può impugnare un provvedimento di confisca di prevenzione relativo a un bene intestato a un terzo?
Secondo la Corte, l’interesse personale e diretto a impugnare la confisca appartiene esclusivamente al terzo che risulta proprietario formale del bene. È quest’ultimo a dover dimostrare la legittimità dell’acquisizione del bene per ottenerne la restituzione.

Perché il soggetto destinatario della misura di prevenzione non aveva interesse ad agire?
Perché il suo ricorso mirava alla restituzione di un bene di cui non era il proprietario legale. L’eventuale annullamento della confisca non gli avrebbe arrecato alcun vantaggio giuridico diretto, in quanto il bene sarebbe tornato nella disponibilità del padre, unico titolare del diritto di proprietà.

Cosa si intende per interesse ad agire “concreto ed attuale”?
Significa che l’impugnazione deve essere finalizzata a rimuovere un pregiudizio effettivo e presente subito dalla parte che ricorre, e deve essere in grado di determinare una situazione giuridica più vantaggiosa per quest’ultima. Un interesse puramente teorico o di fatto non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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