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Interesse a ricorrere: nullo senza proprietà del bene

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore aziendale contro il sequestro di un terreno, evidenziando la mancanza di interesse a ricorrere. Poiché l’appellante non era il proprietario, non avrebbe ottenuto alcun vantaggio concreto dalla restituzione del bene. La sentenza ribadisce inoltre che l’uso di un’area protetta come parcheggio costituisce reato paesaggistico, anche in assenza di opere edilizie.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse a Ricorrere: Chi Può Davvero Impugnare un Sequestro?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: per contestare un provvedimento, è necessario avere un interesse a ricorrere che sia concreto e attuale. Nel caso specifico, la Corte ha dichiarato inammissibile l’appello presentato dal gestore di un’azienda agricola contro il sequestro di alcuni terreni, poiché quest’ultimo non ne era il proprietario. Questa decisione non solo chiarisce i limiti della legittimazione ad impugnare, ma offre anche importanti spunti sui reati paesaggistici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP presso il tribunale di Siracusa. Il provvedimento riguardava alcuni terreni agricoli, sottoposti a vincolo paesaggistico, che venivano utilizzati come parcheggio. Il gestore dell’azienda agricola che operava su quei terreni, indagato per reati edilizi e paesaggistici, ha impugnato il sequestro davanti al Tribunale del Riesame, il quale ha però confermato la misura. L’indagato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’assenza di interventi edilizi e la mancanza di motivazione sull’incompatibilità tra la destinazione agricola e l’uso a parcheggio temporaneo.

La Decisione: Inammissibilità per Mancanza di Interesse a Ricorrere

La Corte di Cassazione ha stroncato il ricorso sul nascere, dichiarandolo inammissibile per una ragione puramente processuale: la carenza di interesse a ricorrere in capo all’appellante. I giudici hanno sottolineato che, secondo l’articolo 568 del codice di procedura penale, l’interesse ad impugnare deve tradursi in un vantaggio pratico per chi agisce. Nel caso di un sequestro, questo vantaggio si identifica con la restituzione del bene. Tuttavia, i terreni in questione non erano di proprietà dell’indagato, bensì di terze persone. Di conseguenza, anche in caso di accoglimento del ricorso e annullamento del sequestro, l’appellante non avrebbe avuto alcun titolo per ottenere la restituzione dei terreni. Il suo interesse era, quindi, meramente di fatto e non giuridicamente tutelato, rendendo il suo ricorso privo di fondamento.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio consolidato secondo cui l’interesse a ricorrere deve essere analizzato sotto un duplice profilo: processuale e sostanziale. Quello sostanziale, in particolare, deve consistere in una ‘utilità’ oggettiva per la parte che impugna. Se l’impugnazione non può portare a una modifica vantaggiosa degli effetti del provvedimento, l’interesse viene meno. In questo caso, non essendo il proprietario, il gestore non poteva ottenere il ‘vantaggio’ finale, ovvero la restituzione del bene. La Corte ha quindi stabilito che il suo ruolo di ‘mero gestore’ non era sufficiente a legittimare l’impugnazione del sequestro. Pur non essendo necessario per la decisione, la Corte ha colto l’occasione per ribadire un altro importante principio in materia di reati paesaggistici. Ha chiarito che l’occupazione non autorizzata di un’area sottoposta a vincolo ambientale con veicoli integra il reato di cui all’art. 181 del D.Lgs. 42/2004, a prescindere dalla realizzazione di opere edilizie. La semplice destinazione di un terreno agricolo a rimessaggio o parcheggio stabile è sufficiente a compromettere il bene paesaggistico tutelato, poiché ne determina una ‘compressione permanente’ e un uso incompatibile con la sua natura.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria su un requisito processuale chiave come l’interesse a ricorrere. Per poter validamente impugnare un provvedimento di sequestro, non è sufficiente essere l’utilizzatore del bene o il soggetto indagato; è necessario avere un titolo giuridico, come la proprietà, che legittimi a richiederne la restituzione. In assenza di tale titolo, qualsiasi ricorso è destinato all’inammissibilità. Inoltre, la pronuncia rafforza la tutela del paesaggio, confermando che la sua protezione non si limita a sanzionare le costruzioni abusive, ma si estende a qualsiasi uso del territorio che, pur non essendo permanente, ne alteri la destinazione e ne pregiudichi il valore ambientale.

Chi può presentare un ricorso contro un sequestro preventivo?
Può presentare ricorso solo chi ha un ‘interesse a ricorrere’, ovvero chi può ottenere un vantaggio concreto e giuridicamente rilevante dall’annullamento del provvedimento. Nel caso di un sequestro, questo interesse è generalmente riconosciuto al proprietario del bene, che ha titolo alla sua restituzione, e non a un mero gestore o utilizzatore di fatto.

Utilizzare un terreno agricolo vincolato come parcheggio è reato anche senza costruire nulla?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’uso non occasionale e non autorizzato di un’area soggetta a vincolo paesaggistico per scopi diversi da quelli consentiti, come un parcheggio, integra il reato paesaggistico previsto dall’art. 181 del D.Lgs. 42/2004. Questo perché tale condotta determina una compressione del bene tutelato, anche in assenza di opere edilizie.

Perché il ricorso del gestore è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente, pur essendo l’utilizzatore dei terreni e l’indagato nel procedimento, non ne era il proprietario. Di conseguenza, secondo la Corte, egli mancava dell’interesse a ricorrere, poiché anche se il sequestro fosse stato annullato, non avrebbe avuto diritto alla restituzione dei beni, diritto spettante unicamente ai legittimi proprietari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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