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Interesse a ricorrere: chi può impugnare una confisca?

La Cassazione chiarisce i limiti dell’interesse a ricorrere. Dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi contro la confisca di beni intestati a terzi, poiché gli stessi ricorrenti negavano di vantare alcun diritto sui beni, facendo così venire meno la condizione essenziale per poter agire in giudizio.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse a Ricorrere: Chi può Opporsi alla Confisca di Beni Intestati a Terzi?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 4268/2024 offre un’importante lezione su un presupposto processuale fondamentale: l’interesse a ricorrere. Senza questo requisito, qualsiasi impugnazione è destinata a essere dichiarata inammissibile. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato dagli eredi di un soggetto, avverso la confisca di beni immobili che, però, non erano intestati a loro né al loro dante causa, bensì ad altri familiari. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio cardine: non si può contestare un provvedimento se dalla sua rimozione non si otterrebbe alcun vantaggio concreto.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Napoli, riguardante tre appartamenti. Questi immobili erano formalmente intestati alla nuora e alle nipoti di un soggetto defunto, ritenuto socialmente pericoloso. Gli eredi di quest’ultimo, tra cui la moglie e i figli, avevano proposto appello contro la confisca, sostenendo che i beni fossero stati acquistati con risorse lecite provenienti dai genitori della nuora e non con proventi illeciti del loro congiunto.

La Corte di Appello di Napoli, in sede di rinvio, aveva dichiarato l’appello inammissibile proprio perché proposto da soggetti (gli eredi) che non risultavano essere i proprietari formali dei beni confiscati. Contro questa decisione, gli eredi hanno nuovamente proposto ricorso per Cassazione.

L’Importanza dell’Interesse a Ricorrere nel Processo

I ricorrenti lamentavano, tra le altre cose, che la loro legittimazione ad agire fosse già stata implicitamente riconosciuta in una precedente fase del giudizio. Sostenevano, inoltre, di avere diritto a impugnare il decreto in quanto destinatari diretti del provvedimento di confisca. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato completamente questa linea difensiva, concentrandosi sull’assoluta mancanza dell’interesse a ricorrere.

La Corte ha evidenziato una contraddizione insanabile nella posizione degli eredi: da un lato, chiedevano l’annullamento della confisca; dall’altro, affermavano con forza che la titolarità dei beni apparteneva legittimamente e non fittiziamente alla nuora e alle nipoti.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha stabilito che i ricorsi erano inammissibili. La motivazione è tanto semplice quanto rigorosa dal punto di vista giuridico. L’interesse a impugnare un provvedimento presuppone che il ricorrente possa ottenere un beneficio pratico e diretto dall’eventuale accoglimento della sua richiesta. In questo caso, se la confisca fosse stata annullata, i beni non sarebbero tornati nella disponibilità degli eredi ricorrenti, i quali non vantavano alcun titolo su di essi. Anzi, secondo la loro stessa tesi difensiva, i beni sarebbero dovuti rimanere di proprietà dei terzi intestatari.

Di conseguenza, gli unici soggetti ad avere un interesse concreto alla restituzione dei beni erano proprio i terzi intestatari. Poiché questi ultimi non hanno agito in giudizio, il ricorso degli eredi si rivela privo del suo presupposto fondamentale. La Corte ha inoltre precisato che il difetto di interesse è una causa di inammissibilità talmente grave da poter essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, senza alcuna preclusione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio cruciale: non si può agire in giudizio per tutelare un diritto altrui o per un interesse puramente teorico. La legittimazione e l’interesse ad agire devono essere personali, concreti e attuali. Chi intende opporsi a un provvedimento ablativo come la confisca deve dimostrare di avere un titolo o un diritto sul bene che gli verrebbe restituito in caso di vittoria. In assenza di questo legame diretto, l’azione legale è destinata a fallire ancora prima di essere esaminata nel merito. Per gli eredi del caso di specie, la loro stessa strategia difensiva, volta a dimostrare la titolarità effettiva in capo a terzi, ha finito per precludere loro la possibilità di contestare la confisca.

Chi può presentare ricorso contro un provvedimento di confisca di beni?
Secondo la sentenza, il ricorso può essere validamente proposto solo dal soggetto che ha un interesse diretto, concreto e attuale alla restituzione del bene. Tipicamente, si tratta del proprietario formale o di chi possa dimostrare di avere un diritto effettivo sul bene che verrebbe ripristinato in caso di annullamento della confisca.

Perché il ricorso degli eredi è stato dichiarato inammissibile per mancanza di interesse a ricorrere?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché gli eredi stessi sostenevano che i beni confiscati non fossero di loro proprietà, ma appartenessero legittimamente ad altri familiari (terzi intestatari). Non vantando alcun titolo sui beni, non avrebbero ottenuto alcun vantaggio personale e concreto dall’annullamento della confisca, facendo così venir meno l’interesse a ricorrere.

Il difetto di interesse a ricorrere può essere rilevato in qualsiasi momento del processo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la mancanza di interesse a ricorrere è una causa di inammissibilità che può e deve essere rilevata dal giudice, anche d’ufficio, in ogni stato e grado del procedimento, senza essere soggetta a sanatorie o preclusioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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