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Interesse a impugnare: no a chi occupa un immobile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che, occupando abusivamente un immobile, ne contestava il sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto e attuale interesse a impugnare, poiché, anche in caso di annullamento del sequestro, l’immobile non sarebbe stato restituito all’occupante privo di titolo, ma al legittimo proprietario. Viene così ribadito che l’interesse a ricorrere deve corrispondere a un risultato pratico favorevole per chi agisce.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse a Impugnare: l’Occupante Abusivo non Può Contestare il Sequestro

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: la necessità di un concreto interesse a impugnare per poter contestare un provvedimento giudiziario. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che chi occupa abusivamente un immobile non possiede tale interesse per opporsi al suo sequestro preventivo, poiché non potrebbe comunque ottenerne la restituzione. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Occupazione e Sequestro

La vicenda ha origine dall’occupazione arbitraria di un immobile da parte di un individuo. A seguito di una denuncia, il Giudice di Pace disponeva il sequestro preventivo del bene. L’occupante presentava una richiesta di riesame contro il decreto di sequestro, ma il Tribunale la dichiarava inammissibile proprio per difetto di interesse. Secondo il Tribunale, l’occupante, non vantando alcun titolo legale sull’immobile, non avrebbe potuto conseguirne la restituzione nemmeno in caso di annullamento del sequestro. Di conseguenza, l’uomo decideva di ricorrere in Cassazione.

Le Doglianze e l’Interesse a Impugnare del Ricorrente

Il ricorrente basava la sua difesa su tre punti principali:

1. Mancata valutazione del fumus commissi delicti: Sosteneva che il Tribunale avesse omesso di verificare la sussistenza del reato, in particolare riguardo alla validità della querela presentata.
2. Stato di necessità: Affermava che la sua condotta era giustificata da uno stato di necessità abitativa, come risulterebbe da un’informativa dei Carabinieri che attestava una situazione di emergenza abitativa diffusa nella zona.
3. Legittimazione come possessore: Asseriva di essere legittimato all’impugnazione in qualità di ‘possessore’ del bene, avendo occupato l’immobile per oltre un anno senza che fosse stata intentata un’azione di spoglio nei suoi confronti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del concetto di interesse a impugnare.

La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, stabilisce che l’interesse deve essere concreto e attuale. Nel contesto di un sequestro, questo interesse si identifica con la possibilità di ottenere la restituzione del bene a seguito del dissequestro. Nel caso di specie, l’individuo era un occupante sine titulo, ovvero senza alcun diritto legale sull’immobile. Pertanto, anche se il sequestro fosse stato annullato, il bene non sarebbe stato restituito a lui, ma al legittimo proprietario.

Questa assenza di un vantaggio pratico e giuridicamente riconosciuto rende l’impugnazione priva di scopo e, di conseguenza, inammissibile. La Corte ha inoltre chiarito che l’interesse non può essere identificato con il semplice desiderio di ottenere una pronuncia favorevole sull’insussistenza del reato (fumus commissi delicti) in sede cautelare, poiché tale decisione non avrebbe effetti vincolanti nel successivo giudizio di merito.

Infine, è stato rigettato anche l’argomento dello stato di necessità. La Cassazione ha ricordato che tale scriminante può essere invocata solo per far fronte a un pericolo attuale e transitorio di un danno grave alla persona, e non per risolvere in via definitiva una propria esigenza abitativa.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio cardine del nostro sistema processuale: non basta essere coinvolti in un procedimento per avere il diritto di contestarne ogni atto. È necessario dimostrare di avere un interesse qualificato, ovvero la possibilità di ottenere un risultato utile e tangibile dalla propria azione legale. Per chi occupa abusivamente un immobile, questo risultato (la restituzione) è giuridicamente impossibile, il che preclude la possibilità di contestare efficacemente un provvedimento di sequestro. La decisione serve da monito, chiarendo che le vie legali non possono essere utilizzate per tutelare posizioni di fatto prive di qualsiasi fondamento giuridico.

Chi può validamente contestare un sequestro preventivo di un bene?
Può contestare un sequestro preventivo solo chi vanta un interesse concreto e attuale, che corrisponde alla possibilità di ottenere la restituzione del bene come effetto diretto del dissequestro. Chi non ha un titolo legale per pretendere tale restituzione è privo di questo interesse.

L’occupante abusivo di un immobile ha l’interesse a impugnare il sequestro del bene che occupa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’occupante abusivo non ha l’interesse a impugnare il sequestro, perché, anche in caso di accoglimento della sua richiesta, non avrebbe alcun titolo per ottenere la restituzione dell’immobile, che spetterebbe unicamente al legittimo proprietario.

Lo stato di necessità può giustificare l’occupazione permanente di un immobile per risolvere un’esigenza abitativa?
No. La giurisprudenza consolidata afferma che lo stato di necessità può giustificare una condotta illecita solo in relazione a un pericolo attuale e transitorio di un danno grave alla persona. Non può essere invocato per sopperire in via definitiva alla necessità di reperire un alloggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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